La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

29 novembre 2021

Una funivia sulla vallata della Fiumaretta per rilanciare il turismo e promuovere Acque Tauri e le Terme di Traiano


C'era una volta il cementificio di Civitavecchia che attingeva la materia prima dalla cava di Sassicari. Il mezzo che trasportava il calcare era molto rapido ed efficiente. Si trattava infatti di una teleferica che è stata in esercizio fino agli anni cinquanta. Di tutto questo, al giorno d'oggi, è rimasta una buona parte dei piloni che sosteneva no le funi per la movimentazione dei carrelli. Sull'altopiano che domina la bella vallata della Fiumaretta ho fotografato tre di questi piloni. Vedendoli ancora ben saldi mi è venuta la balzana idea di proporre una cabinovia che, pressoché sullo stesso percorso, possa trasportare rapidamente gruppi di turisti in vari luoghi di grande interesse. Partendo dall'attuale piazzale della ex centrale della Fiumaretta la prima sosta potrebbe essere un punto intermedio tra l'Aquafelix è il futuro albergo delle Terme (prima o poi potrebbe essere ultimato). Scendendo in questa stazione intermedia, oltre che per recarsi in una delle due possibili mete, si potrebbe, con un servizio di navette tipo Ape o con un trenino, raggiungere le vicine Ficoncella e il sito di Aquae Tauri. La seconda stazione potrebbe essere quella finale delle Terme di Traiano. Se l'hanno fatto a Barcellona solo per raggiungere un belvedere sulla città non vedo perché non si possa realizzare a Civitavecchia dove arrivano milioni di passeggeri allargando così le attuali opportunità turistiche della città.

Francesco Etna

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22 novembre 2021

In memoriam | Padre Gianfranco Maria Chiti


E' stata intitolata a Padre Gianfranco Maria Chiti il piazzale dinnanzi alla Chiesa dei Cappuccini a Civitavecchia. Uomo di grande cultura, integrità morale, fedeltà alla parola data. Di grande fede e devoto alla Madonna, ha svolto un intenso apostolato tra i militari e verso i bisognosi. 
La sua vita si intreccia con la nostra città quando nel 1967 fu nominato comandante del 4º Battaglione Meccanizzato e Corazzato del 1º Reggimento “Granatieri di Sardegna” di stanza a Civitavecchia, caserma Ugo De Carolis.

Fonte: granatieridisardegna

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18 novembre 2021

18 Novembre 1705 nacque Andrea Casali, importante artista di fama internazionale quasi ignoto nella sua città natale, Civitavecchia

Andrea Casali - Il trionfo di Galatea, Kelvingrove Art Gallery and Museum, Glasgow (Scozia).
Il 18 Novembre del 1705 nacque a Civitavecchia Andrea Casali, un importante esponente di calibro internazionale del Rococò che, come molti altri personaggi illustri di Civitavecchia, ne menzioniamo solo l'Imperatore Traiano, è quasi passato inosservato ai più. Che dire, probabilmente se fosse stato l'autore della pseudo-statua detta "resa incondizionata" o "il bacio del mare" che per anni ha infangato la memoria della città allora forse Andrea Casali sarebbe stato ricordato come si deve. Siccome è l'autore "solo" di affreschi raffiguranti la vita di Santi nelle principali basiliche di Roma e Rieti, e di tele narranti la storia romana e della mitologia europea custodite a Madrid, Parigi e Budapest allora si è pensato che forse lo si può pure ignorare. 
Di seguito il curriculum di Andrea Casali così come riportato sul portale Wikipedia.

