La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

26 aprile 2016

Il Viale, specchio dell’anima civitavecchiese

Pubblichiamo un vecchio articolo uscito su aurhelio.it ma, a nostro avviso, comunque attuale. 

“Mai giudicare dalle apparenze” è il monito che spesso ci si sente dire, tuttavia c’è un legame stretto, intrinseco tra l’estetica e l’etica che se analizzato in profondità ci può rivelare avvolte aspetti partendo proprio da delle banali apparenze. E’ questo il caso di Civitavecchia.

Capire Civitavecchia e i suoi abitanti, cercando di vivere la città a fondo come la potrebbe vivere un civitavecchiese, non è cosa semplice per uno straniero, nonostante le dimensioni modeste della città e l’omogeneità della popolazione.

Per chi volesse tuttavia cimentarsi nell’intento di comprendere  la più grande urbe del litorale nord del Lazio nonché principale punto di approdo di milioni di turisti sulla via di Roma, non c’è cosa migliore che fare due passi su quella che una volta fu la riva preferita della borghesia romana, il Viale. E questo perché il Viale è per Civitavecchia quello che la piazza è per un borgo medievale, il centro delle attività sociali. Qui si organizzano concerti, campagne elettorali, il carnevale, qui ci si incontra con la gente ed è per questo che è anche il posto in cui la città si presta meglio di qualsiasi altro ad essere compresa rivelando al visitatore, tutto d’un colpo, la sua vera anima piena di contraddizioni.

Nel corso degli anni il lungomare è stato oggetto di innumerevoli rifacimenti e trasformazioni tanto da rendere la città irriconoscibile oggi. Trasformazioni che stanno a simboleggiare non solo le lacerazioni interiori della città e dei suoi abitanti,  ma anche l’alienante urbanistica del secondo dopoguerra strettamente funzionale che ha ridotto la costa civitavecchiese in una mera zona di smistamento merci, senza alcuna premura per la bellezza e l’armonia architettonica.
Al tempo stesso, queste continue operazioni estetiche del lungomare, stanno a indicare anche la concezione di un modo progressista di amministrare la polis. Questa convinzione parte dall’idea che sia sufficiente creare una passeggiata, due panchine e piantare qualche palma per migliorare la vivibilità della città. Ma già a distanza di qualche anno da quando gli ultimi lavori di ristrutturazione del Viale sono stati ultimati il degrado è riemerso: scritte sui muri, palmeti e fiori essiccati e non curati, cicche di sigarette per terra, monumenti e fontane vandalizzate. Cosa sarà mai andato storto? Semplicemente ci si è dimenticati di quanto il Bello possa divenire veicolo privilegiato del Buono. Gli atti, apparentemente solo incivili, sono il riflesso sopratutto di manchevolezze umane alle quali è possibile rimediare solamente con provvedimenti che hanno per oggetto l’uomo in quanto tale, iniziando a coltivare il Bello, anche nella cosa pubblica, ma che una concezione materialista dell'amministrazione della polis non può captare.  
La manutenzione ad esempio richiede una continuità nel tempo da parte dell’amministrazione che a sua volta è un segno di una maturità interiore delle persone responsabili. Ma un simile discorso risulta troppo astratto per coloro che di reale riconoscono solo i numeri delle elezioni e l’inchiostro sulla carta dei provvedimenti burocratici.
Parafrasando un famoso scrittore, “prima di pensare ad azioni esteriori, si dovrebbe pensare alla formazione di sé, all’azione su sé”, ma quanto ci potranno capire di queste parole gli amministratori della città? Poco, o quasi nulla.

Continuando nella descrizione, il visitatore osserverà con un certo stupore la presenza imponente di una statua che sembra uscita dai peggiori fumetti yankee raffigurante, per l’appunto, un marinaio e una infermiera americani. Certo, Civitavecchia non è Roma, non è la capitale della cultura ma ha pur sempre una Fortezza che porta il nome di Michelangelo e una fontana denominata “di Vanvitelli” che dovrebbero bastare a fare da sentinelle contro il kitsch imperante modernista, non permettendoli di superare certi limiti, almeno nel raggio di qualche km.


