La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

28 dicembre 2018

Lavori di restauro ultimati alla Basilica della Natività di Betlemme

Sono stati ultimati i lavori di restauro presso la Basilica della Natività di Betlemme, città con la quale Civitavecchia ha il privilegio di essere gemellata, da ben vent'anni! La Basilica, che sorge sul luogo dove era situata la grotta in cui nacque Gesù, è uno dei luoghi di preghiera più importanti per la cristianità.







 


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20 dicembre 2018

Terremoto nel reatino | Comitato Illica Vive: Casette al gelo, residenti senza elettricità a Fonte del Campo. Servono gruppi elettrogeni


“Per il terzo anno consecutivo il Governo, il commissario, i governatori e i sindaci non sono riusciti a far fronte al  gelo e le bufere di neve, assolutamente prevedibili vista la stagione invernale. I residenti del cratere di Accumoli si trovano in uno stato di emergenza freddo senza che nessuno della filiera governativa a tutti i livelli si sia preoccupato di dotare il territorio di gruppi elettrogeni autonomi. La richiesta era stata fatta dai residenti consapevoli, per esperienza diretta, dei problemi legati al gelo. L’elettricità è saltata pertanto  il riscaldamento non funziona. Anziani, donne e bambini sono costretti a vivere in una condizione da arcipelago gulag. I mezzi di trasporto pubblico questa mattina non sono riusciti a raggiungere le sae di Accumoli, quindi  gli approvvigionamenti alimentari sono impossibili. Sui tetti, piatti, si sta accumulando ingente quantità di neve con il rischio crolli.  Servono squadre di emergenza della Protezione Civile pronte per evitare che accadano altre tragedie . Facciamo appello al presidente Conte, al commissario Farabollini, alla Protezione Civile, al presidente Zingaretti, ai sindaci di costituire una cabina di regia per l’emergenza neve nel cratere e dotare i cittadini di tutti gli strumenti per sopravvivere alla stagione invernale”. È quanto dichiarano Sabrina Fantauzzi, fondatrice del comitato Illica Vive, Robetta Paoloni e Rita Marocchi residenti Sae Accumoli e Fonte del Campo.


Ulteriori Info
Sabrina Fantauzzi
fantauzzistampa@gmail.com | +39 389 1661394
Per un sostegno immediato
Banca Popolare del Lazio Ag. 9 via Po 164 – 00198 Roma
IT 03M0510403209CC0430001900
MODAVI PROTEZIONE CIVILE
CAUSALE : Accumoli emergenza freddo



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20esimo anniversario del gemellaggio tra Civitavecchia e Betlemme

Betlemme

Ieri 19 dicembre 2018, un nuovo anniversario del gemellaggio tra Civitavecchia e la città palestinese di Betlemme è passato nell'indifferenza più totale delle autorità locali. Un gemellaggio che fu siglato nel 1998 in occasione della visita in Italia di Yasser Arafat, durante la quale fu accordata al leader palestinese anche la cittadinanza onoraria. Un patto di amicizia che portò quattro anni più tardi, in occasione della Seconda Intifada e l'occupazione della Basilica della Natività da parte dell'esercito di Tel Aviv, all'intitolazione di una piazzetta proprio in onore a Betlemme. Per l'evento l'allora Rappresentante della Palestina in Italia, Nemer Hammad, dichiarò: << Qui a Civitavecchia  festeggiamo anche la fine dell'assedio della chiesa della Nativita', un momento importante per noi e per voi. Su questo mare che ci unisce, su questo mare che ci dice che apparteniamo alla stessa civilta', ci troviamo uniti nella speranza che, come i tanti che vedo davanti a me, anche i nostri bambini, nati sotto un'occupazione come i loro padri, possano trovare nella loro vita un cammino di pace e di speranza'>>

A distanza di due anni dalla prima denuncia pubblica del Comitato 14 Maggio poco sembra essere cambiato e noi continuiamo ad auspicare, una collaborazione con il sindaco di Betlemme nel campo della valorizzazione del territorio e, segnalandone l'assenza chiediamo il posizionamento di una targa relativa alla piazzetta Betlemme, nei pressi del Pirgo. Una targa che ne indichi il nome e le circostanze in cui venne denominata. Un gesto simbolico di espressione di vicinanza e amicizia verso la cittadina della Palestina. 

Piazzetta Betlemme

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12 dicembre 2018

A Natale ricordati di sostenere l'economia locale


A Natale, sostieni chi nel nostro territorio si da’ da fare nel suo piccolo e va avanti con le proprie forze, evitando di dare per l’ennesima volta i soldi alla solita multinazionale di turno..

Proponiamoci di comprare e consumare (non solo i regali di Natale) da piccoli imprenditori meglio ancora se locali, dal vicino che vende dal catalogo, oppure da quello che fa piccoli oggetti, dall’amica che vende su internet, oppure anche prodotti alimentari possibilmente a chilometri zero, del comprensorio, della nostra regione al massimo delle altre regioni d’Italia.
Sosteniamo le iniziative no-profit, possibilmente informate da una economia sociale. Frequentiamo le strutture associative che sono la linfa della nostra comunità, umana e ideale. Riscopriamo il baratto se necessario, facciamo in modo che i nostri beni, i nostri servizi e i nostri soldi arrivino a gente comune che ne ha bisogno e non alle multinazionali, possibilmente non passando da bancomat e carte di credito.

La nostra attenzione ai consumi quotidiani, sia la risposta a concreta ed efficace agli squali della finanza, grande o piccola che sia. Questa è politica, reale e concreta, sarà il caso di mettercelo in testa.

(via Centro Studi Aurhelio)
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3 dicembre 2018

Concerti Lirici della Filarmonica di Civitavecchia, da Dicembre a Maggio 2019

l concerto del 14 dicembre è il primo dei 4 che l'ensemble orchestrale della Filarmonica di Civitavecchia presenterà al Teatro Nuovo Sala Gassman.

Ogni concerto sarà incentrato su un grande musicista e il 14 dicembre sarà la volta di Antonio Vivaldi con le 4 stagioni .

Ad ogni spettacolo presenziera' il Prof. Ettore Falzetti che guiderà il pubblico all'ascolto attivo e partecipato delle esecuzioni. Un appuntamento imperdibile per gli amanti della musica classica.
Per info e prenotazioni biglietti chiama lo 0766/672382 o il 328/1224154, oppure scrivi a: botteghino@blueintheface.net



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29 novembre 2018

Ricostruzione scenografica della Chiesa templare di Santa Maria



La facciata di quella che era la Chiesa templare di Santa Maria, la più antica e amata di Civitavecchia. Gravemente danneggiata dagli alleati, rasa al suolo dalle autorità nell'immediato dopoguerra. Ricostruzione fatta dall'arch. Francesco Correnti durante l'Amministrazione del sindaco Barbaranelli, nel 1990, nel medesimo luogo dove sorgeva una volta l'antica chiesa. Testimoni raccontano di svariati civitavecchiesi che trovandosi a passare davanti non riuscirono a trattenere le lacrime.