Andrea Casali (Civitavecchia, 1705 – Roma, 1784) è stato un pittore italiano.
Importante esponente del periodo Rococò, nacque a Civitavecchia nel 1705 e fu allievo di Sebastiano Conca. A Roma nel 1728 ricevette la sua prima commissione importante, dipingendo un ciclo di 32 lunette raffiguranti le storie della vita di San Domenico nel chiostro della Basilica di San Sisto Vecchio, durante il pontificato di Benedetto XIII. In seguito a quest'opera, venne premiato con la nomina a cavaliere dell'Ordine dello Speron d'Oro. Nel 1729 dipinse San Filippo Neri in estasi e due ovali raffiguranti santi francescani nella chiesa di San Gregorio della Divina Pietà. In tale periodo eseguì anche diversi dipinti per alcune chiese di Rieti come i due ovali che rappresentano Santa Giacinta Marescotti e Santa Margherita in Sant'Antonio al Monte. Nel 1736 dipinse per il Palazzo Reale di Madrid due grandi tele con scene di storia romana: "Sofonisba si avvelena" e "la Vestale Tuccia prova la propria innocenza". Negli anni cinquanta del Settecento si dedicò particolarmente al ritratto, alla pittura religiosa ed a quella decorativa. Notevole è il ciclo del 1753 raffigurante le Arti e Bacco e Arianna a Ranston nel Dorset; l'ottagono con scene mitologiche conservato nella Argyll House a Richmond nel Surrey, eseguito dopo il 1758, è considerato uno dei lavori più riusciti. Espose alla Society of Artists e alla Free Society vincendo ben quattro premi tra il 1760 ed il 1766. Negli anni settanta del Settecento, ormai anziano, dipinse tutte le tele nelle cappelle laterali di destra della chiesa della Santissima Trinità degli Spagnoli (Roma), oltre le tre pale d'altare del lato sinistro. Inoltre si dedicò con vivo successo alle tematiche pagane, mitologiche e poetiche. Sue opere sono in musei di tutto il mondo come il Louvre di Parigi, l'Ashmolean Museum di Oxford, il Museo di Belle Arti (Budapest) ecc. ed in importanti collezioni private.

Nonostante alcuni tendono ad avvalorare l'ipotesi, circolante sul web, circa il fatto che Andrea Casali non sia nato a Civitavecchia bensì a Roma, ricordiamo che il maggior numero di fonti attendibili e disponibili sull'artista, che sono risalenti già al primo 800, sono disponibili in inglese avendo lui vissuto per 25 anni in Inghilterra. In tutte queste fonti la città di Civitavecchia è indicata come la città natale, alla quale si aggiungono parte delle poche fonti italiane disponibili.





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15 novembre 2021

Forte Michelangelo, con dettagli inediti, in un dipinto del XVIII secolo

Questo è un dipinto di Gregorio Fidanza, un pittore italiano nato a Collevecchio nel 1754. Formatosi nelle botteghe romane, cominciò ad affermarsi con dipinti ispirati alle marine e scorci di rovine romane ricalcando lo stile di Lorrain e di altri vedutisti. Infatti, per tutta la durata della sua carriera artistica si dedicò alla realizzazione di dipinti che raffigurassero la natura ed i panorami, spesso con ambientazione notturna come nel presente dipinto. Come altri pittori dell'epoca la scena qui ritratta è speculare per il probabile uso della camera ottica per il bozzetto. In questo caso, però, l'opera  è stata deliberatamente invertita dal sottoscritto per trovare la corrispondenza visiva con la realtà. Interessante notare alcuni particolari del Forte, come la copertura conica del torrione e il campanile (di Santa Fermina?) situato posteriormente, che è possibile vedere anche nella famosa incisione di J.T Willmore su disegno di W. Leicht.  Morì a Roma il 10 gennaio del 1823. Fonte dell'immagine da me modificata: Casa d'aste Pandolfini.

Francesco Etna

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10 novembre 2021

Comunicato: La statua del marinaio americano divide la comunità, offende la memoria e deturpa il paesaggio


Il Comitato 14 Maggio esprime la sua delusione alla notizia del ritorno della statua del marinaio americano presso il Piazzale degli Eventi. Consideriamo che tale statua divide la comunità, offende la memoria e deturpa il paesaggio.

La raffigurazione pop-art sullo sfondo del solenne Forte Michelangelo, oltre a rappresentare una caduta nel kitch è uno schiaffo all’inestimabile patrimonio locale che giace in attesa di essere valorizzato. Dopo aver perso gran parte della sua ricchezza architetturale sotto i 87 bombardamenti anglo-americani è totalmente inspiegabile l’insistenza del Comune di far ritornare per la seconda volta, a spese dei contribuenti, tale statua che rappresenta non solo una raffigurazione aliena alla cultura locale ma addirittura che la oltraggia. 

