La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

20 dicembre 2023

Comunicato | 25 anni di gemellaggio tra Civitavecchia e la città palestinese di Betlemme


L'accordo di gemellaggio tra Civitavecchia e Betlemme, una delle città più importanti per la cristianità è giunto ad un quarto di secolo da quando è stato siglato nel lontato 19 dicembre 1998. 

La nostra città ha dedicata a Betlemme una piazza in zona Pirgo, intitolazione avvenuta in segno di solidarietà in occasione dell'assedio della Basilica della Natività ad opera delle truppe israeliane nel 2002. Nel tempo, le associazioni del territorio hanno a loro volta promosso diverse raccolte di medicinali per i campi profughi palestinesi.

Con rammarico notiamo che tale anniversario non è stato celebrato neanche quest'anno dall'ammirazione comunale, un'occasione persa anche per trasmettere un messaggio di pace dinnanzi alla guerra contro i civili palestinesi che sta scandalizzando il mondo.

 A livello locale, l'unica iniziativa che ha promosso, seppur involontariamente, il legame tra le due città è stata quella che ha visto gli scout Agesci e di Azione Cattolica portare la "luce della pace" dalla città palestinese a Civitavecchia.

Nella Chiesa della Natività a Betlemme, infatti, vi è una lampada ad olio che arde perennemente, alimentata dall’olio donato a turno da tutte le Nazioni cristiane della Terra. Da quella fiamma ne vengono accese altre e vengono diffuse su tutto il pianeta come simbolo di pace.

Comitato 14 Maggio 


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12 dicembre 2023

Civitavecchia tra tarda antichità e Rinascimento: Recensione della conferenza del MANC

In un giovedì pomeriggio decidiamo di partecipare alla conferenza organizzata dal Museo Archeologico Nazionale di Civitavecchia (MANC) riguardante la storia urbanistica della città, dal tardoantico al Rinascimento, alla luce degli scavi nel territorio e degli innumerevoli reperti depositati nei magazzini del MANC che sono ancora sconosciuti ai più. Infatti, ci spiegano gli organizzatori, il museo venne utilizzato in passato dallo Stato come deposito per i reperti archeologici sequestrati, motivo per cui ora si intende renderli accessibili ai visitatori rivalorizzando al contempo spazi museali rimasti chiusi al pubblico, come per esempio il 3° piano. La notizia ci rende molto contenti considerando che il MANC, con la nuova direzione, è diventato un vero e proprio polo culturale per la città, forse tra le pochissime realtà a promuovere l’eredità greco-romana in un panorama culturale cittadino alquanto grigio e privo di spessore. 

La conferenza inizia con la descrizione dei rinvenimenti tombali etruschi risalenti al VIII secolo a.C e ritrovati in occasione dei lavori per la ferrovia. Risalenti al medesimo periodo, in zona Piazza Vittorio Emanuele, invece, sono stati rinvenuti oggetti in ceramica di uso comune il che fa pensare che il luogo fosse già una zona di frequentazione da parte degli etruschi diversamente dall’attuale tracciato ferroviario che fungeva da zona sepolcrale.

In periodo romano, con la fondazione di Centumcellae, la città vide Via Aurelia passarle a nord, in particolare per l’attuale Parco dei Martiri delle Foibe, via Apollodoro e ponte del diavolo (Quest’ultimo, senza alcuna certezza storica, si specula sia stato distrutto dai tedeschi. La cosa non ci sorprende più di tanto considerando che c’è chi ancora attribuisce i bombardamenti, che hanno raso al suolo la città, proprio ai tedeschi). Grazie ai reperti rinvenuti, consistente in capitelli e teste marmoree, ci raccontano i relatori, si pensa che l’antico foro romano di Centumcellae fosse ubicato in corrispondenza dell’attuale Piazza Leandra. Rimaniamo sorpresi sapendo che il foro sorge solitamente all’incontro tra il cardo e il decumano, che nel caso di Centumcellae corrispondono rispettivamente più o meno all’attuale Corso Marconi e Corso Cencelle. Nessun riferimento, invece, per quanto riguarda l’anfiteatro, immancabile in ogni città romana e che di recente è stato riportato alla luce persino a Castrum Novum. Stranamente a Civitavecchia sono in pochissimi che si pongono la domanda di dove fosse collocata tale infrastruttura. 

Vengono descritte, quindi, le prime zone sepolcrali cristiane, che sono state rinvenuti presso la chiesa di San Giovanni in piazza Saffi, ma anche in via Apollodoro e in zona La polveriera. Le indagini archeologiche hanno rilevato che le ville ricche di età romana vennero riutilizzate come chiesette per la sepoltura dei martiri. Nel VI secolo d. C, a dimostrazione delle invasioni barbariche, venne rinvenuta una lapide pagana. Nel VIII – X secolo d. C si registra apparentemente un vuoto di reperti mentre nel IX secolo la città venne evacuata a causa delle incursioni saracene con gli abitanti rifugiatesi sulle colline della Farnesiana dove sarebbe sorta Cencelle, l’unica città costruita dal potere temporale del Papa. In questo arco di tempo, tuttavia, la città vecchia, Civitavecchia per l’appunto, continuò ad essere salvaguardata dallo Stato Pontificio ai fini dell’utilizzo del porto.

Con il ritorno della popolazione, vennero erette nel 1500 le mura di Sangallo periodo in cui per la loro costruzione furono impiegati materiali provenienti dalle antiche abitazioni romane, con corrispondente perdita in termini di eredità archeologiche rinvenuteci.

In età bassa medievale la zona dell’antica via Aurelia si trovava completamente abbandonata e paludata nonché soggetta alla presenza dei briganti. Il ponte del diavolo prenderà il nome proprio in quel periodo ad indicare che la zona non era una molto percorribile. Nel 1600 viene finalmente riutilizzata Via Aurelia come una delle principali strade d’Italia. Successivamente, nel centro urbano, venne distrutta una delle porte d’ingresso alla città, Porta Nuova, sull’attuale Corso Cencelle, per far spazio alla costruzione di abitazioni e al teatro. 

L’incontro, sulla topografica di Civitavecchia nel periodo pre-medievale, medievale e rinascimentale, è stato uno ricco di spunti che richiedeva da parte del pubblico conoscenze storiche del territorio altrimenti non sempre facilmente seguibile. La conferenza, parte di una rassegna denominata #igiovedìdellarcheologia, già alla III edizione, ha rappresentato decisamente un appuntamento importante di divulgazione culturale nonché un'occasione per coltivare la memoria storica della città, motivo per cui avremmo voluto vedere più giovani.

Infine, pur essendo stato menzionato da parte degli organizzatori l’immane danno causato dai bombardamenti anglo-americani, a nostro avviso tale tema avrebbe meritato un approfondimento.

Finito l’incontro ce ne andiamo soddisfatti avendo speso un pomeriggio all'insegna della conoscenza del proprio territorio e dell’eredità dei nostri antenati, condizione imprescindibile per poter continuare a trasmettere a nostra volta. 

Comitato 14 Maggio
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22 novembre 2023

23 novembre, MANC | Civitavecchia tra tarda antichità e rinascimento. Materiali per una topografia urbana


La III edizione della rassegna #igiovedìdellarcheologia inizia con una conferenza di Samuele di Carlo (Università degli Studi della Tuscia - Viterbo) su Civitavecchia tra tardoantico e rinascimento: una rilettura della storia urbanistica della città attraverso l’analisi di fonti documentarie e reperti, sia conservati nei magazzini del MANC che provenienti da scavi effettuati nel territorio urbano.

Giovedì 23 Novembre 2023 alle 17:00 presso la Sala Convegni “Giusi Corrado” della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia!

Per informazioni e prenotazioni:
Museo Archeologico Nazionale di Civitavecchia
Tel. +39 076623604
E-Mail: drm-laz.mucivitavecchia@cultura.gov.it



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24 novembre | Amelia – festa della patrona Santa Fermina 2023


Venerdì 24 novembre ad Amelia si celebrerà la festa di santa Fermina, patrona della città e copatrona della diocesi di Terni-Narni-Amelia. Una celebrazione che è un evento religioso e civile, un incontro tra Amelia e Civitavecchia per rinsaldare il gemellaggio tra le due città nel nome della comune patrona Fermina, giovane martire del III secolo.