Ciononostante la “pupazzata yankee” giace sul lungomare. Alcuni si chiederanno, come sia possibile tutto questo. Ciò è inevitabile se si considera che l’arte senza radici spirituali diventa un fantasma, priva del dono della bellezza e piena di odio. Risulta difficile immaginare, infatti, che una città martire dei bombardamenti anglo-americani non abbia trovato altra statua da posizionare come decoro che una raffigurante le truppe americane, insultando così, in maniera deliberata la memoria di coloro che morirono senza colpe nell’attacco “liberatore” che ha distrutto, oltretutto, per sempre lo storico volto della città. Stando ad un vecchio proverbio la memoria è il tesoro dell’anima e la città di Civitavecchia ci mostra qui la sua anima moderna. 


Per i grandi uomini che hanno fatto la storia di questa città o che semplicemente hanno vissuto, dall’imperatore Traiano allo scrittore francese Stendhal passando per Antonio da Sangallo il giovane, sembra che non ci sia spazio per delle statue che portino un omaggio a queste straordinarie figure che in un modo o nell’altro, nella politica, nella letteratura e nell’architettura hanno portato la bellezza e furono degli esempi radiosi, ma, invece, per una statua fumettistica che parodia l’arte e insulta la memoria c’è stato.

A conclusione della descrizione, non si può fare a meno di imbattersi nelle comitive di giovani che percorrono il Viale alla ricerca ininterrotta di svago, occupati dai più svariati titillamenti tecnologici. Una gioventù amorfa, disorientata che dissipa i suoi giorni girando in tondo sul lungomare, senza alcun riferimento solido nel tempo e nello spazio.

Attraverso questa breve descrizione si sono tratteggiati alcuni degli aspetti della decadenza moderna che lungi dall’essere solo della città di Civitavecchia si manifesta in questa con lineamenti ben visibili. Fortunatamente ci sono tanti altri giovani che si impegnano nel volontariato, nell’aiuto dei più bisognosi, nella coltivazione delle arti e della cultura ed ai quali – davvero – accorerebbe che gli amministratori e le istituzioni dessero maggiore energia e sostegno. Il loro difetto è che non hanno tempo di mostrarsi e scorazzare in lungo e in largo, proprio al Viale.



Fonte: aurhelio.it
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21 aprile 2016

21 Aprile, Natale di Roma | 2769 ab Urbe condita


Civitavecchia deve la sua fondazione all'Imperatore Traiano, una ragione in più per i civitavecchiesi di interrogarsi sul Mito di Roma. 

Il mito è la forma umana per esprimere una realtà metafisica che altrimenti il nostro linguaggio non sarebbe in grado di comunicare. Con Roma il Mito si fa “forza formatrice della realtà e si palesa in gesta, avvenimenti ed anche istituzioni le quali per tale via assumono un significato simbolico” (J.Evola).

Il valore simbolico di Roma -e della sua origine- consiste nell’essere il tentativo di restaurare l’Unità delle origini, attraverso una spiritualità virile e dominatrice che sa arrestare il processo di decadenza spirituale che caratterizzava l’umanità.
Roma è il luogo fatidico, raggiante di luce, espressione sensibile del Centro, dell’ORIGINE, da cui derivano tutte le cose. E’ il luogo dove le tendenze contrarie si armonizzano, neutralizzandosi in un perfetto equilibrio. Compito di Roma è quello di ristabilire l’ORDINE (cosmos) in un mondo in preda al disordine (caos).
Tramontati gli antichi imperi mesopotamici, il regno egiziano, quello persiano e terminata la breve ed esaltante epopea di Alessandro Magno, il mondo era privo di un centro sacrale e militare irradiante i valori di Ordine, Eroismo, Virilità, Volontà, Gerarchia, Aristocrazia e Impero. In quest’opera di riordinamento gerarchico dell’esistenza, sono state vinte, dalle- legioni romane, le popolazioni latine, etrusche, cartaginesi, galliche, greche e semitiche.
Roma ha riportato la luce di una spiritualità virile, essa “non avrebbe potuto assurgere a tanta potenza se non avesse avuto, in qualche modo, origine divina, tale da offrire agli occhi degli uomini, qualcosa di grande e di inesplicabile” (Plutarco).
L’origine divina dell’Urbe è testimoniata dal mito di Romolo e Remo. Virgilio individua in Enea il progenitore dei Romani. Enea sfuggito all’incendio di Troia approda, dopo sette anni di navigazione, sulle coste del Lazio, dove sposa Lavinia la figlia del Re Latino. Dopo la morte di Enea, il figlio Ascanio fonda sui Colli Albani una nuova città, Alba Longa, dove regneranno 19 suoi discendenti. L’ultimo di questi, Numitore, viene spodestato dal fratello Amulio, che, per assicurare ai suoi discendenti il trono, costrinse l’unica figlia di Numitore, Rea Silvia, a farsi sacerdotessa di Vesta. Rea Silvia viene scelta da Marte per continuare la stirpe d’Enea, da cui sarebbe stata fondata la CITTA’ ETERNA. Dall’unione del Dio e della giovane vergine nascono Romolo e Remo. La nascita non passa inosservata al perfido Amulio che strappa i due gemelli al seno materno, ordinando di buttarli nel Tevere e di far murare viva Rea Silvia. La nutrice a cui i piccoli sono affidati non se la sente di ucciderli, e li deposita in una cesta che abbandona alla acque del Tevere e al volere degli Dèi. La cesta viene trasportata a riva dalla corrente, i due gemelli trovano rifugio presso l’albero di fico “Ruminal”(1) e vengono svezzati da una lupa, per poi essere cresciuti da una coppia di pastori (Faustolo e Acca Larenzia). Una volta adulti Romolo e Remo, venuti a conoscenza delle loro origini si pongono alla guida di un esercito, uccidono Amulio e i suoi seguaci e reìnsediano Numitore, che per riconoscenza concede loro di fondare una città. Per stabilire quali dei due fratelli dovesse tracciare il solco sacro e dare il nome alla città, i due gemelli consultano il volo degli uccelli: Remo dal colle Aventino vede sei avvoltoi, Romolo dal Palatino ne vede dodici. Aggiogando due buoi bianchi(2) viene tracciato il perimetro di Roma, vengono fatti sacrifici agli Dèi e viene acceso un fuoco sacro. Remo sorpreso a saltare per scherno il solco sacro, viene ucciso da Romolo. Era il 21 aprile 753 a.C., NATALE di Roma.