Commento dell'arch. Francesco Correnti:
Quando, il 14 aprile del 1990, è stata inaugurata la ricostruzione scenografica in legno e struttura in tubi Innocenti, nelle stesse dimensioni dell’originale, l’emozione di tutti noi lì presenti era forte. Certo maggiore quella di padre Giovanni De Mattia, ultimo parroco della chiesa “vera”. Quel giorno e in quelli seguenti, effettivamente, molte persone che avevano visto e frequentato la chiesa nell'infanzia (o vi erano stati battezzati) furono profondamente commossi davanti a quella immagine indubbiamente suggestiva. Voglio precisare però che la facciata - nella forma datale dal padre Jean-Baptiste Labat nel 1710 - non l’ho potuta posizionare dov'era l’antica, perché sarebbe capitata sul corso Marconi e davanti al palazzone sorto proprio dov'era la navata della chiesa. Per capirci, la cappella di Santa Ferma, che stava a sinistra della navata come le altre, era più o meno dove oggi inizia la rampa che scende al garage interrato, che occupa i sotterranei della chiesa, ossia i resti più antichi e le sepolture “delle generazioni di civitavecchiesi” (come ricordava padre Diaccini nel 1916).
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3 novembre 2018

4 Novembre | Festa dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate


II 4 novembre è l’anniversario dell’entrata in vigore del cosiddetto armistizio di Villa Giusti del 1918, col quale si fa coincidere convenzionalmente in Italia la fine della Prima guerra mondiale e il raggiungimento dell'Unità Nazionale, nonostante Istria, Fiume e Dalmazia siano rimaste fuori dai confini. L’accordo fu firmato a Padova il giorno prima, il 3 novembre 1918, dall’Impero austro-ungarico.

Alle ore 11, nell'ambito di una cerimonia con l'alzabandiera, le autorità civili e militari faranno la deposizione di una corona presso il Monumento ai Caduti, in Piazza degli Eroi.

Invitiamo tutti a omaggiare la memoria dei Caduti.

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2 novembre 2018

La commemorazione dei defunti | A. Cattabiani, Calendario

Il giorno successivo, 2 novembre, la Chiesa commemora tutti i defunti secondo un’usanza universale che si riscontra in ogni tradizione e non ha mai avuto, se non nell'Occidente moderno, carattere triste e funebre. Vi è però un paese europeo dove la commemorazione assomiglia a una festa familiare durante la quale i morti sembrano confondersi con i vivi. «In Irlanda» scriveva Yeats «il mondo dei morti non è tanto distante da quello dei vivi. Essi sono a volte così prossimi che le cose del mondo paiono soltanto ombre dell’aldilà.» Per questo motivo il luogo dove si riunivano i clans irlandesi era un vecchio cimitero ancora utilizzato oppure fuori servizio, dove si amministrava la giustizia.

Oggi ancora nelle notti di Ognissanti e dei Morti i cimiteri irlandesi sono un mare di lumini, quasi a continuare la tradizione celtica del Samuin quando si aprivano le tombe e i morti si mescolavano ai vivi: il sentimento di vicinanza era tale che ogni vivente – si diceva – poteva scendere con loro nel mondo infero all’unica condizione di rimanervi fino al Samuin successivo.
In quei giorni di freddo autunno i Celti portavano nei cimiteri fiori a profusione – forse secchi, forse coltivati in serre – per alludere all’aldilà come paradiso. Usavano anche accatastare teschi perché si pensava che il morto appartenesse, per un certo tempo, a entrambi i regni: per quanto, nessuno poteva dirlo. «Il che gli consentiva, e consentiva in particolare al suo cranio» spiega Margarethe Riemschneider «di profetare a beneficio dei rimasti in vita. Egli poteva inoltre, se riverito, irradiare su di loro certe energie paradisiache… L’ossario con i suoi teschi accatastati è più che una forma di sepoltura. La vicinanza dei teschi – che non sono necessariamente di antenati noti – è tale, come dice Yeats, che la loro ombra dall’aldilà cade sui vivi.» (53) Si sono ritrovate case di ossa in Bretagna, Boemia e Carinzia, tutti paesi celtici nell’antichità.
Durante la veglia funebre si dipingevano i teschi custoditi nell’ossario e si trascorreva la notte bevendo, suonando e cantando in compagnia dei morti. Un’eco sbiadita di quelle veglie si ritrova oggi nella notte di Halloween in Irlanda e negli Stati Uniti, durante la quale i ragazzi si mascherano da scheletri o fantasmi mimando il ritorno dei trapassati sulla terra, e girano di casa in casa chiedendo piccoli tributi e minacciando se non li ottengono di giocare qualche scherzo che consiste nell’imbrattare di sapone le finestre o nell’impiastricciare le vetrine.

In una diversa area culturale, in Messico, le feste di Todos los Santos, che comprendono anche il giorno dei Morti, riflettono tradizioni azteche non dissimili da quelle celtiche. I cimiteri sembrano un prato fiorito a primavera, non c’è tristezza ma gioia nella rievocazione dei parenti e degli amici. Per la festa si confezionano dolci di pane in forma di teschi e scheletri a significare che dai morti, dai «semi sotterrati» rinasce la vita, ovvero che i morti «ci nutrono».

D’altronde, anche nel nostro paese si mangiano ancora le «ossa dei morti» al 2 novembre: così si chiamano in Sicilia quei dolci di mandorla che le pasticcerie vendono dalla vigilia fino a tutto il 2 novembre. Ma l’usanza non è limitata alla Sicilia: in varie altre regioni, dalla Sardegna all’Umbria, si vendono per l’occasione i dolci dei morti.
Che i morti portano la vita è dunque una credenza anche italiana: d’altronde, nella stessa Sicilia si dice che i defunti, nella notte a loro consacrata, rechino doni ai bambini, come la Befana; le mamme raccontano ai figli che i morti abbandonano in quelle ore magiche le loro dimore e scendono a frotte verso le case dei vivi portando loro regalini.
Anche gli Etruschi credevano che i defunti sedessero accanto a loro sul bordo dei sepolcri partecipando al pasto funebre: nelle necropoli vivi e morti erano sempre gli uni alla presenza degli altri, quasi non esistesse un confine tra i due mondi per un tempo determinato.