Quest’anno la festa di Santa Fermina coincide con il centenario dell’ordinazione sacerdotale del servo di Dio mons. Vincenzo Lojali.

La festa di santa Fermina vuol essere ancor più una occasione di preghiera, per rinnovare con entusiasmo la nostra fede e il nostro impegno coraggioso per vivere un tempo di rinascita materiale e spirituale. L’esempio e la testimonianza nel martirio che santa Fermina ci offre, sia per tutti incoraggiamento a rimanere fedeli al Signore, diventando sempre più testimoni e costruttori di pace e di fraternità”.

Due saranno i principali momenti liturgici del 24 novembre: alle ore 11.00 solenne celebrazione in comunione con la Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia presieduta dal Card. Gualtiero Bassetti con i Vescovi dell’Umbria, mons. Gianrico Ruzza vescovo di Civitavecchia-tarquinia e Porto Santa Rufina con la partecipazione del clero, delle Autorità Marittime e dei pellegrini di Civitavecchia. Alle ore 17.00 nella concattedrale di Amelia solenne pontificale presieduto da mons. Francesco Antonio Soddu Vescovo di Terni-Narni-Amelia, preceduta dalla cerimonia della Offerta dei Ceri da parte dei Sindaci del comprensorio amerino e di Civitavecchia, ceri che saranno accesi con la fiaccola portata dalla staffetta podistica giunta da Civitavecchia.


PROGRAMMA

Venerdì 24 novembre, solennità di Santa Fermina, ore 9 Accoglienza della delegazione dei Pellegrini di Civitavecchia e ore 10 piazza Lojali accoglienza delle autorità civili e militari. Ore 11 solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Card. Gualtiero Bassetti con i Vescovi dell’Umbria, mons. Gianrico Ruzza vescovo di Civitavecchia-tarquinia e Porto Santa Rufina con la partecipazione del clero, delle Autorità Marittime e dei pellegrini di Civitavecchia. Al termine proclamazione degli alunni vincitori del “Concorso Santa Fermina” rivolto agli istituti scolastici di Amelia.

Ore 17.00 Cattedrale Pesatura e Offerta dei Ceri da parte dei Sindaci del Comprensorio amerino e di Civitavecchia. I ceri saranno accesi con la fiaccola portata dalla Staffetta podistica giunta da Civitavecchia e a seguire solenne pontificale presieduto da mons. Francesco Antonio Soddu Vescovo di Terni-Narni-Amelia. I canti liturgici verranno eseguiti dalla Cappella Musicale del Duomo e dai Cori della Vicaria di Amelia-Valle Teverina.

La celebrazione sarà trasmessa sul canale Youtube della basilica concattedrale di Santa Fermina e dal canale Facebook della diocesi di Terni-Narni-Amelia.


SANTA FERMINA 

Di origini romane, Fermina si convertì giovanissima al Cristianesimo, con impegno ed entusiasmo si consacrò all’apostolato, convertendo tantissime persone, sollecitata da una fede fervida e operosa. Secondo la sua passio, che non è anteriore al sec. VI, Fermina era una vergine romana figlia dello stesso praefectus urbis, Calpurnio. Da Roma la famiglia si trasferì a Civitavecchia e quindi ad Amelia. La giovane Fermina qui visse una vita eremitica, rivolgendo ai fedeli parole di conforto esortandoli coraggiosamente alla fede e all’amore.

Un consularis Olimpiade, che aveva tentato di sedurla, fu da lei convertito e diede poi la vita per la fede. Fermina seppellì il martire in un suo fondo detto Agulianus a circa otto miglia da Amelia il 1° dicembre.

Denunciata come cristiana, Fermina fu arrestata e condotta davanti al giudice Megezio il quale, nemico acerrimo dei cristiani, la sottopose a minacce e tormenti più spietati che non spezzarono però il suo coraggioso rifiuto di rinnegare la fede cristiana. Più tardi anche lei subì il martirio. Era il 24 novembre del 304 d. C quando la giovane Fermina fu martirizzata dal Prefetto romano di Amelia, Magenzio. Dopo numerosi tormenti, appesa con i capelli alla colonna (la tradizione vuole che sia quella posta all’ingresso del Duomo), mentre veniva torturata con le fiamme, Fermina morì pregando il Signore per sé e per i suoi persecutori. Molti vedendola morire in quel modo si convertirono al Vangelo. I resti del prezioso corpo vennero segretamente sepolti con grande venerazione dai Cristiani, fuori le mura di Amelia, e vi restarono occulti per circa sei secoli. Furono ritrovati nell’anno 870 e da allora sono solennemente custoditi nella Cattedrale di Amelia.

Le si attribuiscono numerosi miracoli, uno dei quali avvenne durante la navigazione verso Civitavecchia (allora Centumcellae); una violenta tempesta che infuriava in mare sulle imbarcazioni venne placata dall’intervento miracoloso della vergine Fermina. La santa sostò per un periodo in una grotta del porto, sulla quale è stato successivamente costruito il Forte Michelangelo. Per questo è anche la protettrice dei naviganti.

Dopo oltre 17 secoli, Fermina è un esempio di come amare il Signore, anche in mezzo ai sacrifici, ai problemi, alle difficoltà della vita e, le celebrazioni in suo onore, mostrano, ancora oggi, l’intensa devozione che la popolazione locale da secoli destina alla propria patrona. La festa di Santa Fermina a Civitavecchia si celebra il 28 aprile, giorno in cui giunsero nella città le reliquie donate dalla città di Amelia (28 aprile 1647).


Fonte: Diocesi di Terni, Narni, Amelia

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7 ottobre 2023

7 ottobre 1571 | Vittoria della Battaglia di Lepanto contro l'Impero ottomano

Il 7 ottobre 1571 la flotta della Lega Santa Cristiana, forte di oltre duecento navi da guerra, le galee, e di carico, sconfigge la flotta turca, nei pressi della costa greca, nel Golfo di Corinto.

Il 21 giugno dal porto di Civitavecchia erano partite 12 galee al comando di Marcantonio Colonna. "Sciolsero le vele da Civitavecchia con vento freschissimo di tramontana". Su quelle navi erano imbarcati alcuni frati cappuccini, che per la prima volta attraversavano le vie della piccola cittadina portuale.

Grande narratore di quella battaglia fondamentale per la storia europea fu padre Alberto Guglielmotti che pubblico' nel 1862 il volume "Marcantonio Colonna alla battaglia di Lepanto", facente parte della sua monumentale Storia della Marina pontificia. Su quelle navi erano imbarcati ufficiali e marinai civitavecchiesi come Francesco e Gregorio Andreotti, Filippo Filippetti, Ascanio Fiori, il marinaio Iacometto premiato dal Colonna. Di questi scrive il Guglielmotti e il Calisse cosi' chiosa:
L'onore allora acquistato, e che dagli antenati a tutti i posteri discende, non doveva essere qui taciuto, poiché ne' la memoria se ne deve perdere ne' la riconoscenza.

DA: bollettino N° 8/9 della Società Storica Civitavecchiese (via Osteria della memoria)

La battaglia di Lepanto, nella Galleria delle carte geografiche, Musei Vaticani

La battaglia di Lepanto in un dipinto di Paolo Veronese

La battaglia di Lepanto, autore sconosciuto
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4 ottobre 2023

Comunicato: A quando la riqualficazione di Largo San Francesco d'Assisi?


In occasione del giorno di San Francesco il Comitato 14 Maggio segnala le condizioni in cui si trova l'omonimo largo sul lungomare civitavecchiese, trasformato in uno sfasciacarrozze a cielo aperto. 