Il Comitato 14 Maggio negli anni ha avanzato al Comune diverse proposte di valorizzazione del territorio come per esempio la riqualificazione del Cimitero Monumentale, la rigenerazione di Largo San Francesco d’Assisi e di Piazzale degli Eroi o ancora che portino anche ad uno stimolo economico nel solco comunque del rispetto dell’identità locale come il progetto di promozione della figura dell’Imperatore Traiano

Chiediamo all’amministrazione locale di ritornare su sui passi e indirizzi la sua attenzione e i fondi dei contribuenti a valorizzare il territorio e le sue ricchezze.

Comitato 14 Maggio


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4 novembre 2021

IV Novembre - Centenario del Milite Ignoto | Cerimonia presso il Monumento ai Caduti


Giovedì 4 Novembre, ricorrenza della Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate e Centenario del Milite Ignoto, appuntamento alle ore 11.30 in piazzale degli Eroi dove si terrà l’Alzabandiera e la deposizione di una Corona al Monumento ai Caduti in presenza delle autorità religiose,  militari e politiche. 


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1 novembre 2021

La festa di Ognissanti | Le differenze di qualità del tempo

Tutti i Santi, quadro di Beato Angelico

Il 1° novembre è lo spartiacque fra un anno agricolo e l’altro. Finita la stagione dei frutti la terra, che ha accolto i semi del frumento destinati a rinascere in primavera, entra nel periodo del letargo: «Per l’Ognissanti siano i grani seminati e i frutti rincasati» consiglia un proverbio.
Per i cristiani si celebrano in questi giorni due feste importanti, Ognissanti e la Commemorazione dei defunti. Ma un tempo, nelle terre abitate dai Celti, che si estendevano dall’Irlanda alla Spagna, dalla Francia all’Italia settentrionale, dalla Pannonia all’Asia Minore, questo periodo di passaggio era il Capo d’anno: lo si chiamava in Irlanda Samuin ed era preceduto dalla notte conosciuta ancor oggi in Scozia come Nos Galan-gaeaf, notte delle Calende d’inverno, durante la quale i morti entravano in comunicazione con i vivi in un generale rimescolamento cosmico, come già si è constatato in altri periodi critici dell’anno.

Era festa grande per i Celti, così come le feste solstiziali di Capodanno lo erano per i Romani, e veniva ancora celebrata all’inizio del medioevo. Per cristianizzarla l’episcopato franco istituì al 1° novembre la festa di Ognissanti alla cui diffusione contribuì soprattutto Alcuino (735-804), l’autorevole consigliere di Carlo Magno. Qualche decennio dopo, l’imperatore Ludovico il Pio, su richiesta di papa Gregorio IV (827-844) ispirato a sua volta dai vescovi locali, la estese a tutto il regno franco. Ma ci vollero ancora parecchi secoli perché il 1° novembre diventasse in tutta la Chiesa d’occidente la festa d’Ognissanti: fu papa Sisto IV a renderla obbligatoria nel 1475.