Se i Celti festeggiavano i morti al 1° novembre, gli antichi Romani dedicavano loro nove giorni di febbraio, durante il passaggio dall’inverno alla primavera, dal vecchio al nuovo anno; e anche quando le Calende di gennaio s’imposero come unico capo d’anno si continuò a onorare gli antenati durante i Parentalia che duravano dal 13 al 21 febbraio.
Le cerimonie consistevano nella parentatio tumulorum, che indicava un servizio funebre prestato alle tombe. Si offrivano sul sepolcro familiare corone di fiori, viole sparse, farina di farro con un grano di sale, pane inzuppato nel vino: parva petunt Manes, i Mani si contentano di poco, scriveva Ovidio.
Il giorno culminante e finale dei Parentalia erano i Feralia (il 21 febbraio) che anticamente cadevano nell’ultimo quarto di luna.
Secondo Varrone «Feralia deriva da inferi, morti, e ferre, portare, perché in quel giorno si portavano i funerei cibi al sepolcro della famiglia da chi aveva il diritto di farlo» (54). Festo invece faceva derivare il nome da ferio, ovvero «ferire» le vittime; ma questa interpretazione non sembra giustificata da nessun sacrificio ricordato in quel giorno (55).
I parentes erano anche ricordati singolarmente nel loro dies natalis, ovvero nel compleanno. I familiari si radunavano intorno al sepolcro del defunto per offrire libagioni o presentare alimenti ai suoi manes e per partecipare al refrigerium, al banchetto funebre.
Anche i cristiani cominciarono a onorare i loro defunti che seppellivano nelle necropoli costruite lungo le vie consolari: ogni morto aveva un loculo scavato nel tufo, dove nella ricorrenza non della nascita ma della morte, che come s’è spiegato rappresentava il vero dies natalis, gli si offriva una messa. Ai tempi di sant’Ignazio di Antiochia e di san Policarpo, nella seconda metà del secolo I, l’usanza era ormai diffusa. La Chiesa però volle frenare quelli che considerava abusi e stabilì che la messa fosse celebrata soltanto sui sepolcri dei martiri; successivamente, nel secolo IV proibì anche i banchetti funebri forse per distinguere la commemorazione cristiana dalla pagana.
Ma alcune usanze sopravvissero a lungo: Prudenzio, che visse a cavallo fra il secolo IV e il V, ricorda le viole e i fiori che si spargevano sui sepolcri, come le libagioni sulle tombe dei cari.
Talvolta, attraverso fori praticati sui coperchi dei sarcofagi si facevano gocciolare latte e miele oppure unguenti preziosi direttamente sulla salma.
Poi con le scorrerie dei barbari le catacombe, che si trovavano fuori della cinta delle mura aureliane, divennero insicure e si cominciò a tumulare i morti all’interno delle città, nelle chiese e lungo i narteci.
La Commemorazione di tutti i defunti nacque invece più tardi, nel cuore del medioevo, a imitazione dei bizantini che celebravano un Ufficio in suffragio di tutti i morti al sabato prima della domenica di Sessagesima, ovvero l’ottava prima di Pasqua, nel periodo compreso tra la fine di gennaio e quella di febbraio: furono i monasteri benedettini a introdurre questa pratica nella Chiesa latina durante il secolo X.

Pochi decenni dopo, nel 998, sant’ Odilone di Cluny ordinò ai cenobi dipendenti dall’abbazia francese di far risuonare le campane con i tradizionali rintocchi funebri dopo i vespri solenni del 1° novembre, annunciando ai monaci che dovevano celebrare in coro l’Ufficio dei defunti. Il giorno seguente tutti i sacerdoti avrebbero offerto al Signore l’eucaristia «pro requie omnium defunctorum». evidente la preoccupazione di cristianizzare le cerimonie celtiche che probabilmente sopravvivevano ancora nelle zone rurali non del tutto evangelizzate.
Il rito si diffuse a poco a poco nei rituali diocesani e in quelli di altri ordini religiosi fino al Trecento prima che Roma l’accogliesse: l’Anniversarium omnium animarum – così si chiamava appare per la prima volta al 2 novembre nell’Ordo romanus del secolo XIV. In quel giorno non si celebrava il concistoro né si predicava durante la messa. La quale aveva e ha la funzione di impetrare la misericordia per i defunti sottolineando la comunione dei santi che unisce la Chiesa orante e militante a quella penante ed espiante nel purgatorio: corpo mistico dove dimorano i beati del cielo, i «viatori» della terra e le anime purganti.
Oggi, dopo la messa, ci si reca nei cimiteri per adornare le tombe di fiori, soprattutto crisantemi (simboli in Oriente, da dove sono giunti, di solarità e dunque di immortalità), e per ricordare con tutta la famiglia i parenti scomparsi. Ma diversamente dagli antichi, viviamo questa giornata all’insegna della mestizia e consideriamo i cimiteri come luoghi lugubri, da non frequentarsi se non nelle occasioni tristemente necessarie. E invece i camposanti dovrebbero tornare ad essere luoghi familiari e ridenti perché contengono le nostre radici, tutti coloro che ci hanno preceduto trasmettendoci non soltanto la vita ma anche il patrimonio di tradizioni, di cultura e di regole morali su cui è fondata la nostra comunità. Per questo motivo la Commemorazione dei defunti non è soltanto una ricorrenza religiosa o un’occasione per rievocare i nostri defunti, ma una vera festa della città. E giustamente nel 1987 il Comune di Torino ha invitato i cittadini ad adornare con i fiori, che l’amministrazione metteva a disposizione gratuitamente, tutte le tombe e ha mandato nei cimiteri la Banda dei Vigili urbani perché con le sue note gioiose sottolineasse anche la valenza civile della Commemorazione. Infine, per spingere i torinesi a passeggiare nei camposanti al di fuori della ricorrenza, ha distribuito gratuitamente una guida del cimitero monumentale, intitolata significativamente Le nostre radici: così è nata una nuova usanza che si dovrebbe estendere a tutte le città italiane. 

Alfredo Cattabiani

CALENDARIO

Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno

Rusconi Libri

Libro di cui consigliamo vivamente la lettura e quindi l’acquisto. Un libro di carta non potrà mai sostituire una lettura su internet.

(via aurhelio.it)
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17 ottobre 2018

Festival di Cultura Giapponese | dal 18 Ottobre | Tutti gli appuntamenti

In virtù degli stretti legami tra Civitavecchia e Giappone siamo lieti di segnalarvi gli appuntamenti del Festival di Cultura Giapponese nel cui ambito sono previste diverse attività culturali.  










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16 ottobre 2018

Traiano, collante per il dialogo interculturale con la Romania


Traiano come collante e base comune per lo sviluppo di rapporti duraturi tra l'Italia e la Romania nel solco dell'eredità di Roma.

La colonna Traiana illuminata nei colori del tricolore romeno durante la visita di Stato del Presidente della Romania, Klaus Iohannis in Italia.

Perché non promuovere e coltivare un simile dialogo interculturale anche a livello locale?

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13 ottobre 2018

Torre del Marangone | Bastione contro le incursioni piratesche nemiche

Torre del Marangone facente parte di una serie di ben 61 torri costiere del Lazio volute dalla Camera Apostolica per proteggere le coste dalle incursioni piratesche e nemiche, questa in particolare risale al periodo di papa Pio V che ne ordinò la costruzione con la Costitutio de aedifi candis turribus in oris maritimis datata 9 maggio 1567. (Fonte: Movimento Archeoetruria)

Sentinella, sentinella, è camminando lungo i bastioni nel tormento del dubbio proveniente dalle notti calde, è ascoltando i rumori della città quando la città non ti parla, è sorvegliando le dimore degli uomini quando sono una sola macchia scura, è respirando il deserto intorno quando non c’è che vuoto, è sforzandoti di amare senza amare, di credere senza credere, di essere fedele quando non sai più a chi devi essere fedele, è allora che prepari in te la luce della sentinella, luce che talvolta giungerà come una ricompensa e un dono dell’amore.

Antoine de Saint-Exupéry, Citadelle, 1948,
tr. Enzo L.Gaya, Cittadella [edizione ridotta], Borla, Roma, 1978

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29 settembre 2018

Comunicato | Ridiamo centralità al Monumento alle Vittime dei Bombardamenti!

Il 28 settembre si è svolto il Consiglio Comunale nell'ambito del quale è stata discussa anche la mozione promossa dal Comitato 14 Maggio e presentata dalla consigliere Alessandra Ricetti, denominata "Spostamento monumento vittime caduti dei bombardamenti".

La mozione chiedeva e sottolineava la necessità di restituire decoro, centralità e quindi dignità al Monumento alle Vittime dei Bombardamenti mediante il suo spostamento in piazza Santa Maria. La premessa della richiesta era che la collocazione attuale del monumento favorisce in una certa misura la sua marginalizzazione annullando la sua funzione di ricordare una data e degli eventi tragici nella storia della città ovvero i bombardamenti anglo-americani riversatisi a partire dal 14 maggio 1943 sui civili e il patrimonio culturale e architettonico di Civitavecchia. 