Qui giace la statua denominata il "Poverello d'Assisi" raffigurante per l'appunto il Patrono d'Italia. La statua, risalente al 1933 per opera dello scultore di Allumiere Giuseppe Cozzi, è miracolosamente rimasta integra durante i bombardamenti anglo-americani della Seconda Guerra Mondiale, nonostante la quasi completa distruzione della vicina Chiesa dei Santi Martiri Giapponesi. Come per il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, presso Largo 14 Maggio, anche il "Poverello d'Assisi" ha un profondo significato per Civitavecchia, oltre che spiritualmente anche da un punto di vista identitario, essendo rimasta in piedi dopo i ben 86 bombardamenti subiti da Civitavecchia. Attualmente, nonostante la statua si trovi in un'area centrale della città, essa risulta confiscata da una recinzione di 1 metro e mezzo di altezza all'interno della quale erbacce di ogni genere hanno trovato terreno fertile.  A questa deplorevole cornice si aggiunge lo stato in cui giace il Largo di San Francesco D'Assisi, lo ripetiamo, uno sfasciacarrozze a cielo aperto, per di più di fronte alla Chiesa dei Santi Martiri Giapponesi, importantissima non solo perché ogni anno diventa luogo di una cerimonia ufficiale in presenza di rappresentanti dell'Ambasciata del Giappone ma anche per il valore artistico dei suoi dipinti opera del nipponico Luca Hasegawa.

Ci auguriamo che l'amministrazione locale rivolga maggiore attenzione a Largo San Francesco d'Assisi, così come anche ad altre piazze simbolo della città, con progetti di rigenerazione urbana volti a restituire spazi ai pedoni valorizzando al contempo i monumenti e la storia della città. 

Comitato 14 Maggio

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3 ottobre 2023

Roberta Galletta: "Ritroviamo la statua di Nettuno per restituire alla città il suo simbolo!"


Faccio una proposta a chi ha avvertito così tanto  il vuoto lasciato dalla Statua del Bacio alla Marina,  anche se a me personalmente la Marina ora [senza la statua del bacio, ndr] piace di più, perché incornicia perfettamente la Fortezza cinquecentesca che con i nuovi lavori di riqualificazione dell’Autorità Portuale è più bella che mai, da cercare qualcosa che possa riempire questo spazio. 

Argomento la mia proposta .

La città ha bisogno di un simbolo al quale legarsi,  ripeto, il simbolo c’è ed è la Fortezza Giulia, ed è giusto così e allora si potrebbe di realizzare una statua che ricordi quella che esiste a Civitavecchia da oltre duemila anni e che è  ancora molto probabilmente imprigionata nelle acque della Darsena Romana, la statua colossale del Dio Nettuno

Abbiamo ragione di credere che effettivamente ci sia questa importante testimonianza del glorioso passato di Civitavecchia in seguito al  ritrovamento che più di tutti ha incuriosito da sempre gli studiosi locali, ovvero del  braccio bronzeo con tridente di una colossale statua di Nettuno recuperato nelle acque della Darsena Romana nel 1834 e oggi custodito presso i Musei Vaticani.

La statua, secondo le ipotesi più accreditate, proverrebbe da un tempio pagano ubicato, secondo alcuni, all’interno della Darsena Romana e dedicato al dio del mare, ma secondo altri, tra cui lo storico Salvatore Bastianelli, posto sotto l’area dell’antica Chiesa di Santa Maria, ipotesi che sarebbe confermata dall’usanza di costruire edifici di culto cristiani sopra quelli pagani. 

La statua sarebbe quindi poi finita nella Darsena Romana per non chiari motivi e, secondo fonti d’archivio, dopo il recupero del braccio con il tridente avvenuto nel 1834 perché inavvertitamente staccato dalla statua da un puntone con il quale si lavorava per dragare il fondo durante i lavori di spurgo, avrebbe interessato una serie di ricerche avviate per qualche anno senza però dare nessun clamoroso risultato.

Esiste però anche una terza ipotesi di ubicazione della statua in questione e prodotta in base ad una interessante documentazione pittorica già pubblicata nel 1994 nel libro “Civitavecchia nella medaglia pontificia  1508- 1857” di Adelmo Covati, Adolfo Modesti ed Ennio Brunori.

In uno degli affreschi eseguiti da Cesare Nebbia, Paul Brill e Giovanni Guerra tra il 1588 e il 1589 per celebrare le imprese pubbliche di Papa Sisto V e che abbelliscono il Salone Sistino della Biblioteca Vaticana, la statua colossale è infatti posta nella parte finale dell’acquedotto edificato nel 1589 da Papa Sisto V, appena dietro la Darsena Romana nell’area a ridosso dell’attuale Piazza Calamatta, accanto alla monumentale fontana collegata all’acquedotto ed edificata vicino alle antiche mura medievali della Rocca. 

Da qui potrebbe essere finita nello specchio acqueo della Darsena Romana per una serie di circostanze a noi sconosciute, per poi ripresentarsi in parte con il ritrovamento del braccio bronzeo. 

Ma c’è di più. Gli autori sopra citati, mentre pubblicano la foto dell’affresco dove si vede la statua, dando quindi prova di una testimonianza d’epoca dell’esistenza della statua nei pressi della darsena, sostengono però che si riferisca non a Nettuno, come testimoniano il braccio e il tridente rinvenuti, ma probabilmente a Traiano e volutamente collocata alla fine della preziosa opera pubblica per dare valore alla continuità storica tra i fasti imperiali di Roma e le nuove imprese di Sisto V. 

Solo approfonditi sondaggi all’interno della Darsena Romana potranno rivelare a chi sia stata dedicata la statua ma certamente il solo ritrovamento potrebbe già aprire nuovi scenari per la storiografia locale. Nel frattempo, realizzando una copia di una delle due statue da posizionare alla Marina,  Civitavecchia avrebbe ritrovato il suo simbolo, confermato dalla prova tangibile del ritrovamento del braccio colossale.  Simbolo questa volta legato alla sua memoria ritrovata.

La statua di Nettuno, dalla Darsena Romana alla Marina, di Roberta Galletta, pubblicato il 2/10/2014
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2 ottobre 2023

7 ottobre, Civitavecchia | Visite guidate alla Villa di Traiano

 


Agganciandosi alle giornate nazionali dedicate alla valorizzazione dei siti archeologici meno conosciuti il Gruppo Archeologico Romano sezione Civitavecchia apre al pubblico la Villa Pulcherrima sabato 7 ottobre dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, con il benestare della soprintendenza e del vice sindaco Magliani oltre che dei proprietari dell’abitazione dove sono situate le rovine antiche.

«Siamo molto emozionati speravamo di riuscirci. Ringrazio tutti i volontari che grazie alla loro dedizione permettono alla città di riscoprire i suoi tesori» ha dichiarato Barbara De Paoli, responsabile del GAR di Civitavecchia.


Lorenzo Leoncini

via idealnews24

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29 settembre 2023

Il culto dell'Arcangelo Michele a Civitavecchia


"Il Culto Micaelico a Civitavecchia" a firma della dott.ssa Sara Fresi edito dall'Associazione Culturale "la Civetta di Civitavecchia." Un agile libretto al cui interno è argomentata la nascita e la storia del Culto di San Michele, con una particolare attenzione alla Processione devozionale.

In un'ottica di recupero delle radici storiche e tradizionali, l'Associazione "la Civetta di Civitavecchia" decise nel maggio 2016 di aderire all'8° Censimento "I luoghi del Cuore" del Fai, inserendo nel medesimo la "Cappella di San Michele nella Chiesa di Santa Maria dell'Orazione." Ne conseguì un risultato straordinario; ben 11.491 le firme convalidate che consentirono al nostro Luogo di arrivare 1° nel Lazio. Durante quei mesi di raccolta prendemmo atto che molte persone non conoscevano (o, almeno, non ricordavano) l'esistenza della Cappella di San Michele e men che meno le origini del Culto suddetto. Quindi tentammo un approccio con quei cittadini avente l'obiettivo appunto di far conoscere il Luogo dove è conservata la settecentesca statua lignea originale che, dal 1779 ogni 29 settembre, veniva portata in Processione. In quella prima fase è nata una Comunità sensibile alla tematica; nello specifico: Scuole, altre Associazioni, organismi vari e singole persone. In questa seconda fase, “la Civetta di Civitavecchia” ha interamente finanziato la pubblicazione di un testo che affronta le radici del Culto con tanto di proposta finale relativa al recupero di detta, antica Processione.

 Fonte: La Civetta di Civitavecchia



Cogliamo l'occasione per pubblicare anche la famosa preghiera a San Michele Arcangelo, formulata da papa Leone XIII. Di seguito la versione in italiano.

