La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

30 dicembre 2021

Il bilancio delle attività del Comitato 14 Maggio per l'anno 2021


Il settimo anno di attività del Comitato 14 Maggio si è appena concluso e come di consueto ci apprestiamo a fare un rapido bilancio.

Il Comitato è riuscito a convincere l'amministrazione locale sull'opportunità di ripristinare la denominazione originaria di “Largo Caduti 14 Maggio” nello spiazzo dinnanzi al Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, dopo che due anni prima è stato tolto il parcheggio che nascondeva l'area monumentale.  L'intento di coltivare la memoria storica relativa alla data del 14 maggio si è tradotto anche in una trasmissione ad hoc con la web  tv locale TalkCity nell'ambito della trasmissione Unitas.

Il Comitato ha continuato ad avanzare nuove proposte all'amministrazione locale protocollando ordini del giorno per l'apertura dei giardini del Monumento ai Mutilati e agli Invalidi del Lavoro, ha invitato le autorità a verificare l'integrità delle bandiere in occasione della Festa del Tricolore e, in occasione del Centenario del Milite Ignoto, ha fatto appello per la rigenerazione del Piazzale degli Eroi. Recentemente il Sindaco, in occasione di un'intervista ad una emittente locale ha confermato l'intento di voler riorganizzare il piazzale degli Eroi, accogliendo le osservazioni del Comitato per una maggiore apertura ai pedoni. 

Anche nel 2021 abbiamo continuato a promuovere la figura dell'Imperatore Traiano, segnalando lo stato di abbandono della Villa dell'Imperatore e inviando all'amministrazione locale linee guida per la valorizzazione della sua figura nell'ambito di un piano di rilancio della vita culturale della città. Tale documento, a nostro avviso, assume un'importanza crescente nel contesto del recente riconoscimento del porto di Civitavecchia come porto "core" a livello UE. 

Il Comitato è stata l'unica associazione del territorio a ricordare l'importante gemellaggio con Betlemme e l'assenza della targa toponomastica dell'omonima piazza dedicata alla città palestinese.  

Inoltre, abbiamo preso posizione contro la scelta di far ritornare la statua del marinaio americano presso il piazzale degli Eventi. A tal proposito, il Comitato ha segnalato il bizzarro etnomasochismo che caratterizza la vita cultura locale, portando ad esempio la targa sull'archetto di piazza Saffi che ricorda la sconfitta e il saccheggio della città  da parte dei Saraceni.

Attraverso i suoi canali il Comitato ha continuato a segnalare gli eventi culturali di spessore nel comprensorio nonché le date più importanti che scandiscono la qualità del tempo.


19 dicembre – Commemorazione del 23° anniversario del gemellaggio con Betlemme

10 novembreComunicato contro il ritorno della statua del marinaio americano presso il Piazzale degli Eventi

13 agostoAppello per la rigenerazione del Piazzale degli Eroi

14 luglioProtocollate le linee Guida per la promozione della figura dell'Imperatore Traiano 

7 giugno - Il Comitato 14 Maggio sostiene l’iniziativa delle associazioni combattentistiche di Civitavecchia volta a conferire la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto

14 maggio – Commemorazione dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

13 maggio - L'area antistante il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti viene "ridenominato Largo Caduti 14 Maggio"

10 maggioTrasmissione sui bombardamenti alleati in partenariato con TalkCity.

9 marzoSegnalazione dello stato di abbandono dei giardini del Monumento ai Mutilati e agli Invalidi del Lavoro situato in via Braccianese Claudia angolo via Isonzo.

27 gennaioAppello per la valorizzazione della Villa di Traiano.

5 gennaio – Invito rivolto all’amministrazione locale a verificare l'integrità delle bandiere posizionale sugli edifici istituzionali, in occasione della Festa del Tricolore.


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19 dicembre 2021

Comunicato: 23° anniversario del gemellaggio tra Civitavecchia e Betlemme

Il gemellaggio tra Civitavecchia con la città santa di Betlemme è giunto al suo 23° anniversario. Un accordo che oltre a impegnare i due Comuni del Mediterraneo nello scambio di buone pratiche nel campo dell’amministrazione locale celebra anche la fratellanza tra i cittadini di Civitavecchia e il popolo palestinese, quest’ultimo martoriato da continui conflitti e occupazioni.

Nel 2002 per celebrare la fine dell'assedio della Basilica della Natività da parte dei soldati israeliani, la città di Civitavecchia ha intitolato una sua piazza, presso il Pirgo, a Betlemme, in presenza del Rappresentante dello Stato della Palestina in Italia, dopo che quattro anni prima venne conferita la cittadinanza onoraria a Yasser Arafat.