II Mito di Romolo e Remo testimonia l’origine sacra di Roma e Indoeuropea dei romani, restauratori del sacro ordine della Tradizione. Roma nasce sotto il segno del Dio guerriero Marte, e tale paternità sigilla il carattere guerriero e marziale della romanità. L’unione di Marte, espressione dell’aspetto maschile fecondatore dell’esistenza, e di una vergine vestale, espressione dell’aspetto femminile generativo dell’esistenza, testimonia il ritrovato equilibrio fra i due poli opposti ma complementari -maschile e femminile- e l’inizio di un nuovo ordine che avrà come fondatore un eroe divino: Romolo. La nascita di un eroe divino dall’unione fra un Dio e una mortale è un mito ricorrente nei popoli indoeuropei: Zeus e Latona generano Apollo, Zeus e Alcmene generano Eracle, etc. L’abbandono dei due gemelli(3) alle acque e la loro sopravvivenza ripropongono il simbolo dei “Salvati dalle acque”. Ciò rappresenta il superamento del flusso del divenire che travolge e affoga gli uomini deboli, ma che è indifferente a colui che supera la propria natura mortale. Egli è l’EROE, il messaggero della Tradizione, che ha il compito di ristabilire l’Ordine Divino nel mondo.I! fico “Ruminal” presso il quale i gemelli trovano rifugio simboleggia “l’albero del Mondo”, espressione della vita universale da cui traggono nutrimento Dèi ed Eroi (Odino, Eracle, Gilgamesh). Il Lupo rappresenta la forza primordiale e selvaggia della natura ma anche la semplicità, l’asprezza, la forza virile dei conquistatori: è la potenza che rigenera il mondo.I due gemelli rappresentano la lotta fra il principio ordinatore – Romolo – e il caos – Remo.(4) Gli Dèi attraverso il volo dei 12 avvoltoi testimoniano la designazione di Romolo quale fondatore di Roma. Il volo degli uccelli rappresenta la lingua dell’umanità primordiale, la voce degli Dèi. Inoltre il numero 12 è significativo, perchè ricorrente in vari Centri che hanno incarnato e diffuso la Tradizione solare: 12 adityva solari della tradizione Indù, le 12 tappe del cammino del Dio-eroe Gilgamesh, le 12 fatiche di Eracle, i 12 discepoli di Lao-Tze, i 12 Dèi dell’Olimpo greco, le 12 verghe del fascio littorio, i 12 cavalieri della Tavola rotonda, i 12 apostoli, etc. La ritualità seguita da Romolo nel tracciare i confini dell’Orbe, i sacrifici offerti agli Dei indicano il rispetto che il Romano nutriva per le leggi che regolano l’universo. Remo prendendosi gioco del solco sacro sfida presuntuosamente la divinità e ritiene di poter superare i limiti e le facoltà che sono proprie di un comune mortale. Romolo espressione del principio olimpico si oppone alla prevaricazione titanica di Remo, e uccidendo quest’ultimo garantisce il rispetto dell’Ordine.