La tradizione di festeggiare tutti i santi, anche quelli ignoti, non è nata tuttavia in Francia. Fin dalla seconda metà del secolo II in Oriente e del III in Occidente la Chiesa festeggiava ogni anno l’anniversario del dies natalis di ogni martire, ovvero il giorno della sua rinascita in cielo che coincideva, come s’è già spiegato, con la morte. In greco mártyr significava testimone; e il primo dei martiri, il modello, era stato il Cristo stesso, «il testimone fedele», come l’aveva chiamato nell’Apocalisse Giovanni, il quale tuttavia aveva dato il medesimo titolo ad Antipa, ucciso a Pergamo per la sua fede (47). Non era certo una contraddizione poiché il martire che confessa la propria fede nel Cristo fino all’estremo sacrificio diventa una realtà sola con il Crocifisso Risorto e rende al Padre la stessa testimonianza di fedeltà che gli ha reso il Figlio: figlio nel Figlio, nel mistero della comunione celeste. Nei primi secoli si ricordava il martire presso il suo sepolcro con la celebrazione dell’eucaristia. Inizialmente si pregava il Signore per lui, poi si cominciò a pregare suo tramite, a considerarlo cioè intercessore presso Dio, come testimoniano i graffiti romani della Memoria apostolorum che risalgono all’incirca al 260. L’usanza di celebrare ogni martire nel suo dies natalis indusse le Chiese locali a compilare un elenco con la data della morte e il luogo della depositio del corpo, ovvero della morte, come prescriveva san Cipriano, vescovo di Cartagine (morto nel 258) (48): sicché fin dalla metà del secolo III nacquero i primi abbozzi dei calendari cristiani e dei martirologi. La prima depositio martyrum pervenutaci è contenuta nel già ricordato Cronografo Filocaliano (354), così detto perché fu composto da Furio Dionigi Filocalo, artista greco e inventore di caratteri di rara eleganza di cui egli si sarebbe servito più tardi per far scolpire sulle tombe dei martiri le iscrizioni dettate dal suo maestro, papa Damaso. Il Cronografo, che era destinato a un cristiano, come dimostra la dedica (Floreas in Deo, Valentine: possa tu fiorire in Dio, Valentino) contiene nella prima parte un calendario con i fasti romani, seguito dai sette giorni della settimana con le loro proprietà astrologiche; nella seconda, i fasti consolari, il catalogo dei prefetti della città, la descrizione di Roma e infine alcuni testi cristiani fra cui la depositio martyrum con le indicazioni essenziali: per esempio, al terzo giorno dalle Idi di agosto, cioè all’11, si legge Laurenti in Tiburtina, ovvero a Lorenzo sulla via Tiburtina. La riportiamo qui di seguito premettendo tra parentesi la traduzione in date moderne di quelle romane: item depositio martyrum (25 dicembre): VIII Kal. Jan. Natus Christus in Bethleem Judeae. Mense Januario (20 gennaio): XIII Kal. feb. Fabiani in Calisti et Sebastiani in Catacumbas. (21 gennaio): XII Kal. feb. Agnetis in Nomentana. Mense Februario (22 febbraio): VIII Kal. mart. Natale Petri de catedra. Mense Martio (7 marzo): Non. mart. Perpetuae et Felicitatis, Africae. Mense Maio (19 maggio): XIV Kal. jun. Partheni et Calogeri in Calisti, Diocletiano IX et Maximiano VIII cons. (304). Mense Junio (29 giugno): III Kal. Jul. Petri in Catacumbas et Pauli Ostense, Tusco et Basso cons. (258). Mense Julio (10 luglio): VI id. Jul. Felicis et Filippi in Priscillae; et in Jordanorum Martialis, Vitalis, Alexandri; et in Maximi, Silani; hunc Silanum martyrem Novati furati sunt; et in Praetextati, januari. (30 luglio): III Kal. aug. Abdos et Sennes in Pontiani, quod est ad Ursum piliatum. Mense Augusto (6 agosto): VIII id. aug. Xysti in Calisti, et in Praetextati, Agapiti et Felicissimi. (8 agosto): VI id. aug. Secundi, Carpophori, Victorini et Severiani in Albano; et Ostense VII ballistaria, Cyriaci, Largi, Crescentiani, Memmiae, Julianae et Smaragdi. (9 agosto): III id. aug. Laurenti in Tiburtina. (13 agosto): id. aug. Ypoliti in Tiburtina et Pontiani in Calisti. (22 agosto): XI Kal. sept. Timotei, Ostense. (28 agosto): V Kal. sept. Hermetis in Bassillae, Salaria Vetere. Mense Septembre (5 settembre): Non. sept. Aconti in porto, et Nonni et Herculani et Taurini. (9 settembre): V id. sept. Gorgoni in Labicana. (11 settembre): III id. sept. Proti et Jacinti in Bassillae. (14 settembre): XVIII Kal. oct. Cypriani Africae, Romae celebratur in Calisti. (22 settembre): X Kal. oct. Bassillae, Salaria vetere, Diocletiano IX et Maximiano VIII cons. (304). Mense Octobre (14 ottobre): prid. id. oct. Calisti in via Aurelia, miliario III. Mense Novembre (9 novembre): V id. nov. Clementis, Semproniani, Claudi, Nicostrati in comitatum. (29 novembre): III Kal. dec. Saturnini in Trasonis. Mense Decembre (13 dicembre): id. dec. Ariston in Portum.