Ad oggi con rammarico notiamo che gli scambi tra le amministrazioni delle due città sono inesistenti, mentre la collocazione e il significato di Piazza Betlemme rimane sconosciuta ai più per il semplice fatto che la targa toponomastica, distrutta dagli agenti esogeni, non è più stata ripristinata.

Tale carenza, oltre a rappresenta una manchevolezza delle varie amministrazioni locali succedutesi nel tempo, che priva una piazza regolarmente intitolata del dovuto cartello toponomastico, è una mancanza di rispetto verso la Palestina nei cui confronti, in presenza di alti rappresentanti, abbiamo espresso la nostra solidarietà e vicinanza come città.

Il Comitato 14 Maggio auspica il ripristino al più presto della targa toponomastica e celebrativa di Piazza Betlemme nel rispetto della parola data, della Palestina e dei cittadini di Civitavecchia.

Il direttivo del Comitato 14 Maggio


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16 dicembre 2021

Il simbolo del Natale


Le feste natalizie sono costellate di cerimonie ed usanze di cui non tutti conoscono il significato profondo, l’origine e l’evoluzione
. Alcune di esse derivano da tradizioni pagane cristianizzate. Questa commistione di usanze di ispirazione evangelica con altre precristiane è dovuta alla collocazione calendariale del Natale che, diversamente dalla Pasqua, è errata storicamente. Nel vangelo di Luca si narra soltanto che nel periodo in cui nacque Gesù c’erano a Betlemme dei pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al gregge. Siccome sappiamo che i pastori ebrei partivano per i pascoli all’inizio della primavera, in occasione della loro Pasqua, e tornavano in autunno, è evidente che il Cristo nacque tra la fine di marzo e il primo autunno; tant’è vero che fino alla fine del III secolo il Natale veniva festeggiato, secondo i luoghi, in date differenti: il 28 marzo, il 18 aprile o il 29 maggio.

Nella seconda metà del secolo III si affermò nella Roma pagana il culto del sole, di cui l’astro non era se non una manifestazione sensibile. In suo onore l’imperatore Aureliano aveva istituito una festa al 25 dicembre, il Natalis Solis Invicti, il Natale del Sole Invitto, durante il quale si celebrava il nuovo sole “rinato” dopo il solstizio invernale. Molti cristiani erano attirati da quelle cerimonie spettacolari; sicché la Chiesa romana, preoccupata per la nuova religione che poteva ostacolare la diffusione del cristianesimo più delle persecuzioni, pensò bene di celebrare nello stesso giorno il Natale di Cristo. La festa, già documentata a Roma nei primi decenni del IV secolo, si estese a poco a poco al resto della cristianità.

La coincidenza con il solstizio d’inverno fece sì che molte usanze solstiziali, non incompatibili con il cristianesimo, venissero recepite nella tradizione popolare. D’altronde non si trattava di una sovrapposizione infondata, perché fin dall’Antico Testamento Gesù era preannunciato dai profeti come Luce e Sole. Malachia lo chiamava addirittura “Sole di giustizia”.

Per questi motivi già nei primi secoli l’accostamento del sole al Cristo era abituale, come testimonia Tertulliano: “Altri ritengono che il Dio cristiano sia il sole perché è un fatto notorio che noi preghiamo orientati verso il sole che sorge e nel giorno del sole ci diamo alla gioia, a dire il vero per un motivo del tutto diverso dall’adorazione del sole”.

Collegata a questo simbolismo di luce è l’usanza di adornare l’uscio di casa con piantine come il pungitopo o l’agrifoglio dalle bacche rosse, mentre quella del vischio è una tradizione celtica cristianizzata. La si considerava una pianta donata dagli dei poiché non aveva radici e cresceva come parassita sul ramo di un’altra. Si favoleggiava che spuntasse là dov’era caduta una folgore: simbolo di una discesa della divinità, e dunque di immortalità e di rigenerazione. La natura celeste del vischio, la sua nascita dal Cielo e il legame con i solstizi non potevano non ispirare successivamente ai cristiani il simbolo di Cristo: come la pianticella è ospite di un albero, così il Cristo, si dice, è ospite dell’umanità, un albero che non fu generato nello stesso modo con cui si generano gli uomini. Alla luce delle antiche feste solstiziali si seguivano alcune usanze, come ad esempio quella di accendere fuochi e falò che hanno, si dice, la funzione simbolica di “bruciare” le disgrazie e i peccati dell’anno morente, di purificare, ma anche di ricevere dal sole, composto di fuoco, nuova energia, fertilità e fecondità: sole che altro non è se non il simbolo di Cristo, come si è già detto.