NOTE
1: Questo nome rimanda all’idea di nutrire: l’attributo di Ruminus riferito a Giove, nell’antica lingua latina designava la Sua qualità di “nutritore”.2: “II duce (Romolo) … comincia a tracciare il solco rituale, badando che all’interno, dalla parte della città, sia la vacca, immagine della fertilità e fuori, dalla parte della campagna, il bue, emblema della forza”. Da “La razza di Roma” di M. Scaligero, pag. 81.3: Il tema dei Gemelli o dei Fratelli si ritrova in numerose tradizioni, come ad esempio in quella egiziana o in quella ebraico-cristiana. E’ il tema di un unico principio dal quale si differenzia una antitesi raffigurata dall’antagonismo tra i due. Uno incarna la potenza luminosa del Sole, l’altro il principio oscuro. In riferimento a Romolo e Remo, il primo è colui il quale traccia il solco e stabilisce così un Limite, l’Autorità, la Legge. II secondo è colui che tale Limite oltraggia, e per questo viene ucciso.4: “Remo, il quale sta a simboleggiare l’elemento antigerarchico, proprio al periodo decadente del matriarcato, vìola la intangibilità del solco e Romolo lo punisce. Ciò vuole significare la inviolabilità di ciò che è ritualmente consacrato e l’affermazione del nascente spirito guerriero olimpico, antiegualitario, sul vecchio spirito orgiastico, comunistico, anarcoide: è il primo atto di giustizia inesorabile, di senso di subordinazione assoluta ad un ideale superiore di cui da quel momento la Civitas sarà la manifestazione vivente”.

Da “La razza di Roma” di M. Scaligero, pag. 78.

Tratto da www.azionetradizionale.com
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18 aprile 2016

Civitavecchia | Movimento per la vita: donazione di latte Plasmon per le mamme in difficoltà


CIVITAVECCHIA – A seguito di una generosa donazione di un ipermercato locale, il Movimento per la vita di Civitavecchia informa  le famiglie  della città con figli minori di 3 anni, che,  nella sede dell’associazione, verrà offerto in omaggio del latte liquido Plasmon di due tipi: da 6 mesi in poi (latte di proseguimento) e da un anno a 3 anni di età.

E’ necessario presentare dichiarazione ISEE  da cui risulti una fascia di reddito inferiore a 10.000 euro, eccetto per le mamme di età inferiore ai 18 anni cui non viene richiesto ISEE.

Per le famiglie mamme e le famiglie che vogliono ricevere con riservatezza l’alimento, è possibile fissare appuntamento con l’Associazione, telefonando dalle ore 16 alle 17 del venerdì al n. 0766-26200.

La sede dell’Associazione è in via san Francesco di paola, 1 (angolo tra via Benci e Gatti  e Viale Guido Baccelli) ed i giorni in cui si può ritirare il latte sono i seguenti : mercoledì e venerdì dalle 16 alle 17.


Fonte: etrurianews.it
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Comunicato: Vandalizzato il Monumento al martirio di Civitavecchia

Ad appena dieci giorni di distanza dall'intervento dei volontari civitavecchiesi volto a restituire il decoro al Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, il Comitato 14 Maggio denuncia gli atti vandalici che fanno persistere il degrado presso il Monumento al martirio di Civitavecchia situato alle spalle della Cattedrale, in pieno centro storico della Città. 
Ci preme sottolineare come il Comitato, nonostante sia impegnato regolarmente nel mantenimento in uno stato decoroso del piazzale antistante la lastra commemorativa, poco può fare contro gli atti vandalici che ultimamente sono indirizzati contro il monumento alla memoria civitavecchiese. Infatti, se da un parte i nostri volontari possono colmare l’incuria delle autorità locali e quella dovuta al tempo, appellandoci a nostra volta ai concittadini al fine di riscoprire insieme l’importanza della memoria comunitaria e del legame tra le generazioni riassunte nella Lastra di marmo situata in via Mazzini, dall'altra c’è bisogno della collaborazione di tutti i civitavecchiesi, del Comune e dei Vigili al fine di preservare la giusta dignità di tale Monumento, e non solo, adesso preso di mira anche dai vandali. 
In particolare segnaliamo come la lastra commemorativa sia stata oggetto di scritte e scarabocchi, i fiori dei vasi strappati mentre il piazzale continua ad essere utilizzato come spazio per parcheggiare biciclette e altro. 
Il Comitato 14 Maggio ha più volte sottolineato come la collocazione attuale del Monumento sia una nascosta, marginalizzata e che, di per se stessa, favoreggia in parte il degrado nell'area in questione. Per ovviare a tale situazione il Comitato intende presentare una mozione al fine di far sì che le autorità locali considerino seriamente la possibilità di spostare il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, monumento presso il quale annualmente si svolge la commemorazione ufficiale dell’attacco, durante la Seconda Guerra Mondiale, sulla popolazione civile e sulla Città.
La nuova collocazione, a nostro avviso, dovrebbe essere una tale da conferire al Monumento l’importanza che merita un monumento al martirio di Civitavecchia al fine di porsi come generatore di centralità per la Città, presupposto di riconoscibilità per la memoria comunitaria, cuore simbolico e formale della comunità.