Il Cronografo contiene anche una depositio episcoporum perché ogni Chiesa locale teneva aggiornato l’elenco dei suoi vescovi per attestare la sua filiazione apostolica e dunque la sua legittimità. Anche per i vescovi era indicato il luogo di sepoltura perché il vescovo in carica potesse visitare alla data fissata la tomba del suo predecessore con una piccola delegazione di chierici e fedeli. Fra i vescovi, a partire dal secolo IV, si cominciò a onorare chi, pur non essendo stato martirizzato, aveva dimostrato di essere testimone del Cristo, ovvero «confessore». Questo termine, originariamente sinonimo di martire, era stato applicato nel secolo III ai cristiani imprigionati, condannati alla prigione perpetua o torturati per la loro fede, che tuttavia erano riusciti a sfuggire alla condanna. Poi fra il secolo IV e il VI assunse il significato di «martire bianco», ovvero di colui che aveva sacrificato la propria vita all’ascesi. Infine con il medioevo sarebbe stato sostituito da quello pagano di santo che in latino – sanctus – significava sacro, degno di religioso rispetto, accetto agli dèi. Era logico che anche i non martiri venissero venerati perché con l’età costantiniana erano tramontate le persecuzioni, e i fedeli avevano cominciato a onorare altre forme di testimonianza evangelica, come quelle dei Padri del deserto, degli asceti, dei fondatori del monachesimo, delle vergini o delle vedove che si erano consacrate al Cristo, e infine dei pastori che meglio avevano testimoniato la loro fede. Sicché a partire dal secolo V si fusero in un unico elenco martiri e confessori: nacquero i primi martirologi che, diversamente dai calendari, la cui funzione era di indicare i fasti locali delle varie Chiese, ordinavano nell’ordine dei giorni tutti i nomi dei santi appartenenti alla Chiesa universale che l’autore riusciva a conoscere. Il più antico pervenutoci è il cosiddetto Martirologio Geronimiano, attribuito erroneamente a san Girolamo. La copia, che risale al 592, fu compilata ad Auxerre, in Francia, ma l’originale, scritto nell’Italia settentrionale e perduto, doveva probabilmente risalire all’incirca alla metà del secolo V. Il Geronimiano aveva ricavato le notizie dal già citato Cronografo Filocaliano, da un martirologio siriaco del 411 (ispirato a sua volta a un martirologio greco redatto a Nicomedia nel 360 all’incirca), dal calendario di Cartagine, anch’esso del secolo V; e altre notizie l’estensore le aveva attinte dalle Chiese dell’Italia settentrionale, della Gallia, della Spagna e della Bretagna. Alla fine del secolo VI san Gregorio Magno ne conosceva l’esistenza perché scriveva a Eulogio, patriarca di Alessandria: «Riuniti in un sol libro, abbiamo i nomi di quasi tutti i martiri, con le loro passioni segnate a ogni giorno, e ogni giorno celebriamo messe in loro onore. In questo volume non è tuttavia indicata la forma della loro passione. Vi è soltanto il nome, il luogo e il giorno della morte» (49). Alla lacuna ovviò il monaco inglese Beda il Venerabile (morto nel 735) che all’inizio del secolo VIII compose un martirologio meno denso di nomi ma con una breve notizia per ciascuno, ricavata dagli acta, dalle Passiones martyrum e dalle successive leggende. Nascevano così i martirologi classici, fra i quali assunse maggiore autorità quello di Usuardo di Saint-Germain (865) che sarebbe stato letto per tutto il medioevo nei capitoli canonicali e nei monasteri, e si sarebbe arricchito via via di altre notizie. Questo testo, collazionato con quello di Beda e con un altro di Adone di Vienna (860), servì per la preparazione del Martirologio romano voluto da Gregorio XIII per mettere ordine nel gran guazzabuglio di date, spesso infondate o in contraddizione fra di loro. La prima edizione del Martirologio romano, che uscì con lettera ufficiale di Gregorio XIII nel 1584, non era tuttavia perfetta. Ne seguirono molte altre rivedute e corrette fino a quella di Benedetto XIV nel 1748 che è servita di base per le ristampe successive con l’aggiunta dei nuovi santi. Se il culto dei singoli martiri e santi risale ai primissimi secoli, a partire dalla fine del secolo IV si sentì in Oriente l’esigenza di celebrare tutti i santi, conosciuti o ignoti, in un’unica festa: la Chiesa siriaca durante il tempo pasquale, la bizantina la domenica successiva alla Pentecoste. A Roma la nascita di quella che sarebbe poi diventata la festa di Ognissanti risale invece al 13 maggio del 610, quando papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon alla Vergine Maria e a tutti i martiri (Sancta Maria ad martyres). Successivamente si tentò di introdurre nella città anche la festa bizantina che cadeva la domenica successiva alla Pentecoste; ma la nuova data durò poco perché un’antica tradizione imponeva ai Romani il solenne digiuno delle Tempora che si concludeva con la veglia domenicale. Con il medioevo la festa franca del 1° novembre istituita nel secolo IX, come s’è detto, si estese a poco a poco dal regno franco agli altri paesi finché papa Sisto IV la rese obbligatoria per tutta la Chiesa occidentale. Ognissanti è considerata nel nuovo calendario liturgico una solennità, cioè fa parte delle feste più rilevanti perché secondo la costituzione Sacrosanctum Concilium del Vaticano II «nell’anniversario dei Santi la Chiesa proclama il mistero pasquale realizzato nei santi che hanno sofferto con Cristo e con Lui sono glorificati». Essi sono coloro che avendo assimilato il «modello» Cristo, avendo offerto la propria vita col martirio «rosso» (i martiri veri e propri) o con il «bianco» (gli asceti), partecipano ontologicamente della natura divina: attraverso la porta stretta della «grande tribolazione», come scrive Giovanni, hanno raggiunto la gioia della comunione, introdotti alla presenza inesprimibile e ineffabile di Dio. Lo contemplano nel suo mistero d’amore di Padre, Figlio e Spirito Santo (50). «Tutti stavano in piedi davanti al trono e all’Agnello,» è scritto nell’Apocalisse «avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani»: simboli di resurrezione, di vittoria sul male e di gloria.

