La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

23 dicembre 2022

Pastorella di Civitavecchia nel secondo dopoguerra | Rinnovo della comunità e del legame con la tradizione


di Roberta Galletta

La Pastorella di Civitavecchia 

 affonda la sua origine nell’usanza del XIX secolo di rallegrare l’attesa del Natale con musiche suonate per le strade diffusa in tutta Italia e soprattutto nel Lazio.

Questa antica tradizione vanta due testimoni d’eccezione, due artisti che hanno avuto stretti rapporti proprio con Civitavecchia: lo scrittore francese Stendhal, console a Civitavecchia tra il 1831 e il 1842 ed il poeta dialettale romano Giuseppe Gioacchino Belli, vissuto dal 1800 al 1802 in una casa civitavecchiese  nella Quarta Strada, l’attuale via Pietro Manzi in tenera età.

 Il primo racconta nelle sue “Passeggiate Romane” dei pifferai che arrivavano a Roma dagli Abruzzi per cantare per i devoti della Madonna per raccogliere offerte, mentre  il secondo narra in due poesie  in particolare, “Li venticinque novembre” e “La novena de Natale” della presenza a Roma dei “piferari” che, arrivati  dall’Abruzzo e dalla Ciociaria a Roma il giorno di Santa Caterina, il 25 novembre,  si esibivano con un cantante, un suonatore di piffero e uno di zampogna.

A Civitavecchia questi personaggi arrivavano proprio dall’Abruzzo e dalla Ciociaria e giravano in città  suonando davanti alle tante edicole dedicate alla  Madonna all’interno del perimetro del centro storico della città. Quando alla fine del  XIX secolo la presenza degli zampognari e pifferai iniziò a venire meno, molti civitavecchiesi decisero di colmare questo vuoto per non spezzare una tradizione radicata ormai da molti anni.

 Fu così che le prime Pastorelle civitavecchiesi nacquero, mantenendo la tradizione di cantare e suonare musiche natalizie con pifferi, chitarre, triangoli e cembali. In seguito, nonostante l’offesa che i bombardamenti provocarono a Civitavecchia, con il rientro dallo sfollamento dopo le distruzioni del 1943-44, fu proprio attraverso il forte legame con questa tradizione che tra le macerie di quella Civitavecchia spettrale, soprattutto in quella Civitavecchia, grazie ad un gruppo  di civitavecchiesi, tra cui Mario Bartolozzi, Luigi e Cencio Bonamano, Mario Passavanti, Memmo Urbani, Angelo Fazio, Giulio Cesare Gasparini e i giovanissimi Massimo Borghetti, Gaetano Cesaretti e Massimo De Paolis  nacque  nel 1946 “La Tradizionale”, la prima Pastorella della ricostruzione, che riuscì a riportare in vita l’antica e amata tradizione.

Fu così che con  questo atto d’amore numerosi civitavecchiesi poterono sentirsi di nuovo comunità, che riannodava negli anni duri e difficili del dopoguerra  i fili del suo  legame con la città e le sue tradizioni che neanche la violenza delle distruzioni belliche era riuscita a tagliare.

Oggi, a distanza di oltre un secolo, la tradizione continua con tanti gruppi  che si ritrovano tutti insieme la sera del 23 dicembre davanti alla chiesa Cattedrale per suonare e cantare, come gli antichi zampognari e pifferai, accompagnati da flauti, chitarre, pifferi, triangoli e cembali per  le vie della città fino all’alba, rinnovando con amore e devozione una delle tradizioni più care ai civitavecchiesi



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21 dicembre 2022

Il solstizio d'inverno | Il Natale cosmico della natura


Camminando per strada in questi giorni non possiamo che notare quel particolare clima gioioso che, come tutti gli anni, precede il Natale. Sempre più spesso però, nell'immaginario moderno, questa festa è vissuta esclusivamente sotto l’aspetto commerciale e materialistico che essa ha assunto nella nostra società, ponendo inevitabilmente in secondo piano – quando non addirittura portandoci a vivere inconsciamente – il suo vero significato.
Innanzitutto è a nostro avviso necessario partire da ancora più lontano: ossia dal fatto che, con il progressivo allontanamento dell’uomo dalla natura, stiamo diventando sempre più insensibili al suo ciclo e alle sue molteplici manifestazioni. La stragrande maggioranza delle persone, oggigiorno, vive il susseguirsi delle varie stagioni esclusivamente per il fatto che si accorge del cambiamento di temperatura e, qualora sia ancora abituata a farlo, osservando nella natura dei cambiamenti evidenti.

Ma quale nesso si pone dunque in essere tra il mondo naturale con la sua ciclicità e una festa apparentemente legata al costume popolare e alla religione?

Ebbene l’aspetto più rilevante, e tutt'altro che casuale, del Natale è che esso si festeggia in prossimità di un altro avvenimento molto importante, ossia quello del solstizio d’inverno, che cade il 21 dicembre. Il solstizio d’inverno è un avvenimento di particolare rilevanza perché è il giorno più corto dell’anno, durante il quale la Terra si trova nel punto più lontano dal sole nel suo ciclico girare attorno ad esso.

Per tutti i popoli antichi, questo periodo dell’anno riveste un fondamentale aspetto simbolico, di carattere esoterico. Infatti, a partire dal giorno seguente il solstizio, le giornate ricominciano impercettibilmente ad allungarsi, simboleggiando la vittoria del sole sulle tenebre e il ritorno di un periodo di luce, che troverà il suo apice nel solstizio d’estate, giorno più lungo dell’anno.

Durante la notte più lunga dell’anno dunque, quando la luce pare abbia lasciato definitivamente spazio alle tenebre, ecco che anticamente si accendevano dei fuochi per propiziare questa vittoria e rinascita. Tale avvenimento però, non era vissuto esclusivamente come di carattere esteriore, bensì era un momento durante il quale fermarsi a riflettere su di noi e sul nostro agire, facendo della sincera critica introspettiva, seguita poi dalla celebrazione di questa rinascita di luce anche in noi stessi.

La vittoria della luce sulle tenebre sancisce pertanto un ritrovato (e rinnovato) stato dell’essere, che dopo aver affrontato e lasciatosi alle spalle gli aspetti più bui che in esso albergavano, è pronto a rimettersi in cammino verso un mondo luminoso con rinfrancata freschezza.

Con queste poche righe speriamo di aver contribuito in minima parte a tenere vivo il senso e il significato di quello che è forse il momento più significativo dell’anno, con l’augurio che questa consapevolezza cresca e scalzi il materialismo ormai insito ad esso e con la certezza che un uomo che vuole considerare se stesso in sintonia con la natura non può non riconoscerlo.

Un buon solstizio a tutti!

www.azionetradizionale.com
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