Il Comitato 14 Maggio comunica che la mozione in oggetto è stata respinta dagli esponenti della maggioranza del Consiglio comunale con la motivazione principale secondo la quale <<la collocazione fa parte del significato stesso del monumento>> riferendosi al fatto che la maggior parte delle vittime sarebbero state trovate in quella zona. A tal proposito il Comitato 14 Maggio segnala che in realtà il maggior numero di vittime, stando a fonti storiche, furono registrate nel porto. La maggioranza poliica, tuttavia, mediante il consigliere Salvatore Cardinale ha avanzato una controproposta volta a togliere il parcheggio antistante il monumento e migliorare così l’area.

Il Comitato 14 Maggio, pur rammaricandosi della bocciatura della mozione, apprezza l’iniziativa del consigliere Cardinale volta a riqualificare l’area intorno al monumento. Se è vero infatti che la collocazione fa parte del significato stesso del Monumento allora la proposta del consigliere Cardinale assume una ulteriore valenza e urgenza e auspichiamo che venga attuata il prima possibile. A tal riguardo, il Comitato 14 Maggio comunica la disponibilità nell'offrire tutta la sua collaborazione.

Comitato 14 Maggio

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22 settembre 2018

Equinozio d'autunno | E' l'ora della semina


Il caldo e le giornate di Sole lasciano il posto al primo freddo e alle fitte piogge autunnali. La natura cambia aspetto: arriva la stagione della semina, le giornate si abbreviano, il buio cala e il Sole si ritira. Con esso i colori cambiano: non più quelli sfavillanti della primavera o l’intensità di quelli estivi, le foglie si fanno rosse, marroni e di altre mille tonalità, danno un segno distintivo a questo periodo dell’anno. Tra il grigiore della città ed il clima piatto quasi non ci si accorge del cambiamento: basta un’uscita in montagna, dove tutto ha forma originale e originaria, per rendersi conto della diversità tra i vari momenti.

Come il ciclo solare prevede momenti in cui il sole è al suo massimo splendore e si manifesta in tutta la sua forza come nel Solstizio d’Estate, così nel periodo dell’Equinozio esso si ritira lentamente, per poi risplendere e tornare vittorioso nel magico momento del Solstizio d’Inverno. Equinozio: le ore di luce si equivalgono a quelle delle tenebre. E’ in quello d’autunno che le civiltà tradizionali seguivano il ritmo cosmico dettato dal Sole, in analogia con il contadino che getta il seme nel campo che donerà i suoi frutti. Come lui anche l’uomo d’oggi, se capace di seminare bene in sé stesso, vedrà il fiorire di buoni frutti nel periodo adatto. E’ così che si attendeva la nuova “nascita” del Sole, pronto a dare luce nella vittoria del “Natalis Solis Invicti”. L’autunno, in termini cosmici corrisponde al tramonto (Ovest) e, più in generale, all’età nella quale viviamo, denominata Kali-Yuga o età del ferro, “dove predominano l’ingiustizia, la morte e il dolore. In questa fase ‘fa da re’ il potere economico, l’uomo è impegnato esclusivamente alla ricerca del ‘benessere a tutti i costi’, dimenticando il suo rapporto con il divino. (…) La funzione regale, presente e naturale nell’età dell’Oro, ora si è ritirata e non è più manifesta.” [1]

In questo periodo, “ciò che era visibile ora torna a nascondersi e progressivamente si avvicina la stagione oscura e fredda. In questo periodo, non a caso, si celebra la ricorrenza dei morti (…). La luce dell’essere si ritrae dall’esterno, come se vi fosse una lenta morte che avvolge tutta la Natura.” [2]

Ed allora il destino di chi vuole rimanere in piedi è quello di fare luce tra le tenebre, di essere lui stesso luce tra il buio che cala. Non vi è più segno del ritmo solare, nelle città è impossibile vedere un tramonto o un’alba, le stelle non guidano più i navigatori in mezzo al mare e le città sono piene di luci artificiali, come ad esorcizzare la notte.

E’ qui che deve affermarsi l’eroe, armato di spada e fiaccola, la prima per combattere il nemico, l’altra per simboleggiare la veglia durante la notte. In questo momento, più che mai, vige l’ordine: restare in piedi su di un mondo di rovine! L’ora in cui il militante della Tradizione prende su di sé le responsabilità ed è pronto a testimoniare che il principio luminoso è solo sopito, ed è pronto a risplendere. Contro ogni tenebra dello spirito.

[1] Raido, Il mondo della Tradizione, Quaderno n. 1, 1997, Roma
[2] Raido, ibidem

Fonte: Centro Studi Aurhelio (via at.com)
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27 agosto 2018

Un impulso per il futuro turistico di Civitavecchia, svincolato da servitù dannose per la salute


Nel 2025 è prevista l'abolizione del carbon fossile come combustibile nelle centrali elettriche. Ecco perchè occorre già da adesso pensare a tutta l'area a nord del porto come importante polo turistico costituito dall'area naturalistica protetta della Frasca con le annesse aree archeologiche. La parte iniziale della Frasca potrebbe ottenere, non essendo in contrasto paesaggistico, la destinazione d'uso per un campo da golf utilizzando il terreno attualmente brullo a prato e qualche laghetto. In area non di competenza ex ARSIAL, e attualmente utilizzato da un cantiere al servizio di ENEL, potrebbe nascere un resort per i frequentatori del campo da golf e per i turisti. A fianco, più a sud, in area Enel, le due cupole potrebbero benissimo essere adattate a palazzetto del ghiaccio e a palazzetto polifunzionale. Attiguo alle due cupole potrebbe infine sorgere un parco dei divertimenti e nell'area degli ex depositi un centro nazionale dell'ENEL per le energie rinnovabili. Solo così, pur perdendo le sostanziose compensazioni ENEL, si potrebbe avere un'altra risorsa economica svincolata da servitù dannose per la salute.

Francesco Etna
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21 agosto 2018

Porto di Civitavecchia e le orme dell'antica configurazione dell'architetto Apollodoro di Damasco

Pubblichiamo la ricostruzione del concittadino Francesco Etna che, su una foto di fine '800 mostra l'antica isola frangiflutti, sulle orme di quella romana, sovrapposta all'attuale configurazione portuale.


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19 agosto 2018

Prof. Brancato: E' come se Civitavecchia avesse perduto oltre l'identità architettonica anche quella storica

Ai margini del nostro comunicato relativo al Natale di Civitavecchia, pubblichiamo di seguito la riflessione pervenutaci dal prof. Nicolò Giuseppe Brancato, archeologo e studioso di Epigrafia Latina di fama internazionale. Come di seguito affermato dal professore, anche il Comitato 14 Maggio coglie l'opportunità per ribadire che è lungi da noi voler attribuire responsabilità a specifiche Amministrazioni o associazioni. La questione è molto più generalizzata e profonda e riguarda semmai ogni singolo cittadino.

"Avete perfettamente ragione!

Si tratta di una situazione incancrenita, che partendo dalla cementificazione dei resti romani su corso Marconi nel dopoguerra (resti messi in luce da poco dalla Sovrintendenza), passa attraverso la scomparsa delle necropoli dei classiari (se è vero, come mi si riferisce, che una di esse è stata ricoperta da dal moderno palazzone ospitante l'Agenzia delle Entrate ed un supermercato), passa per l'occultamento di resti romani in piazza Garibaldi, il cui ricordo è stato dapprima sostituito da un muretto che avrebbe dovuto alludere alle strutture murarie risepolte, e poi trasformato in  non so cosa, per l'assenza sino a pochissimi anni fa di qualsiasi indicazione turistico-archeologica che accennasse alle Terme di Traiano o ad altri monumenti di interesse.