Gloriosissimo Principe della Milizia Celeste, Arcangelo San Michele, difendeteci in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia.
Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio.
Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non potettero trionfare e ormai non v’è più posto per essi nei cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che si chiama lo spirito del mondo, che tende trappole a tutti.
Sì, è caduto sulla terra ed i suoi angeli sono stati respinti con lui.
Ora ecco che, questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia. Trasfiguratosi in angelo di luce, egli nascostamente invase e circuì la terra con tutta l’orda degli spiriti maligni, per distruggere in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per manovrare e rubarvi le anime destinate alla corona della gloria eterna, per trascinarle nell’eterna morte.
Il veleno delle sue perversioni, come un immenso fiume d’immondizia, cola da questo dragone malefico e si trasfonde in uomini di mente e spirito depravato e dal cuore corrotto; egli versa su di loro il suo spirito di menzogna, di empietà e di bestemmia ed invia loro il mortifero alito di lussuria, di tutti i vizi e di tutte le iniquità.
La Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili. Laddove c’è la sede del beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il pastore, si disperda il gregge.
Pertanto, o mai sconfitto Duce, venite incontro al popolo di Dio contro questa irruzione di perversità spirituali e sconfiggetele. Voi siete venerato dalla Santa Chiesa quale suo custode e patrono ed a Voi il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Pregate, dunque, il Dio della pace a tenere schiacciato satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e a danneggiare la Chiesa.
Presentate all’Altissimo, con le Vostre, le nostre preghiere, perché scendano presto su di noi le Sue Divine Misericordie e Voi possiate incatenare il dragone, il serpente antico satana ed incatenarlo negli abissi. Solo così non sedurrà più le anime.


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5 settembre 2023

Santa Marinella – Commemorazione della strage del 7 Settembre 1943 ad opera della RAF


Siamo lieti di annunciare che è stata organizzata dall’amministrazione comunale, la commemorazione istituzionale per l’ottantesimo anniversario del bombardamento e della strage di civili a Santa Marinella del 7 settembre 1943. Giovedì 7 Settembre alle ore 10,30, [n.d. presso il Monumento ai Caduti di via della Libertà] sarà quindi presente il Sindaco, una delegazione dei parenti delle vittime, autorità politiche, civili e militari. A tale proposito cogliamo l’occasione per invitare tutti cittadini, le autorità comunali, i consiglieri e i rappresentanti delle associazioni locali. 

L’anniversario fa riferimento alla strage di civili che seguì al  criminale ed inutile bombardamento di Santa Marinella. Le vittime di quel vile atto terroristico furono ben undici e decine furono i feriti. Nella notte tra il 7 e l’8 settembre del 1943 (con l’Armistizio già firmato) dalle ore 22,00, un attacco aereo della RAF [n.d. Royal Air Force, forze aeree britanniche] – al ritorno del suo viaggio verso l’alto lazio, per liberarsi dei residui del carico assassino – decise di seminare terrore, morte e dolore nella nostra cittadina. Il luogo colpito fu quello della ex scuola elementare Pirgus e delle abitazioni intorno ad essa. Tra le undici vittime la moglie del famoso attore romano Riento, una levatrice di Civitavecchia, Enrico Milani (pastore abruzzese) e Stefano Cavolina.

Dopo qualche anno di ricerca, alla luce delle evidenze portate all’attenzione del Sindaco dal ProComitato 7 Settembre 1943 e dal Centro Studi Aurhelio, è stata finalmente riconosciuta alle vittime, ai sopravvissuti e ai parenti di quest’ultimi, la dignità di una memoria per troppo tempo tenuta nell’oblio.

Per il ProComitato 7 Settembre 1943 e Centro Studi Aurhelio

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29 luglio 2023

Le Sette Chiese di Civitavecchia | La Memoria Ritrovata-Viaggio alla scoperta della Storia di Civitavecchia

La Memoria Ritrovata-Viaggio alla scoperta della Storia di Civitavecchia, della divulgatrice storia Roberta Galletta, torna con un percorso per  conoscenza la Bellezza dell'Arte che <<da forma e sostanza alla Fede, strumento attraverso il quale crediamo in Dio e riusciamo a superare la paura della morte>>.

"Le Sette Chiese di Civitavecchia. L'arte nella Casa del Signore" sarà un viaggio per scoprire la Storia e le opere d'Arte dentro le sette Chiese del Centro Cittadino della nostra Città, dalla più antica alla più antica che non c'è più, passando cronologicamente per le più moderne, dall'interno all'esterno della Città:

Chiesa di Santa Maria delle Grazie  e della Stella

Chiesa di San Giovanni

Chiesa di Santa Maria dell'Orazione e Morte

Chiesa Cattedrale di San Francesco

Chiesa di Sant'Antonio, Santuario della Santissima Concezione

Chiesa dei Santi Martiri Giapponesi

Spazio vuoto della Chiesa Matrice e Templare di Santa Maria   


Venite a scoprirlo, insieme alla Bellezza della Storia e dell'arte  ogni domenica dalle 21.00 alle 22.30, dal 30 Luglio 2023 al 10 Settembre 2023.


Ingresso libero e gratuito.




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23 giugno 2023

Simbolismo e usanze del solstizio d'estate | giugno 2023


Nell’Odissea, Omero ci parla dell’antro di Itaca in cui si aprono due porte: “l’una volta, a Borea, è la discesa degli uomini, l’altra, invece, volta a Noto, è per gli dèi, e non la varcano gli uomini, ma è il cammino degli immortali “(XIII, 102,112). L’enigma fu studiato dal neoplatonico Porfirio di Tiro (II sec. d. C.) che, riprendendo l’esegesi di Numenio di Apamea ( II sec. d. C.), vide nella spelonca omerica il simbolo del cosmo che comunica col cielo attraverso due porte: la prima, rivolta a nord verso il Tropico del Cancro – la via della discesa delle anime che giungono all’incarnazione – la seconda riservata al cammino di risalita degli immortali intesi, questi, non come dèi ma come le anime che “sono immortali per essenza” (Porfirio – de antro Nympharum 21/23). Questa seconda era rivolta verso il Tropico del Capricorno. Le porte di Itaca sono il riferimento più perspicuo ai punti solstiziali: estivo ed invernale. Quello estivo cade, per nota dottrina, il 21 giugno con i raggi solari che spiombano a 90° sul Tropico del Cancro. E’ il punto astronomico in cui il sole sembra fermarsi solis statio per poi riprendere il suo moto apparente di regressione a mo’ di gambero o di granchio – così afferma Macrobio (Saturnalia, I, 17/63) – culminando la sosta il 24, festa di San Giovanni Battista, che gli inglesi chiamano “Midsummer day” – giorno di mezza estate. In questo giorno accadono, secondo antiche leggende, fatti straordinari come il transito di forze benefiche, la discesa di miele, acqua celeste, luce. Da questo momento il sole comincia a declinare con conseguente riduzione di luce diurna. E’, questa, la fase del “San Giovanni che piange” contrapposta, per simmetria cronologica, al “San Giovanni che ride” del 27 dicembre – San Giovanni Evangelista – durante il quale il sole riprende la risalita. Molti fenomeni astronomici, suggerisce Giorgio di Santillana, sono innestati a momenti di attività agresti che hanno modellato usi e costumi e culture antiche. Dopo l’esplosione della “verde” energia primaverile, avviene il miracolo della maturazione dei frutti e delle mèssi. La spiga del grano ne è il simbolo più sacralmente significativo, riunendo in sé due aspetti di straordinaria semantica: quello solare della torrida doratura esterna e quello lunare della farina che nasce dal tormento della molitura. Fiorisce la felce maschio che in Germania è detta “Walpurgiskraut” perché si crede che nella notte magica di Valpurga del 24 giugno-descritta da Goethe (Faust. I notte di Valpurga/ Il Notte di Valpurga classica) e musicata da F. Mendelssohn-Bartholdy in forma di balletto, le streghe si servono di questo arbusto per rendersi invisibili. Fiorisce l’iperico, una delle tante “erbe di san Giovanni” che, oltre a fornire essenze liquorose tipiche del distillato “Alpestre”, protegge dai satanelli e dagli spiriti dell’aria e che, secondo Dioscoride Pedanio, guarisce dai morsi dei serpenti e dall’epilessia. E poi si celebra l’aglio – allium sativum – di cui ricordiamo la filastrocca ”Aglie e fravaglie / fattura che non quaglie. Corne e bicorne / capo alice e capa d’aglio…” o anche il proverbio “Per San Zuanne chi non compra l’aglio / per tutto l’anno non avrà guadagno”. Fiorisce l’artemisia, sacra ad Artemide e capace di allontanare demoni e conferire il dono della divinazione. In alcune parti d’Italia si usa farne scivolare, nascostamente, alcune foglie sotto il cuscino d’un malato. Se costui si addormenta la guarigione è vicina. 