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6 aprile 2016

Il doppio senso dell'anonimato

Articolo sulla differenza tra l'anonimato impersonale, ovvero il dono disinteressato di sé, e l'anonimato senza identità.

“[…] A proposito della concezione tradizionale dei mestieri, che fa tutt’uno con quella delle arti, dobbiamo segnalare un’altra questione importante: le opere dell’arte tradizionale, ad esempio quella medioevale, sono generalmente anonime […] Qualche osservatore superficiale potrebbe forse pensare che ciò sia comparabile al carattere ugualmente anonimo dei prodotti industriali di oggi, benché questi non siano certamente «opere d’arte» ad alcun titolo; ma la verità è un’altra, perché, se effettivamente c’è anonimato in entrambi i casi, è per ragioni esattamente contrarie. […] Ordunque, l’anonimato può caratterizzare l’«infraumano» altrettanto bene che il «sopraumano»; il primo caso è quello dell’anonimato moderno, […] mentre il secondo è quello dell’anonimato tradizionale nelle sue diverse applicazioni, ivi compresa quella concernente le opere d’arte. […] Ma non si creda che il riflesso dell’anonimato nell’ordine sociale si limiti a questo caso particolare: ciò equivarrebbe a farsi ingannare dall’abitudine di distinguere fra «sacro» e «profano», distinzione che, diciamolo ancora una volta, non esiste ed è anzi priva di senso nelle società strettamente tradizionali. Quanto abbiamo detto del carattere «rituale» che in esse riveste tutta l’attività umana lo spiega a sufficienza […] nulla di stupefacente dunque che l’anonimato vi sia di regola, perché ciò rappresenta la vera conformità a quell’«ordine» che l’artifex deve cercare di realizzare il più perfettamente possibile in tutte le sue opere. A questo punto si potrebbe sollevare una obiezione: se il mestiere deve essere conforme alla natura di colui che lo esercita, l’opera prodotta, abbiamo detto, esprimerà necessariamente questa natura, e potrà esser riguardata come perfetta nel suo genere, o costituente un «capolavoro», quando la esprimerà in maniera adeguata; orbene, la natura in questione è l’aspetto essenziale dell’individualità, cioè quello che si definisce mediante il «nome»: non si tratta forse di qualcosa che pare andare direttamente al rovescio dell’anonimato? Per rispondere bisogna anzitutto fare osservare che, a dispetto di tutte le false interpretazioni occidentali su nozioni come quelle di Moksha e di Nirvâna, l’estinzione dell’«io» non è in alcun modo una annichilazione dell’essere, ma al contrario essa implica una specie di «sublimazione» delle sue possibilità (diversamente, osserviamolo di sfuggita, la stessa idea di «resurrezione» non avrebbe alcun senso); senza dubbio l’artifex che si trova ancora nello stato individuale umano non può che tendere verso una simile «sublimazione», ma il fatto di conservare l’anonimato sarà appunto per lui il segno di questa tendenza «trasformante» [ è ciò che esprime matematicamente Florenskij …] Se ora passiamo all’altro estremo, quello rappresentato dall’industria moderna, vediamo che l’operaio vi è sì altrettanto anonimo, ma perché ciò che egli produce non esprime niente di lui stesso ed in realtà non è neanche opera sua, essendo puramente «meccanica» la funzione che egli svolge in tale produzione. In definitiva, l’operaio come tale non ha in realtà alcun «nome», perché, nel suo lavoro, egli non è che una semplice «unità» numerica senza qualità proprie […] e così, come dicevamo prima, la sua attività non ha più niente di veramente umano, anzi, ben lungi dal tradurre o per lo meno dal riflettere qualcosa di «sopraumano», essa è ridotta all’«infraumano», nel quale ambito essa tende verso il grado più basso, cioè verso una modalità tanto quantitativa, quanto è possibile realizzarla nel mondo manifestato. […] Se ci si chiede che cosa diventi l’uomo in tali condizioni, vediamo che, a causa della sempre più accentuata predominanza in lui della quantità sulla qualità, egli è per così dire ridotto al suo aspetto sostanziale, […] egli è dunque realmente «anonimo», ma nel significato inferiore del termine. […] questa «confusione» nella molteplicità quantitativa corrisponde ancora, per inversione, alla «fusione» nell’unità principiale. In quest’ultima l’essere possiede tutta la pienezza delle sue passibilità «trasformate», cosicché si può dire che la distinzione, intesa in senso qualitativo, vi è spinta al massimo grado, pur essendo contemporaneamente sparita qualsiasi separazione. Nella quantità pura, al contrario, la separazione è al massimo perché ivi risiede il principio stesso della «separatività», […] ma contemporaneamente, data la sua sempre maggiore indistinzione qualitativa in seno alla «massa», egli tende veramente a confondersi in essa. La parola «confusione» è qui tanto più appropriata in quanto evoca la indistinzione tutta potenziale del «caos», […] ove tutto è in potenza e niente è in atto, cosicché il termine ultimo, se lo si potesse raggiungere, sarebbe una vera «dissoluzione» di quanto nell’individualità vi è di realtà positiva [ e qui si vede bene la negazione dei gesti rituali che sono il supporto di qualsiasi realizzazione, radicalmente negata ]; e, proprio in virtù dell’estrema opposizione esistente tra l’una e l’altra, questa confusione degli esseri nell’uniformità appare come una sinistra e «satanica» parodia della loro fusione nell’unità. “