E' come se Civitavecchia avesse perduto, a seguito delle distruzioni belliche, oltre che la propria identità architettonica, anche quella storica, e questo indipendentemente dal succedersi delle varie Amministrazioni.

Buon lavoro, amici del Comitato 14 maggio,

Nicolò Giuseppe Brancato"



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28 luglio 2018

Comunicato | Natale di Civitavecchia | Festa senza il fondatore, ma con il saccheggiatore


Il 28 e il 29 luglio l’Amministrazione cittadina, insieme ad alcune associazioni del territorio, hanno organizzato una serie di eventi ed attività per celebrare la ricorrenza del Natale di Civitavecchia, anticipando l’usanza che si era soliti festeggiare il 15 di agosto. 

Una fondazione quella della nostra città che si deve alla volontà dell’Imperatore romano Traiano, che forte delle campagne condotte in Dacia (101 – 106 d.C.) ha voluto dotare la capitale dell’Impero, Roma, di un porto grande e sicuro, più di quanto non lo fosse quello di Ostia. Ad essere incaricato del compimento di tale importante e delicata missione è stato il più grande architetto di allora, Apollodoro di Damasco. I lavori ebbero inizio nel 107 d.C. con l’edificazione del porto e della città, dando a quest’ultima la ben conosciuta impronta romana, tracciandone innanzitutto il cardo e il decumano, oggi grosso modo Corso Marconi e Corso Centocelle.



A fronte delle origini romane di Civitavecchia, grazie alle quali la città oggi si trova sulle mappe, il Comitato 14 Maggio segnala come non sia stato previsto alcun evento o attività volte ad evocare le radici della città e rendere omaggio a chi l’ha fondata e resa grande. 

Al contrario, leggendo il cartellone degli eventi, notiamo come, mediante il “Palio Marinaro del Saraceno” ad essere ricordato è chi questa città l’ha saccheggiata e distrutta. Osserviamo una bizzarra analogia etno-masochista, già segnalata in passato, con la statua denominata “Bacio del Mare” o “Resa incondizionata” collocata fino a qualche anno fa nella centralissima marina, evocante chi Civitavecchia l’ha rasa al suolo per il 90% a suon di bombardamenti sui civili e sulle chiese, mentre la statua dell’Optimus Princeps, il fondatore, è stata relegata a svolgere il ruolo di spartitraffico in una rotonda nascosta nel porto. 

Riteniamo che non si possono avere cittadini responsabili che abbiamo la forza e la gravitas nel loro impegno verso lo Stato e, nel caso in esame verso la propria città, con un’evocazione della storia e degli eventi che nient’altro chiede se non di disimpegnarsi di fronte alle figure esemplari ed eroiche del proprio passato. 

Per questo il Comitato 14 Maggio, nel quadro degli eventi celebrativi della fondazione di Civitavecchia ci tiene a ricordare, in controtendenza, la figura dell’Imperatore Traiano, esempio di Uomo e di Condottiero rispettoso dei Mos Maiorum e distintosi per il suo grande senso della Giustizia, tanto che lo stesso Dante lo riporta alla memoria nella Divina Commedia ponendolo in Paradiso, nel Cielo di Giove, e precisamente fra i sei spiriti giusti che formano l'occhio della mistica aquila.

Comitato 14 Maggio



Foto: romaports.org; civitavecchia.portmobility.it; ilfaroonline.it





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23 giugno 2018

La Tradizione nella festa di San Giovanni

Giovanni Battista, venerato da tutte le Chiese cristiane e considerato santo da tutte quelle che ammettono il culto dei Santi, è una delle personalità più importanti dei Vangeli. Secondo il Cristianesimo, la sua vita e predicazione sono costantemente intrecciate con l’opera di Gesù Cristo; insieme a quest’ultimo, Giovanni Battista è presente anche nel Corano col nome di Yaḥyā[4] come uno dei massimi profeti che precedettero il Profeta Mohammed (as). Morì intorno al 35 d.C

La raccolta delle erbe nella notte di San Giovanni
Le erbe raccolte in questa notte hanno poteri miracolosi. L’erba di San Giovanni, l’iperico, i cui fiori durano un giorno e una volta appassiti, strofinando i petali con le dita, macchiano di rosso. L’artemisia, chiamata anche assenzio, la protettiva verbena, detta “erba della doppia vista”, poiché bevendone l’infuso si possono vedere realta’ nascoste, le bacche di ribes rosso, l’aglio, la cipolla, la lavanda, la ruta, il rosmarino, la mentuccia….l’erica, che raggiunge la massima fioritura in questo periodo …. 
Con i fiori e le foglie di lavanda, iperico, rosmarino, ruta e mentuccia, immersi in fusione nell’acqua, si ottiene l’acqua di San Giovanni; si lascia il catino per tutta la notte all’aperto e alla mattina le donne usano quest’acqua per lavarsi, per aumentare la bellezza e allontanare le malattie. Le erbe raccolte vengono utilizzate per preparare infusi e liquori, ogni paese ha il suo e solo suo, “elisir d’erbe”.

24 Giugno – San Giovanni 
“René Guénon sostiene che la festa di Giano era celebrata a Roma dai Collegia fabrorum ai due solstizi: le feste sarebbero poi diventate quelle dei due Giovanni per la somiglianza fonetica fra Ianus e Iohannes. Ovvero i due Giovanni avrebbero impersonato nei due solstizi le funzioni del Cristo come «chiave» delle due porte”.

A. Cattabiani – Calendario (via Centro Studi Aurhelio)
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22 giugno 2018

Festa di San Giovanni a Civitavecchia, 24 giugno

Il 23 e 24 giugno presso piazza Aurelio Saffi avrà luogo la Festa di San Giovanni con la consueta lumacata organizzata dai ristoratori locali per omaggiare la tradizione civitavecchiese.


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20 giugno 2018

Prof. Mario Polia | La concezione tradizionale della festa e del tempo


Mario Polia (Roma, 20 maggio 1947) è uno storico, antropologo, etnografo, e archeologo italiano, specialista in antropologia religiosa e storia delle religioni.
 
« La nostra epoca non sa più godere, perché non ha saputo accettare il dolore come fonte dell'umana esistenza. Sfiaccato dalle comodità, soffocato dal ritmo della vita, sazio di piaceri, che non sanno proporre altro al di là di se stessi, il cuore si stordisce ed allontana lo spettro della morte senza, peraltro, superarne il timore »
(Mario Polia in "Mio padre mi disse. Tradizione, religione e magia sui monti dell'alta Sabina")




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29 maggio 2018

Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa | Mostra presso i Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali fino al 16 settembre 2018

Cosa significa costruire un Impero? E in che relazione sta l’Impero Romano con l’Europa attuale? Politica, economia, welfare, conquiste militari ottenute senza esclusione di colpi; inclusione di popolazioni diverse sotto un unico Stato che governa con leggi che ancora oggi sono alla base della giurisprudenza moderna; la buona amministrazione, influenzata anche da donne capaci, “first ladies” autorevoli; campagne di comunicazione e capacità di persuasione per ottenere il consenso popolare attraverso opere di pubblica utilità, “magnificentia publica” e lusso privato, ma discreto. 