Figli di Dio nel Figlio diventano canali di grazia nel corpo mistico del Redentore dove tutti sono lieti quando un membro è nella gioia e soffrono quand’egli soffre; e dunque, non potendo restare insensibili alle necessità spirituali dei fratelli, intercedono presso il Signore perché la grazia richiesta sia concessa. Tuttavia, come afferma la costituzione conciliare Lumen gentium a proposito della Santa per eccellenza, la Vergine soccorritrice e mediatrice, il ricorso a loro «va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e all’efficacia di Cristo, unico mediatore» (51). Il 1° novembre, che celebra la morte di tutti i santi come giorno della loro «nascita», della loro vittoria, dell’assunzione nella comunione divina, ha cristianizzato il capo d’anno celtico non contraddicendone lo spirito perché, se si paragonano i santi ai chicchi di grano, scesi nella stagione autunnale nella terra per rinascere come piante in primavera, si possono comprendere meglio le parole che il Cristo disse ad Andrea e Filippo: «In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve il Padre lo onorerà» (52).

 Alfredo Cattabiani CALENDARIO Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno.  Rusconi Libri

 Libro di cui consigliamo vivamente la lettura e quindi l’acquisto. Un libro di carta non potrà mai sostituire una lettura su internet. 

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Comitato 10 Febbraio

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Movimento per la Vita - Civitavecchia