Molte son ancora le piante  dedicate al culto solstiziale. Il lauro a cui si riferisce il mito di Apollo e della ninfa Dafne, simbolo di vittoria e di poesia (laurea); la cicoria che una leggenda romena dice essere stata una donna meravigliosa (Donna Floridor) mutata in questa umile composita per il rifiuto di concedersi al sole innamoratosi di lei; il girasole, bussola vegetale che si orienta da est ad ovest e che, sol calando, chiude i petali componendosi come donna che veli il volto con i capelli; la camomilla, la fragola, e poi l’incenso, che richiama il doppio mito della fenice risorgente e di Latona, la madre di Apollo che, prossima a partorire, si accostò a una palma (Phoenix) “Ne cinse il fusto con le braccia e le ginocchia puntò sul soffice prato / Sotto di lel sorrise la terra e il dio balzò alla luce” (Inno omerico ad Apollo, 115/117).

In questa notte “magica”, le popolane romane, nei tempi andati, usavano sciamare sui prati antistanti la basilica del Laterano, ed ivi, consumando lumache cucinate in salsa piccante e annegate in fiumi di vino tosto, si accoccolavano con la parti intime, nude, a contatto dell’erba rugiadosa quale rito propiziatorio per una feconda prole. Una strofetta maliziosa e ariosa cantava: “la notte delle streghe è la più corta / m’ha detto micia micia Agustarella. / Prima che spunta er sole n’antra vorta/ te faccio riassaggia’ la ciumachella”. Innumerevoli sono le celebrazioni folcloriche e religiose in onore di S. Giovanni Battista. Ne ricordiamo una molto spettacolare che si svolge dal 17 al 24 a Ciutadella de Menorca, nelle baleari, ove, dopo processioni, cortei, sacre rappresentazioni e fanfare, officiata la santa Messa nel santuario del patrono, prende il via, lungo le strade addobbate, il vorticoso carosello equestre con esecuzione di giochi medievali e acrobazie. Ma il solstizio d’estate non investe, col suo simbolismo, solo il mondo vegetale o la scenografia delle usanze, ma informa di sé anche il mondo musicale. Abbiamo detto di Goethe e del suo “Faust” la cul “Notte di Valpurga” fu musicato da Mendelssohn. Vogliamo ricordare anche un’altra famosa composizione, quella “Notte sul Monte Calvo” di M. Mussorgskij, il cui titolo originale, bisogna sapere, era “La Notte di San Giovanni sul Monte Calvo”, con testo letterario di N. Gogol, rimasta in fase di abbozzo e rielaboratae compoletata da Rimskij Korsakov. Vi si descrive, con straordinari impasti timbrici e orchestrali, il sabba infernale di streghe e di satanassi che danzano sul monte Calvo, nei pressi di Kiev. “Suoni sotterranei” – dice il primo abbozzo, in attesa del dio Chernobog. Al culmine dell’orgia si ode, lontano, il rintocco d’una campanella con il flauto che si espande in una dolcissima melodia: sparisce il vortice demoniaco mentre l’alba annuncia un sole vittorioso. Il solstizio estivo fu, inoltre, misura e riferimento agli Egizii per la costruzione delle piramidi e dei colossi di Memnone, agli Incas per la porta solare di Cuzco, agli antichi celti per il cerchio di Stonehenge, agli etruschi di Cerveteri per calibrare un pertugio nella tomba Regolini-Galassi da dove – così racconta il compianto Pasquale Cotzia (Corriere del litorale – anno XXX-maggio/giugno 2001. pag. 13), nel giorno solstiziale, un raggio entra ad illuminare l’ipogeo; all’imperatore svevo Federico II per l’ottagonale Castel del Monte. Proprio nel periodo del solstizio estivo, l’astronomo e matematico Eratostene di Cirene (275-195 a. C.) calcolando l’angolo delle ombre tra Syene (odierna Assuan) ed Alessandria, riuscì a stabilire la circonferenza della terra in 250.000 stadii pari a circa 36.000 Km.

Noi, intanto, restiamo in attesa di vedere, come ci dicono i Sardi, nel giorno 24, il sole saltare tre volte sul mare, al tramonto, come per tre volte rimbalzò la testa del Battista appena spiccata dal busto, mentre sul tropico del Cancro, “la terra perde ombra” (Purg. XXX,89) perché “…cardine summo, stat librata dies… tam brevis in medium radiis com pellitur umbra”, e cioè: sta librato al sommo il giorno … e l’ombra è ristretta al centro dei suoi raggi (Lucano-Farsaglia IX,528/531).

Luciano Pranzetti 


(via aurhelio.it)


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19 maggio 2023

Conferenze in memoria del 14 maggio '43 | 80° anniversario dei bombardamenti alleati



20.05.2023, presso la Rocca medievale nel porto storico di Civitavecchia, serie di conferenze organizzate dal Fondo Ranalli, con il patrocinio e il supporto del Comune di Civitavecchia, dell'Autorità Portuale, del Ministero per i Beni Culturali e della Fondazione Ca. Ri. Civ. 

17:00 - "Un giovane arrivato a Civitavecchia in piena ricostruzione", prof. Giorgio Vercesi

18:00 -  “Il volto sfigurato di Civitavecchia”, dott.ssa Roberta Galletta

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18 maggio 2023

Le attività commerciali a Civitavecchia fino al '43 | 80° anniversario dei bombardamenti alleati

 

Corso Umberto I, nota anche come la Prima Strada, oggi Corso Marconi

Continua la serie di incontri in occasione degli 80 anni dal 1° bombardamento su Civitavecchia, organizzati dal Fondo Ranalli, con il patrocinio e il supporto del Comune di Civitavecchia, dell'Autorità Portuale, del Ministero per i Beni Culturali e della Fondazione Ca. Ri. Civ. 

Il 18 maggio, alle ore 17, all'interno della Rocca medievale al Porto Storico di Civitavecchia., Pietro Mancini sosterrà la conferenza: Attività commerciali ed industriali a Civitavecchia fino al 14 maggio 1943.


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17 maggio 2023

Serie di conferenze dedicate a Civitavecchia ante e post-'43 | 80° anniversario dei bombardamenti alleati

 


In occasione degli 80 anni trascorsi dal primo bombardamento ad opera degli anglo americani su Civitavecchia avvenuto il 14 Maggio 1943 il Fondo Ranalli, con il patrocinio e il supporto del Comune di Civitavecchia, dell'Autorità Portuale, del Ministero per i Beni Culturali e della Fondazione Ca. Ri. Civ. organizza il 17 maggio una serie di conferenze  all'interno della Rocca Medievale al Porto Storico di Civitavecchia.

17:00 Esibizione: Associazione “Il Timone” (scalinata di Porta Livorno)

17:30 Conferenza: “Intervento di valorizzazione del Complesso Monumentale dell’Antica Rocca”. arch. Enza Evangelista

18:00 Conferenza: “Monumenti di Civitavecchia, il Pirgo”, Marina Ferrari

18:30 Conferenza: “Anni 30 e 40 nella Civitavecchia del XX secolo”, dott.ssa Roberta Galletta

19:00 Conferenza: “Dal bombardamento allo sfollamento”, prof. Mario Camilletti



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16 maggio 2023

Testimonianze, letture e proiezione | 80° anniversario dei bombardamenti alleati



In occasione degli 80 anni trascorsi dal primo bombardamento ad opera degli anglo americani su Civitavecchia avvenuto il 14 Maggio 1943 il Fondo Ranalli, con il patrocinio e il supporto del Comune di Civitavecchia, dell'Autorità Portuale, del Ministero per i Beni Culturali e della Fondazione Ca. Ri. Civ. organizza una serie di eventi, con convegni, mostre, proiezioni e racconti che si svolgeranno all'interno della Rocca Medievale al Porto Storico di Civitavecchia.