Non è la trama di una fiction, né il programma di qualche politico, ma la traccia della mostra Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa, ideata da Claudio Parisi Presicce e a cura di Marina Milella, Simone Pastor e Lucrezia Ungaro per celebrare la ricorrenza dei 1900 anni dalla morte dell’imperatore che ha portato l’Impero alla sua massima espansione. L’esposizione, ospitata dai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali dal 29 novembre 2017 al 16 settembre 2018, è promossa e prodotta da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura

 I reperti archeologici provengono da musei della Sovrintendenza Capitolina (Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Museo della Civiltà Romana, Museo di Roma a Palazzo Braschi, Antiquarium del Celio, Teatro di Marcello), da molti musei e spazi archeologici italiani (Museo Nazionale Romano presso le Terme di Diocleziano e presso Palazzo Massimo, Museo Ostiense a Ostia Antica, Antiquarium della Villa dei Volusii a Lucus Feroniae, Antiquarium di Villa Adriana a Tivoli, Antiquarium Comunale "Villa di Traiano” di Arcinazzo Romano; Museo Correale di Terranova a Sorrento) e alcuni importanti musei stranieri (Musei Vaticani; Pergamon Museum a Berlino; Museum het Valkhof di Nijmegen; Museo Nazionale di Storia della Romania, Bucarest; Museo Nazionale di Arte romana di Merida, Gliptoteca di Monaco di Baviera).

TRAIANO, imperatore costruttore 
La mostra sarà caratterizzata dal racconto della vita “eccezionale” di un uomo “ordinario”, significativamente racchiusa in un “titolo” coniato per lui, Optimus Princeps, ovvero il migliore tra gli imperatori. Colui che seppe riportare gioia tra i romani! come ricordato dallo storico Plinio il Giovane, suo contemporaneo Traiano ci ha ordinato di essere felici e noi lo saremo. Ma cos’ha fatto di così diverso e innovativo Traiano per meritare un tale consenso incondizionato dall’esercito, dal senato e soprattutto dalle più disparate popolazioni dell’Impero? Primo imperatore non romano di nascita bensì ispanico, non appartenente ad alcuna dinastia imperiale, ma di ottima famiglia - Ulpia - Marco Ulpio Traiano segue le orme del padre naturale e percorre velocemente i gradi della carriera militare, dimostrando doti di stratega e combattente sul campo a fianco dei suoi uomini, dei quali guadagna così il consenso e la fedeltà assolute. Non solo per questo l’imperatore Nerva lo “adotta” come successore, ma anche perché ne percepisce la capacità di affrontare anche i temi spinosi delle riforme sociali ed economiche di cui l’Impero ha urgente bisogno: lo nomina mentre lui si trova in Germania, lontano dalla capitale che non ha mai visitato. 

LA MOSTRA 
Il “racconto” della mostra si sviluppa attraverso statue, ritratti, decorazioni architettoniche, calchi della Colonna Traiana, monete d’oro e d’argento, modelli in scala e rielaborazioni tridimensionali, filmati: una sfida a immergersi nellagrande Storia dell’Impero e nelle storie dei tanti che l’hanno resa possibile. 

Provenienti dal Foro di Traiano, escono per la prima volta dai depositi del Museo una mano colossale e il profilo di una sconosciuta testa ritratto dell’imperatore, anch’essa di grandi dimensioni, scoperto attraverso due frammenti inediti: un tipico esempio di “scavi nei magazzini”! 
Traiano amava la sua famiglia e le “sue donne” ne rappresentavano la vera anima. Un ritratto anch’esso colossale viene attribuito nientemeno che alla madre, Marcia, ignota alle fonti ma probabilmente celebrata da figlio nel suo Foro. 

In occasione della mostra, tornano “a casa”, insieme per la prima volta dopo quattrocento anni, due lastre del fregio con Amorini e grifoni che le vicende collezionistiche avevano tenuto separate: si tratta di una splendida architettonica con amorini dai Musei Vaticani e un grande frammento dello stesso fregio da Berlino dove sembrava scomparso. 

Tra i prestiti eccellenti, gli splendidi stucchi dorati della villa che l’imperatore volle per sé presso Arcinazzo Romano, simbolo di un lusso privato discreto, da poco restaurate e ricomposte, offrono l’occasione di “entrare” nei suoi spazi privati. Inoltre, attraverso i video si accede negli sconosciuti e inaccessibili ambienti sotterranei della casa dell’imperatore sull’Aventino o nel condotto dell’acquedotto traianeo che portava l’acqua del Lago di Bracciano a Trastevere.

I cumuli di armi dei rilievi del Foro trovano le loro connessioni con quelli provenienti dalle altre città dell’impero, come Merida in Spagna e Sorrento in Campania. E, ancora, la mostra ospita il ritratto bronzeo dell’imperatore dal Museo di Nijmegen e una limetta disintegrata dalla seconda guerra mondiale nella Gliptoteca di Monaco e ricomposta a Roma. 

Contributo straordinario dal Museo della Civiltà Romana che, con i calchi storici della Colonna Traiana (1861) mette "a tu per tu" con la storia delle guerre in Dacia ma, con molti modelli e plastici permette di ‘vedere’ monumenti noti e meno noti dell’epoca, come l’Arco di Ancona, il Ponte sul Danubio, costruito da Apollodoro di Damasco e, infine, una riproduzione in scala del Trionfo di Traiano tornato vittorioso dalla Dacia. 

II percorso espositivo si snoda attraverso 7 sezioni a partire dalla morte di Traiano, avvenuta in Asia Minore e, unico caso della storia romana, celebrata con trionfo nella capitale insieme alle sue gesta. Si prosegue con la contrapposizione tra le cruente campagne nella Dacia (parte dell’attuale Romania) e le grandi opere realizzate con la pace, dal ruolo delle donne della famiglia (vero “braccio destro” dell’imperatore per la politica sociale) agli spazi privati, fino alla “fortuna” della figura di Traiano dopo l’antichità, dovuta alla sua fama di uomo giusto, il più “cristiano” tra i pagani, decoroso e caritatevole. Da questa visione globale il focus si concentra sul territorio. Si parte dalle infrastrutture portuali del Lazio con Civitavecchia e l’hub di Portus - collegato alla capitale attraverso il Tevere, vera autostrada fluviale - fino alle banchine in città dove oggi sorge Testaccio, per proseguire con la Roma traianea, rivoluzionata dalle grandi Terme sul Colle Oppio. 

Lo zoom si restringe sempre di più per esaltare le competenze ingegneristiche e le conoscenze tecnologiche dei Romani, grandi costruttori, con i Mercati di Traiano e il Foro di Traiano, e le sculture e i rilievi che trasmisero l’immagine dell’imperatore come lui stesso voleva essere ricordato. 