Ma torniamo alla notte di Natale quando, una volta e ancora adesso in qualche famiglia toscana o emiliana, si accendeva dopo la cena di magro un ceppo che rappresenta simbolicamente l’Albero della Vita, il Cristo, dicendo: “Si rallegri il ceppo, domani è il giorno del pane; ogni grazia di Dio entri in questa casa, le donne facciano figlioli, le capre capretti, le pecore agnelletti, abbondino il grano e la farina e si riempia la conca di vino” – “Il giorno del pane”, lo chiamavano: per questo motivo si mangiavano, come oggi d’altronde, dolci a base di farina che hanno nomi diversi secondo le regioni: pangiallo, pane certosino, pandolce, panforte, pampepato e panettone. Perché mai il pan dolce? L’usanza di consumare questo alimento nei periodi solstiziali potrebbe risalire agli antichi Romani, perché Plinio il Vecchio riferisce che alla festa del Natalis Solis Invicti si confezionavano le sacre e antiche frittelle natalizie di farinata. Con l’avvento del cristianesimo si modificò l’interpretazione riferendosi alle parole di Gesù: “lo sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più lame e chi crede in me non avrà più sete; io sono il pane della vita”. Il Pane della Vita s’incarnò proprio a Betlemme, che nell’ebraico Bet Lehem significava Casa del Pane, nome dovuto probabilmente al fatto che proprio in quella cittadina era un immenso granaio, essendo circondata da campi di frumento.

Quanto al ceppo, non è il solo simbolo arboreo natalizio: lo è anche l’abete che fin dall’epoca arcaica tu considerato un albero cosmico che si erge al centro dell’universo e lo nutre. Fu facile ai cristiani del nord assumerlo come simbolo del Cristo. Nei paesi latini l’usanza si diffuse molto tardi, a partire dal 1840, quando la principessa Elena di Maclenburg, che aveva sposato il duca di Orléans, figlio di Luigi Filippo, lo introdusse alle Tuileries suscitando la sorpresa generale della corte. Persino i suoi addobbi sono stati interpretati cristianamente: i lumini simboleggiano la Luce che Gesù dispensa all’umanità, i frutti dorati insieme con i regalini e i dolciumi appesi ai suoi rami o raccolti ai suoi piedi sono rispettivamente il simbolo della Vita spirituale e dell’Amore che Egli ci offre.

Anche l’usanza della tombola nel pomeriggio del Natale ha una derivazione pagana: durante i Saturnali, che precedevano il solstizio e sui quali regnava Saturno, il mitico dio dell’Età dell’Oro, si permetteva eccezionalmente il gioco d’azzardo, proibito nel resto dell’anno: esso era in stretta connessione con la funzione rinnovatrice di Saturno il quale distribuiva le sorti agli uomini per il nuovo anno; sicché la fortuna del giocatore non era dovuta al caso, ma al volere della divinità.

Nella Roma antica, in occasione dell’inizio dell’anno si usava anche donare delle strenae che arcaicamente erano rametti di una pianta propizia che si staccavano da un boschetto sulla via Sacra, consacrato a una dea di origine sabina, Strenia, apportatrice di fortuna e felicità. Poi a poco a poco si chiamarono strenae anche doni di vario genere, come succede ancora oggi.

É invece soltanto cristiana l’usanza del Presepe. Il primo, vivente, con il bue e l’asino nella mangiatoia, risale al 1223 a Greccio, un paese vicino a Rieti: lo ideò san Francesco d’Assisi ispirandosi a una tradizione liturgica sorta nel secolo IX, quando in molti Paesi europei si formarono dall’ufficio quotidiano delle ore i cosiddetti uffici drammatici a rievocare le principali scene evangeliche con brevi dialoghi. Successivamente quei primi esperimenti si ampliarono in strutture più vaste e complesse, sicché il tema della Natività ispirò nel monastero di Benedikburen un vero e proprio dramma al cui centro campeggiava quella del presepe.

Ispirandosi a quelle sacre rappresentazioni Francesco volle rievocare la scena della Natività con un bue e un asino in carne ed ossa. “L’uomo di Dio” scrisse san Bonaventura da Bagnoregio “stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime, traboccante di gioia”. Ancora oggi a Greccio si celebra il presepe vivente da cui sono derivati quelli inanimati. La mangiatoia era vuota ma il cavaliere Giovanni di Greccio, molto legato a Francesco, affermò di avere veduto un bellissimo fanciullino addormentato che il beato Francesco, stringendolo con entrambe le braccia, sembrava destare dal sonno.

Alfredo Cattabiani

Tratto da Avvenire del 2 marzo 2003 (via  Centro Studi Aurhelio)

Foto: trcgiornale.it

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