16 Maggio 2023


17:00 - Testimonianze: a cura di Pietro Mancini

17:30 - Lettura: “Gente dell’aria”, dott. Carlo Alberto Falzetti

18:00 - Testimonianze: “Memorie familiari” omaggio al Corpo dei Vigili del Fuoco, Giuseppe Bellu

18:30 - proiezione: “Una città di sfollati”, Giovanni Massarelli

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15 maggio 2023

Commemorazione delle vittime civili dei bombardamenti alleati su Civitavecchia 14/05/1943 - 14/05/2023 | Comunicato

Come ogni anno il Comitato 14 Maggio ha portato un omaggio alla memoria delle vittime civili dei bombardamenti alleati presso la Lapide monumentale in Largo Caduti 14 Maggio, nell'ambito della cerimonia commemorativa affianco alle autorità civili, militari ed ecclesiastiche locali. Il 14 maggio '43 ebbe inizio il primo della lunga serie di 86 bombardamenti a tappeto su Civitavecchia che colpirono oltre al porto l'intera infrastruttura civile e le abitazioni lasciando alle spalle centinaia di vittime, migliaia di sfollati è una città per il 90% rasa al suolo. Ricordare questa data significa non dimenticare le sofferenze dei civili che perirono sotto le bombe cultivando il legame intergenerazionale e prendendo conscienza dell'inestimabile patrimonio architettonico distrutto dalle bombe, testimonianza del genio e dei canoni di bellezza dei nostri avi. 


Il Direttivo del Comitato 14 Maggio








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14 maggio 2023

14 maggio 1943 - 2023 | Bombardamento di Civitavecchia da parte degli anglo-americani

 
Venerdì 14 Maggio 1943. 
In quel giorno di maggio, mentre la città intorpidita ed assonnata da una calura quasi estiva, riprendeva lentamente, le attività pomeridiane, 48 fortezze volanti americane, provenienti dalla Tunisia, in tre ondate successive, effettuarono un tragico bombardamento aereo che rase al suolo Civitavecchia e che uccise migliaia di persone inermi.   

Alle ore 15,15 - 15,20, volando controsole e molto bassi sul mare, gli aerei alleati arrivarono a Civitavecchia da Ovest. In vista della costa, i caccia di scorta precedettero i bombardieri e, virando sopra Borgo Odescalchi, presero di filata la fascia costiera.  

Nel frattempo sulla città da una quota di 20 angeli (20.000 piedi - 6.000 metri) (De Simone 1993), erano state scaricate, senza preavviso ed allarme, centinaia di bombe ad alto potenziale esplosivo che provocarono morte e distruzione. 

 Alle ore 15,40, a missione compiuta, gli aerei, senza aver subito perdite (la contraerea non aveva sparato neanche un colpo) si allontanarono per ritornare alla lontana base africana.

I sopravisuti, con la faccia annerita dalle esplosioni e con i vestiti imbiancati dalla polvere finissima dei calcinacci, come pallide ombre, vagavano disperati tra i cadaveri straziati, tra il fumo acre e soffocante degli incendi e il rumore sinistro dei fabbricati che crollavano, alla ricerca di parenti e amici dispersi. Quanti furono i morti? Nessuno lo potrà mai dire con certezza, troppi corpi rimasero per sempre sepolti sotto le macerie e nelle navi affondate; gli elenchi dei militari andarono inoltre dispersi, sia a causa delle esplosioni, sia per la comprensibile confusione che seguì il bombardamento.  

Il bombardamento su Civitavecchia, vicinissima a Roma, oltre che perseguire fini militari instaurò una strategia del terrore che aveva come scopo di impaurire la popolazione nel tentativo di destabilizzare il governo di Mussolini. 

Il 17 maggio 1943, cioè tre giorni dopo, aerei americani lanciarono su Roma tonnellate di manifestini che minacciavano a chiare note di bombardare le città finche gli italiani sarebbero rimasti alleati della Germania (De Simone 1993, 47)


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26 marzo 2023

28 marzo, Civitavecchia | Presentazione " Viaggio nella Turscia", la ferrovia Civitavecchia - Orte nei documenti d'epoca

 

Si svolgerà martedì 28 marzo, alle 17.30, presso la sala conferenze della Fondazione Cariciv,  in Via Risorgimento, 8/12, la presentazione del libro “Viaggio nella tuscia”, scritto da Pietro Mancini. L’opera parla, anche con immagini suggestive e rare da trovare, della ferrovia Civitavecchia-Orte nei documenti e negli articoli dei giornali d’epoca.




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19 febbraio 2023

Sul significato delle feste carnevalesche


A proposito di una «teoria della festa» formulata da un sociologo, abbiamo segnalato [Si veda «Etudes Traditionnelles», aprile 1940, p. 169] che tale teoria aveva, fra gli altri difetti, quello di voler ridurre tutte le feste a un solo tipo, costituito da quelle che si possono chiamare feste «carnevalesche», espressione che ci pare abbastanza chiara per essere facilmente compresa da tutti, poiché il carnevale rappresenta effettivamente ciò che ne rimane ancor oggi in Occidente; e dicevamo allora che si pongono, a proposito di questo genere di feste, delle questioni che meritano un esame più approfondito. Infatti, l’impressione che se ne trae è sempre, anzitutto, un’impressione di «disordine» nel senso più completo della parola; come mai quindi si constata la loro esistenza, non solo in un’epoca come la nostra, in cui si potrebbe in fondo, se non avessero un’origine così remota, considerarle semplicemente come una delle numerose manifestazioni dello squilibrio generale, ma anche, e persino con uno sviluppo molto maggiore, in civiltà tradizionali con le quali a prima vista esse sembrano incompatibili?

Non è inutile citare qui alcuni esempi precisi, e menzioneremo anzitutto, a questo riguardo, certe feste di carattere veramente strano che si celebravano nel Medioevo: la «festa dell’asino” in cui quest’animale, il cui simbolismo propriamente «satanico” è assai noto in tutte le tradizioni [Sarebbe un errore voler opporre a questo il ruolo svolto dall’asino nella tradizione evangelica, poiché, in realtà, il bue e l’asino, posti ai due lati opposti della mangiatoia alla nascita di Cristo, simboleggiano rispettivamente l’insieme delle forze benefiche e quello delle forze malefiche; si ritrovano d’altronde nella crocifissione, sotto forma del buono e del cattivo ladrone. Quanto poi a Cristo sulla groppa di un asino, al suo ingresso in Gerusalemme, egli rappresenta il trionfo sulle forze malefiche, trionfo la cui realizzazione costituisce propriamente la «redenzione»], veniva introdotto addirittura nel coro della chiesa, ove occupava il posto d’onore e riceveva i più straordinari segni di venerazione; e la «festa dei folli», in cui il basso clero si abbandonava agli atti più sconvenienti, parodiando al tempo stesso la gerarchia ecclesiastica e la liturgia medesima [Questi «folli» portavano d’altronde un copricapo a lunghe orecchie, manfestamente destinato a evocare l’idea di una testa d’asino, e questo particolare non è il meno significativo dal punto di vista in cui ci poniamo].

Com’è possibile spiegare che cose simili, il cui carattere più evidente è incontestabilmente quello parodistico o addirittura sacrilego [L’autore della teoria alla quale abbiamo alluso non ha difficoltà a riconoscervi la parodia e il sacrilegio, ma, riferendoli alla sua concezione della «festa» in generale, pretende di farne degli elementi caratteristici del «sacro» medesimo, il che non solo è un paradosso piuttosto esagerato, ma, bisogna dirlo chiaramente, una pura e semplice contraddizione] abbiano potuto, in un’epoca come quella, non solo essere tollerate, ma persino ammesse più o meno ufficialmente?