Quando: Fino al 16 Settembre 2018 
Luogo: Mercati di Traiano, Roma
Curatori: Marina Milella, Simone Pastor, Lucrezia Ungaro
Enti promotori:
  • Roma Capitale
  • Assessorato alla Crescita Culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma
Costo del biglietto: Intero 15 € | Ridotto 13 €
Telefono per informazioni: +39 06 0608

Fonte: arte.it
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14 maggio 2018

Memoria onorata



Autorità civili, militari, religiose, associazioni combattentistiche e d’arma e aziende del territorio hanno partecipato questa mattina alle celebrazioni in occasione del 75° anniversario del primo bombardamento su Civitavecchia. Il sindaco Antonio Cozzolino, dopo aver deposto omaggi floreali al cippo funebre dedicato ai Caduti presso il cimitero monumentale e al Luogo del ricordo in piazza Vittorio Emanuele, è intervenuto alla lapide di via Mazzini che ricorda i nomi dei primi 444 militari e civili Caduti durante le 86 azioni aeree con le quali le forze anglo-americane hanno colpito la città tra il 14 maggio 1943 e il 12 giugno 1944.

Alla manifestazione ha partecipato anche una delegazione del Comitato 14 Maggio, che a testimonianza della devozione nel ricordo di coloro che hanno perso la vita in quei giorni, ha deposto un suo omaggio floreale sotto la lapide, unico Comitato Civile a partecipare.

Ringraziando i tanti che hanno voluto interrompere le proprie azioni quotidiane per dedicare un momento di riflessione agli eventi che hanno spezzato in maniera così devastante la vita millenaria di Civitavecchia, esprimiamo pubblicamente riconoscenza all’amministrazione comunale di aver assicurato, almeno per oggi, il decoro del luogo; ricordiamo che abbiamo fornito ai consiglieri comunali di tutti i gruppi una mozione con la quale proponiamo comunque lo spostamento del luogo, al fine di dare più visibilità e decoro alla memoria degli eventi che hanno deviato il corso della storia di questa comunità.

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12 maggio 2018

"Civitavecchia sparita. Nel cuore e nella memoria" | Mostra documentaria per il 75° anniversario del Primo Bombardamento anglo-americano su Civitavecchia, a cura dell'arch. Francesco Correnti, il 15, 16, 17, 18, maggio, Cittadella della Musica

Commemorazione del 75 anniversario del Primo Bombardamento di Civitavecchia. Mostra documentaria a cura di Francesco Correnti.
La mostra comprende ventidue tavole sulle distruzioni subite dal patrimonio storico della Città di Civitavecchia negli eventi bellici del 1943-44 e nella successiva fase di ricostruzione, con particolare riferimento ai più importanti monumenti cittadini. Viene anche illustrata l'attività che - a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento - ha visto protagonista il Comune di Civitavecchia nella ricostituzione e catalogazione delle testimonianze del passato e nel tentativo di restituire ai cittadini la memoria civica e alla Città quanto rimane del suo antico volto e del suo cuore.
Le associazioni "Centro incontri culturali" e "Amici del Fondo Ranalli" hanno organizzato alcuni interventi commemorativi.


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2 maggio 2018

Lettera aperta al Sindaco e all'Assessore alla Cultura di Civitavecchia

 
Il Comitato 14 Maggio si rivolge a Voi, perché vogliate benevolmente considerare il progetto di spostamento del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, sito in via Mazzini, sulla parete posteriore della Cattedrale. La lastra di marmo in questione, riportante i nomi delle vittime civili cadute sotto i numerosi  bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale iniziati il 14 maggio del 1943, non gode, ad avviso di molti, della visibilità che meriterebbe un tale sacrario, posto a ricordo degli eventi più tragici che abbiano mai investito Civitavecchia dalla sua fondazione.
Dopo la guerra, il nostro monumento alle vittime civili ha trovato una sistemazione nel centro storico, in via Mazzini, ma, negli anni, lo spazio di accesso da area verde di accoglienza si è trasformato in un indecente ed indecoroso parcheggio di macchine, in preda ad un crescente degrado.
Il Monumento, inoltre, nell'attuale collocazione, non essendo inserito armoniosamente all'interno del tessuto urbano,  viene meno alla sua funzione: ricordare alla cittadinanza l’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale ed onorare le innocenti vittime.
Ci rivolgiamo dunque a Voi Sig. Sindaco e Sig. Assessore, perché vogliate considerare, attraverso un’apposita Delibera di Giunta, il progetto di spostamento, che porterà grandi vantaggi estetici e di visibilità al monumento e alla sua nuova collocazione, che dovrebbe essere piazzetta Santa Maria, cara al cuore dei Civitavecchiesi, consentendo, allo stesso tempo, un più idoneo utilizzo dell’area alle spalle della Cattedrale.
Nella nuova collocazione, il Monumento riacquisterebbe un ruolo centrale per la città, presupposto di riconoscibilità per lo spirito comunitario, cuore simbolico e formale della comunità.
Il progetto si propone di coinvolgere diversi soggetti finanziatori, non solo per sostenere economicamente l’operazione, ma anche per garantire, durante la traslazione, la sicurezza e l’integrità delle lastre marmoree, senza alcun costo per le casse comunali.

Con osservanza,                               
Comitato 14 Maggio
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23 aprile 2018

La vita quotidiana all'interno dell'Arsenale Bernini


Questa è una bellissima, nota incisione di una parte dell’arsenale del porto di Civitavecchia, eseguita da Ascanio Di Brazza nel 1824. Nel 19° secolo all’interno del porto c’era un pullulare di persone di diverse condizioni che operavano e vivevano le une accanto alle altre, compresi i forzati. Gli abitanti di Civitavecchia che lavoravano in arsenale e nelle operazioni portuali, si trovavano quindi non lontani da quella parte della darsena nella quale i forzati alloggiavano e lavoravano. Nei mesi invernali le navi rimanevano quasi sempre ancorate ed i galeotti restavano a terra, facendo piccoli lavori per ingannare il tempo. Soltanto un centinaio di ergastolani non abbandonava mai il luogo di pena a meno che non fossero sorvegliati a vista, erano comunque limitati nella libertà di muoversi a causa delle catene agli arti inferiori. Sul piazzale della darsena i prigionieri cominciarono a costruirsi piccole baracche in legno nelle quali, fabbricavano oggetti artigianali in rame o ferro, che poi vendevano ai pescatori e agli altri abitanti della città. Furono anche impiegati in una fabbrica tessile, voluta da Pio VI nel 1776, per la produzione di cottonine. Come si vede nella stampa, ci sono due forzati con la catena ai piedi, sorvegliati da una guardia, che spazzano il pavimento dell’arsenale. Questa magnifica struttura appare già qui rimaneggiata nelle due navate di destra dove, a scapito della funzione per cui fu costruita, si cominciarono a creare soppalchi per creare spazi chiusi interni. I rimaneggiamenti continuarono nel tempo fino a quando furono abbattute nel 1929 (?) le fronti delle coppie di navate esterne per creare spazio a dei binari e per facilitare il transito dei mezzi e degli operatori portuali.