Tratto da Il regno della quantità e i segni dei tempi di René Guénon

Fonte: Scienza Sacra, Biblioteca di testi e studi tradizionali
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Documentario sulla città di Civitavecchia su Rai2

Un bellissimo reportage della trasmissione di RAI2 "Sereno Variabile" di Osvaldo Bevilacqua sulla nostra Città che ha saputo cogliere il meglio di Civitavecchia: storia, monumenti, vita comunitaria, gastronomia e tanto altro.


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4 aprile 2016

Comunicato: La memoria della Città non è un pesce d'aprile


Sabato 2 Aprile il Comitato 14 Maggio si è dato appuntamento in via Mazzini per l’intervento di pulizia e cura del decoro avente per oggetto il Monumento alle Vittime – civili - dei Bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia.
In vista dell’anniversario tra circa un mese dell’ << Immane Tragedia >>, così come riporta la dicitura sulla lapide commemorativa, i volontari del Comitato hanno dedicato una mattinata a ripulire l’intero piazzale antistante il Monumento, curando e annaffiando i fiori già esistenti nei vasi della piazzetta e piantandone altri in quelli in cui, per ragioni di incuria, non ce n’erano più.
Notiamo con soddisfazione che, a seguito dei passati appelli del Comitato, il Monumento gode oggi di maggiore considerazione nonostante questo non evita che esso cada periodicamente nel degrado o che venga avvolte usato come parcheggio per biciclette e passeggini.
L’attività di cura del Comitato 14 Maggio, verso il Monumento in questione, vuole essere un esercizio al dono disinteressato di se  coltivando allo stesso tempo il legame intergenerazionale nonché la memoria della Città attraverso il rispetto di un impegno concreto che ci si è assunti.
Il Comitato 14 Maggio si congratula, inoltre, con gli autori del pesce d’aprile consistente nella notizia del ritorno della statua denominata “bacio del mare” o “resa incondizionata”, raffigurante un marinaio americano. Si, perché ogni prospettiva di ritorno di quella statua, al di là del suo improbabile valore artistico, non può che essere affrontata con lo spirito del pesce d’aprile.  Vi immaginate, rispettando le proporzioni, le risate che provocherebbe a Dresda la possibilità del posizionamento di una statua raffigurante le truppe britanniche?











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Comitato 10 Febbraio

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Movimento per la Vita - Civitavecchia