Menzioneremo anche i saturnali degli antichi Romani, da cui il carnevale moderno sembra d’altronde trarre origine direttamente, per quanto non ne sia più, a dire il vero, che un ricordo assai pallido: durante queste feste, gli schiavi comandavano ai padroni e questi li servivano [Si riscontrano anche, in paesi diversi, casi di feste dello stesso genere in cui si giungeva fino a conferire temporaneamente a uno schiavo o a un criminale le insegne della regalità, con tutto il potere che esse comportano, salvo a condannarli a morte quando la festa era terminata]; si aveva allora l’immagine di un vero «mondo alla rovescia», in cui tutto si faceva contrariamente all’ordine normale [Lo stesso autore parla anche lui, a questo proposito, di «atti alla rovescia», e persino di «ritorno al caos”, il che contiene una parte di verità, ma, per una sbalorditiva confusione di idee, vuole assimilare tale caos all’»età dell’oro»]. Per quanto si pretenda comunemente che ci fosse in queste feste un richiamo dell’»età dell’oro», tale interpretazione è manifestamente falsa, dal momento che non si tratta affatto di una specie di «uguaglianza» che a rigore potrebbe esser considerata una rappresentazione, nella misura in cui lo consentono le presenti condizioni [Vogliamo dire le condizioni del Kali Yuga o dell’»età del ferro» di cui fanno parte tanto l’epoca romana quanto la nostra] dell’indiffereziazione iniziale delle funzioni sociali; si tratta di un rovesciamento dei rapporti gerarchici, il che è completamente diverso, e un tale rovesciamento costituisce, in modo generale, uno dei caratteri più evidenti del «satanismo». Bisogna vedervi dunque piuttosto qualcosa che si riferisce all’aspetto «sinistro» di Saturno, aspetto che non gli appartiene certo in quanto dio dell’»età dell’oro», ma al contrario in quanto egli attualmente è solo il dio decaduto di un’èra trascorsa [Che gli dèi antichi diventino in certo modo dei demòni, è un fatto abbastanza generalmente constatato, e di cui l’atteggiamento dei cristiani nei riguardi degli dèi del «paganesimo» è solo un caso particolare, ma che non sembra esser mai stato spiegato a dovere; non possiamo d’altronde insistere qui su tale punto, che ci condurrebbe fuori tema. Resta inteso che tutto questo va riferito unicamente a certe condizioni cicliche, e perciò non intacca né modifica in nulla il carattere essenziale di questi stessi dèi in quanto simboli non temporali di princìpi di ordine sopra umano, di modo che, accanto a tale aspetto malefico accidentale, l’aspetto benefico sussiste sempre, malgrado tutto, e anche quando è più completamente misconosciuto dalla «gente dell’esterno»; l’interpretazione astrologica di Saturno potrebbe fornire a questo riguardo un esempio chiarissimo].

Si vede da tali esempi che vi è sempre, nelle feste di questo genere, un elemento «sinistro» e anche «satanico», ed è da notare in modo del tutto particolare che proprio questo elemento piace al volgo ed eccita la sua allegria: è infatti qualcosa di molto adatto, anzi più adatto di ogni altra cosa, a dar soddisfazione alle tendenze dell’»uomo decaduto», in quanto queste tendenze lo spingono a sviluppare soprattutto le possibilità meno elevate del suo essere. Ora, proprio in ciò risiede la vera ragione delle feste in questione: si tratta insomma di «canalizzare» in qualche maniera tali tendenze e di renderle il più possibile inoffensive, dandogli l’occasione di manifestarsi, ma solo per periodi brevissimi e in circostanze ben determinate, e assegnando così a questa manifestazione degli stretti limiti che non le è permesso oltrepassare [Ciò è in rapporto con la questione dell’»inquadramento» simbolico, sulla quale ci proponiamo di tornare]. Se infatti queste tendenze non potessero ricevere quel minimo di soddisfazione richiesto dall’attuale stato dell’umanità, rischierebbero, per così dire, di esplodere [Alla fine del Medioevo, quando le feste grottesche di cui abbiamo parlato furono soppresse o caddero in disuso, si produsse un’espansione della stregoneria senza alcuna proporzione con quel che s’era visto nei secoli precedenti; fra questi due fatti esiste un rapporto abbastanza diretto, per quanto in genere inavvertito, il che d’altronde è tanto più sorprendente in quanto vi sono alcune somiglianze abbastanza singolari fra tali feste e il sabba degli stregoni, ove pure tutto si faceva «alla rovescia»], e di estendere i loro effetti all’intera esistenza, sia dell’individuo sia della collettività, provocando un disordine ben altrimenti grave di quello che si produce soltanto per qualche giorno riservato particolarmente a questo scopo. 

Tale disordine è d’altra parte tanto meno temibile in quanto viene quasi «regolarizzato», poiché, da un lato, questi giorni sono come avulsi dal corso normale delle cose, in modo da non esercitare su di esso alcuna influenza apprezzabile, e comunque, dall’altro lato, il fatto che non vi sia niente di imprevisto «normalizza» in qualche modo il disordine stesso e lo integra nell’ordine totale.

Oltre a questa spiegazione generale, perfettamente evidente quando si voglia riflettervi bene, ci sono alcune osservazioni utili da fare, per quanto concerne più in particolare le «mascherate», che svolgono un’importante funzione nel carnevale propriamente detto e in altre feste più o meno simili; e tali osservazioni riconfermeranno quel che abbiamo appena detto. Infatti, le maschere di carnevale sono generalmente orride ed evocano il più delle volte forme animali o demoniache, tanto da essere quasi una sorta di «materializzazione» figurativa di quelle tendenze inferiori, o addirittura «infernali», cui è permesso così di esteriorizzarsi. Del resto, ognuno sceglierà naturalmente fra queste maschere, senza neppure averne una chiara coscienza, quella che meglio gli conviene, cioè quella che rappresenta quanto è più conforme alle sue tendenze, sicché si potrebbe dire che la maschera, che si presume nasconda il vero volto dell’individuo, faccia invece apparire agli occhi di tutti quello che egli porta realmente in se stesso, ma che deve abitualmente dissimulare. È bene notare, perché ne precisa ancor più il carattere, che vi è in questo quasi una parodia del «rovesciamento» che, come abbiamo spiegato altrove [Si veda “L’Esprit est il dans le corps ou le corps dans l’esprit”], si produce a un certo grado dello sviluppo iniziatico; parodia, diciamo, e contraffazione veramente «satanica», perché qui il «rovesciamento» è un’esteriorizzazione, non più della spiritualità, ma, all’opposto, delle possibilità inferiori dell’essere [C’erano anche, in certe civiltà tradizionali, periodi speciali in cui, per ragioni analoghe, si consentiva alle «influenze erranti» di manifestarsi liberamente, prendendo comunque tutte le precauzioni necessarie in un caso simile; queste influenze corrispondono naturalmente, nell’ordine cosmico, a quel che è lo psichismo inferiore nell’essere umano, e di conseguenza, fra la loro manifestazione e quella delle influenze spirituali esiste lo stesso rapporto inverso che esiste fra le due specie di esteriorizzazione appena menzionate; di più, in queste condizioni, non è difficile capire come la mascherata stessa paia raffigurare in qualche modo un’apparizione di «larve» o di spettri maligni].

Per terminare questi brevi cenni, aggiungeremo che, se le feste di questo genere vanno sempre più perdendo importanza e sembrano ormai suscitare a malapena l’interesse della folla, il fatto è che, in un’epoca come la nostra, hanno veramente perduto la loro ragione d’essere [Ciò equivale a dire che esse propriamente non sono più che «superstizioni», nel senso etimologico della parola]: come potrebbe, infatti, esserci ancora il problema di «circoscrivere» il disordine e di rinchiuderlo entro limiti rigorosamente definiti, quando esso è diffuso dappertutto e si manifesta costantemente in tutti gli ambiti in cui si esercita l’attività umana? Così, la scomparsa quasi completa di queste feste, di cui, se ci si limitasse alle apparenze esteriori e da un punto di vista semplicemente “estetico», ci si potrebbe rallegrare per via dell’aspetto “laido” che inevitabilmente assumono, questa scomparsa, diciamo, costituisce al contrario, se si va al fondo delle cose, un sintomo assai poco rassicurante, poiché testimonia che il disordine ha fatto irruzione nell’intero corso dell’esistenza e si è a tal punto generalizzato da far sì che noi viviamo in realtà, si potrebbe dire, in un sinistro «carnevale perpetuo».