Fonte: Francesco Etna
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16 aprile 2018

6 maggio alle ore 17, Teatro Traiano | Spettacolo "Marocchinate" di Simone Cristicchi



Lo spettacolo “ Marocchinate”, racconta i terribili giorni decisivi e successivi allo sfondamento da parte degli Alleati della linea di Montecassino, ultimo baluardo tedesco. Apparentemente la guerra è f inita e l’Italia è libera, ma non per le popolazioni di gran parte del basso Lazio. “Aspettavamo ji salvatori... so’ arrivati ji diavoli” . Un’altra di quelle storie che se non sei di quelle parti non la conosci. Successa in una terra che se non hai parenti o amici, non ci vai. Siamo in un paese della Ciociaria e Angelino, pastore locale, ci racconta la semplice ma faticosa vita contadina della sua zona prima della guerra. Vita che viene sconvolta con l’arrivo delle truppe Marocchine, aggregate agli Alleati, ai quali viene aff idato il compito di entrare nella rocciosa difesa tedesca. Ottemperano il loro compito e “le truppe di colore” come ricompensa ottengono il “diritto di preda” contro la popolazione civile. 50 Ore di carta bianca, 50 ore in cui fanno razzia di tutto quello che trovano: oro, case, vino, bestie, ma soprattutto donne. Sono migliaia le donne che verranno stuprate e uccise nella primavera del ’44, dai soldati marocchini. Tra queste c’è Silvina la moglie di Angelino, che diventerà anch’essa una “Marocchinata” . Lo spettacolo ha lo scopo di rispolverare i gravi fatti della Ciociaria del ’44, per non dimenticare le migliaia di donne vittime di quelle violenze. Con l’obiettivo che le loro parole diventino le nostre parole, diventino la nostra storia. “Tutto è partito dall’intima esigenza di un recupero della memoria. Un percorso cominciato quando, morto mio nonno reduce della campagna di Russia, ho cominciato a girare l’Italia per raccogliere testimonianze su quella terribile pagina di Storia. Ed è proprio mentre raccoglievo informazioni che sono venuto a conoscenza delle  marocchinate” e l’idea di farne uno spettacolo teatrale avvalendomi della collaborazione di un grande attore come Ariele Vincenti, con il quale abbiamo scritto a quattro mani".

Simone Cristicchi

Marocchinate - Domenica 6 mag. 2018 h 17.00 - acquista biglietti online
di: Simone Cristicchi e Ariele Vincenti
regia: Nicola Pistoia
con: Ariele Vincenti

Fonte: Teatro Traiano


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9 aprile 2018

Una funivia sulla vallata della Fiumaretta fino alla Ficoncella


Alcune considerazioni su questa vecchia foto: Molte cose sono scomparse altre sono rimaste: la chiesa di Santa Maria aveva un campanile a vela che assomigliava molto a quello attuale della chiesa di San Giovanni. La torre delle casa del Belli è ancora lì. Le ciminiere del cementificio non sono più quelle. Esistono ancora molti piloni della teleferica per il trasporto del calcare dalla cava di Sassicari. Non so sia possibile ripristinare questa teleferica, ma sarebbe bello poterla ripristinare ai fini turistici per trasportare in breve tempo i turisti sovrastando la bella vallata della Fiumaretta, fin sull'alltopiano tra le Terme e la Ficoncella, dove esiste ancora un pilone.

Fonte: Francesco Etna
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7 aprile 2018

8 aprile | Festa del Cristo Risorto



Il giorno 8 aprile, Domenica della Divina Misericordia, si svolgerà, con inizio dalle ore 18.00 presso Cattedrale, l’attesa Festa del Cristo Risorto.

Ciò, con la celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Fabio Fabene, Sottosegretario del Sinodo dei Vescovi in Vaticano. Detta celebrazione verrà animata altresì dalla Filarmonica di Civitavecchia diretta dal Maestro Riccardo Schioppa.

Dalle ore 19.00, l’avvio della Processione con l’antica Statua settecentesca che, partendo dalla Cattedrale stessa per giungere alla Chiesa di Santa Maria Assunta, percorrerà Piazza Vittorio Emanuele, Largo Cavour, Largo Plebiscito, Corso Centocelle, Via Risorgimento, Piazza Regina Margherita, Via della Cooperazione, Via Granari, Via Borghese, Via Montegrappa, Via Antonio da San Gallo ed appunto Via D’Annunzio. Nel mentre, presterà servizio, inoltre, la Banda Musicale cittadina “Amilcare Ponchielli” avente la direzione del Maestro Dario Feoli.

Fonte: lacivettadicivitavecchia.it, servizio e foto di Pietro Cozzolino
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31 marzo 2018

Civitavecchia | Protocollata la proposta di Mozione per la salvaguardia del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti


Il Comitato 14 Maggio ha protocollato una proposta di mozione relativo alla salvaguardia del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale al fine di portare all'attenzione del Sindaco, dell'Assessore alla Cultura e al Consiglio Comunale la necessità di restituire decoro, centralità e soprattutto dignità alla memoria della città.
Il Comitato 14 Maggio sin dalla sua fondazione si è sempre schierato in difesa del Monumento che, annualmente, conclusasi la commemorazione ufficiale, cade sistematicamente nel dimenticatoio diventando oggetto di bivacco e degrado, privo di interventi periodici di manutenzione e pulizie. 
Sosteniamo che il Monumento in questione rappresenta un legame intergenerazionale importante per la città, parte della memoria comunitaria che pertanto andrebbe curato in maniera sistematica e non solo durante le ricorrenze. 
Il Comitato 14 Maggio ha allegato, insieme alla proposta di mozione, una proposta progettuale frutto del contributo e della consulenza di professionisti del settore, suggerendo la collocazione del Monumento presso un punto più centrale della città. La proposta progettuale, lungi dal considerarsi l’unica soluzione viabile per la restituzione del decoro del Monumento, lascia spazio ad altre proposte alternative, come per esempio la riqualificazione dell’area antistante con lo spostamento del parcheggio.

Confidiamo dell’interessamento di almeno un consigliere comunale affinché l’ordine del giorno, venga proposto il più presto possibile anche a seguito del crescente degrado che circonda l'area interessata in via Mazzini.

E' tempo di ridare dignità al Monumento delle vittime dei bombardamenti.



ORDINE DEL GIORNO

Proposta di mozione

Proposta di spostamento e valorizzazione del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti.


VISTO
- che la Curia Vescovile di Civitavecchia ha sollecitato diverse volte lo spostamento della Lastra Commemorativa, parte del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, collocata sulla parete posteriore della Cattedrale;
- che la Lastra Commemorativa non gode della visibilità che merita un monumento a ricordo degli eventi più tragici che abbiano mai investito la città di Civitavecchia dalla sua fondazione; 
- che il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, nella sua collocazione attuale, non è inserito armoniosamente all’interno del tessuto urbano;
CONSIDERATO
- che il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti dovrebbe essere, per la sua importanza, generatore di centralità per la Città, presupposto di riconoscibilità per lo spirito comunitario, cuore simbolico e formale della comunità;

PROPONENDO
- di valutare concretamente la possibilità di spostamento della Lastra Commemorativa delle Vittime dei Bombardamenti, attraverso un apposito progetto volto a conferire al Monumento la centralità che merita;
- di coinvolgere nel progetto tutti i soggetti potenzialmente interessati, a partire dai parenti delle Vittime i cui nomi sono riportati sulla Lastra, le scuole e le associazioni del territorio, al fine di far partecipe la cittadinanza e ricordare in prossimità dell’anniversario del 14 Maggio, la tragedia riversatasi sopra la Città;
AUSPICANDO
- di ottenere il consenso dell’intero Consiglio Comunale;

SI IMPEGNA L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
- condividere il testo della presente mozione;
- valutare concretamente, attraverso tutte le azioni necessarie, la possibilità di spostamento del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti al fine del conferimento della sua centralità nella vita sociale della Città;
- Coinvolgere nel progetto tutti i soggetti potenzialmente interessati, a partire dai parenti delle Vittime i cui nomi sono riportati sulla Lastra, gli alunni delle scuole e le associazioni del territorio;


Il Responsabile del Comitato 14 Maggio

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Comitato 10 Febbraio

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Movimento per la Vita - Civitavecchia