René Guenon, SUL SIGNIFICATO DELLE FESTE «CARNEVALESCHE” (da “Simboli della scienza sacra”, cap. 21)
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10 febbraio 2023

10 febbraio - Giorno del Ricordo |Commemorazione presso Parco Martiri delle Foibe, Civitavecchia

Città di Civitavecchia - "Giorno del Ricordo dei Martiti delle Foibe e dell'esodo Istriano, Giuliano e Dalmata"

Parco Martiri delle Foibe - 10 Febbraio 2023 ore 11.00


Comitato 10 Febbraio - Civitavecchia

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30 gennaio 2023

Le cinte murarie a difesa di Civitavecchia

Civitavecchia, nella sua bimillenaria storia, ha visto ergersi in sua difesa diverse cinte murarie. Tale sistema difensivo è  ancora oggi riconoscibile e costituisce un vero e proprio patrimonio che racconta le diverse tappe storiche vissute dalla città. L'arch. Francesco Correnti descrive, attraverso una raffigurazione grafica semplice, le diverse mura  che hanno avvolto Centumcellae prima e Civitas Vetula più tardi.

1) Le "mura romane" vere e proprie non esistono perché non è esistita una città romana: quella che si è formata dietro il porto di Traiano era la trasformazione della villa imperiale (Centumcellae) e delle sue varie parti, con i servizi portuali aggiunti in seguito (bagni pubblici di età severiana ecc.) e le abitazioni sorte via via; divenendo quel centro - la città "romano-bizantina" - che fu al tempo di Gregorio Magno cioè la città con le mura "bizantine" che fu poi conquistata e distrutta dai Saraceni;

2) le "mura castellane" sono quelle, più ristrette, costruite forse già nel tardo medioevo intorno alla "Vecchia Civita" rimasta abbandonata (vedere sempre il mio libro in proposito) e poi lentamente riabitata (senza nessun "ritorno") per via del porto, danneggiato ma pur sempre utilizzabile finché poi restaurato dai primi del '500; certamente le mura "castellane" sono state rinforzate o costruite ex novo con le varie torri e le tre porte fortificate con fossato e ponti levatoi da Pio II Piccolomini nel tardo '400;

3) le "Mura della Porta Antica" il cui andamento, da vari indizi, si può immaginare avendo la posizione della "porta anticha" dalle misurazioni fatte da Antonio da Sangallo il Giovane ai primi del '500, riportate nei suoi disegni oggi agli Uffizi e dal sottoscritto ricostruite sul terreno, cioè sulla mappa della città attuale. Cioè, la "porta anticha" era nella "piazza" XXIV Maggio.

Inutilmente, quando ero a Civitavecchia, proposi di fare dei saggi di scavo per ritrovarne le fondazioni. Ne parlo in "Chome lo papa uole..." e ne ho fatto anche qualche disegno in vedute sul libro. Probabilmente sono di epoca bizantina (vedi appunto il libro);

4) Cinta bastionata: quando attenuatosi  il pericolo saraceno nell’889 fu possibile riprendere il possesso della vecchia Centumcellae, il Papa Stefano VI° ne avviò la ricostruzione incominciando dall’edificazione di una rocca a protezione del porto e soprattutto della sua darsena. Con il tempo intorno a questa Rocca  crebbe un borgo che fu chiamato Civitas Vetula che fu protetto da una cinta muraria che secondo i canoni dell’epoca fu merlata, intervallate da torri ed incernierate ai vertici da 4 torrioni, uno dei quali è ancora visibile all’angolo tra via Colle dell’ulivo e via Dannunzio nella zona di piazza Saffi.  Nei secoli successivi queste mura furono ristrutturate a più riprese dai papi Nicolò V° nel 1447, Callisto III° tra il 1455 e il 1458 , Pio II° tra il 1459 ed 1468 in modo da assolvere al meglio la loro funzione difensiva.

5) Il Progetto di Carlo Fontana prevedeva un ampliamento urbano con ingrandimento delle mura a nord-est ed è visibile nell'incisione degli acquedotti del 1699, una copia della quale, incorniciata e sotto vetro (grande circa 2 metri per 1 metro) ho donato alla Città, consegnandola in Biblioteca con una lettera al sindaco di allora. 

6) Cinta francesi: Sul finire del 1700 la città di Civitavecchia conobbe uno sviluppo  economico conseguente essenzialmente  al potenziamento delle attività portuali (commercio dell’allume e porto franco). Al miglioramento dell’economia  corrispose un notevole incremento della popolazione che raggiunse i 10.000 abitanti e una espansione edilizia che richiese nuovi spazi. Per soddisfare queste esigenze fu occupata inizialmente l’area “dell’opera a corno” posta a difesa della Porta Romana nell’intento di ospitarvi una  comunità ebraica da richiamare da Livorno per dar vigore al commercio cittadino (progetto poi accantonato).   

Per proteggere questa nuova area di  espansione edilizia Papa Pio IX ritenne opportuno far realizzare una cinta muraria per la cui messa in opera ”con minor spesa e più celermente” si resero disponibile le truppe francesi che presidiavano la città agli ordini del  Prefetto Gen. Conte Agostino de Goyon

7) la "Cinta daziaria" era quella costruita dopo l'annessione di Civitavecchia al Regno d'Italia con la presa del 16 settembre 1870, con l'istituzione del dazio sulle merci in entrata o uscita dalla città, che pagavano appunto una tassa;

8) il penitenziario o bagno penale, costruito da Pio IX con progetto dell'arch. Lana e con l'assistenza del comando del Genio francese, terminato nel 1870, era appunto il nuovo e moderno penitenziario, destinato a sostituire i vari luoghi di detenzione e prigioni presenti in città.




Ricostruzione grafica: Francesco Correnti

Fonte: Le antiche fortificazioni di Civitavecchia 


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27 gennaio 2023

Il bilancio delle attività per l'anno 2022


Ci siamo lasciati un nuovo anno alle spalle e come di consueto ci prestiamo a  redigere, seppur con un po di ritardo, il bilancio delle attività da condividere con i nostri membri e simpatizzanti. 

Centrale è rimasta la nostra attenzione intorno all'evento del 14 maggio durante il quale siamo l'unica realtà civica a portare il proprio omaggio alle vittime civili dei bombardamenti alleati in occasione della cerimonia ufficiale in presenza delle alte autorità locali. Ma l'impegno del Comitato va anche nella direzione della divulgazione della memoria cittadina raccontando fatti storici e testimonianze relativamente alle vittime dei bombardamenti. In tal senso abbiamo supportato e promosso giovani ricercatori locali e giornalisti nella raccolta di materiali utili al fine della pubblicazione di articoli sulla vita di chi fu impegnato nella contraerei o di chi vi si trovo a vivere durante i bombardamenti.

In connessione con la coltivazione della memoria storica, l'anno 2022 ci ha visti impegnati anche nella sua difesa. Infatti, una volta con l'installazione da parte dell'amministrazione locale della statua pop-art raffigurante un marinaio americano nell'atto di festeggiare la fine della guerra in seguito alle bombe nucleari sul Giappone, il Comitato si è subito attivano nel promuovere una petizione popolare, volantinaggi, dibattiti nella stampa locale e lettere aperte all'amministrazione locale contro quella che consideriamo un oltraggio alla memoria e al decoro della città e che mina la coesione della comunità locale.

Il 2022 ha visto, inoltre, l'installazione del cartello toponomastico di piazza Betlemme, simbolo dell'amicizia tra Civitavecchia e il popolo palestinese. Il Comitato aveva infatti sollecitato più volte l'amministrazione di ri-collocare il cartello in seguito alla sua deteriorazione a causa degli agenti esogeni e del materiale di bassa qualità.

Infine, in seguito alle sollecitazioni del Comitato sono stati riaperti anche i giardini del Monumento ai Mutilati e agli Invalidi del Lavoro precedentemente chiusi che privava la cittadinanza di uno spazio verde e il monumento in oggetto della funzione di sensibilizzare sul tema delle vittime del lavoro.


7 luglio -  Comunicato stampa per diritto di replica: Rifiutiamo la “resa incondizionata” al kitsch

7 luglio - Comunicato stampa per diritto di replica: La statua pop-art, alibi per la caccia alle streghe

1 luglio -  Comunicato stampa per diritto di replica | Niente è dimenticato per chi custodisce la memoria, quel bacio è inutile.

27 giugno - Petizione popolare per la memoria e il decoro di Civitavecchia

14 maggio - Commemorazione delle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

10 maggio - Ripristinato il cartello di Piazza Betlemme, simbolo dell’amicizia con la Palestina

2 maggio - Riaperti i giardini del Monumento ai Mutilati e agli Invalidi del Lavoro

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