La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

29 dicembre 2016

Massacro Wounded Knee, 29/12/1890

Eddie Plenty Holes, un Sioux fotografato nel 1899
Riportiamo di seguito un breve passo riferito al massacro di “Wounded Knee” (nel quale persero la vita 144 indiani, di cui 44 donne e 16 bambini) nel ricordo di una popolazione sterminata brutalmente dall’esercito statunitense. Una falcidiazione di cui si parla troppo poco…

Chankpe Opi, nella lingua dei Sioux Oglala, vuol dire “ginocchio ferito”. “Wounded Knee”, nella lingua degli invasori. E’ il nome di un torrente del South Dakota.
E’ il 29 dicembre 1890. In una piana coperta di neve, poche miglia a ovest del torrente, l’esercito degli Stati Uniti uccide a colpi di cannone centocinquanta Sioux, quasi tutti disarmati, in gran parte donne e bambini. I soldati se ne vanno, i cadaveri rimangono a cielo aperto, i feriti che riescono ad allontanarsi muoiono assiderati.
Gli ufficiali responsabili della strage sono ricompensati con venti medaglie al valore militare. Lo scrittore L. Frank Baum, autore de Il Mago di Oz, applaude al massacro e scrive: “La nostra sicurezza dipende dallo sterminio totale degli indiani. Dobbiamo cancellare dalla faccia della terra queste creature non addomesticate né addomesticabili”.

Quel giorno del 1890 i Sioux furono uccisi perché danzavano. Ballavano la “danza degli spiriti”, un rituale sacro diffuso in tutto il West dal profeta Wovoka, della tribù dei Paiute.  Due anni prima, durante un’eclisse di sole, Wovoka aveva avuto una visione. Il Grande Spirito gli aveva mostrato una terra di sogno, ricca di vegetazione e piena di selvaggina. Wovoka aveva incontrato i suoi antenati, parlato con loro, giocato e scherzato insieme a loro. Il Grande Spirito gli aveva detto: “Torna dal tuo popolo e raccontagli quello che hai visto. Danzate tutti insieme, danzate, predicate la pace e l’armonia. Questa terra è per voi e per i bianchi, ditelo anche a loro.”  La danza era un rituale non-violento, danzando si accettava l’invito in quel nuovo mondo di concordia e prosperità. Solo che, passando da una tribù all’altra, la ”danza degli spiriti” si era trasformata. Per i Sioux, il compiersi della profezia comprendeva l’allontanamento degli invasori. La danza avrebbe reso gli indumenti invulnerabili, a prova di proiettile. Vista l’inutilità delle loro armi, gli americani avrebbero rinunciato a ogni pretesa e sarebbero tornati nell’Est. Speranza e protesta, superstizione e delirio mistico: tutto quanto era rimasto a un popolo ridotto alla fame, costretto a rinunciare al nomadismo e alla caccia.

Gli americani avevano sterminato i bisonti, li avevano uccisi tutti, per le pellicce o per il semplice gusto di farlo, in un’insensata carneficina “sportiva”. Le carcasse erano lasciate a decomporsi nella prateria, migliaia di tonnellate di carne, uno spreco mai visto prima, incomprensibile agli indiani. La fine di un’antica economia di sussistenza. Si calcola che in pochi anni furono uccisi quasi quattro milioni di bisonti.  Nel frattempo, recinzioni e concessioni minerarie avevano – letteralmente – tolto l’erba da sotto i piedi degli indiani. Cavallo Pazzo era morto nel ’77, l’epoca delle rivolte e della resistenza armata volgeva al termine e il governo segregava le tribù nelle riserve, definitivamente. Toro Seduto era stato ucciso appena due settimane prima, insieme al figlio Zampa di Corvo. Restava solo la “danza degli spiriti”. 
I danzatori si muovevano in cerchio, saltavano, cantavano, urlavano, toccavano vette di estasi e perdita della coscienza. Gli americani non capivano quelle movenze, ne erano terrorizzati, orripilati. Credevano fosse una danza di guerra. Paranoia e malafede facevano interpretare ogni gesto come messaggio in codice, segnale di rivolta, istigazione ad attaccare. Gli americani si aspettavano di vedere spuntare, da un momento all’altro, armi nascoste chissà dove. Fermatevi, smettetela, mi fate girare la testa, mi fate paura, fermatevi, non vi capisco, fermatevi o dò l’ordine di sparare!

Tra il 28 e il 29 dicembre 1890 il 7° Cavalleria, agli ordini del colonnello George A. Forsyth, intercettò e radunò più di trecento Sioux guidati da capo Grande Piede. Gli indiani sospettavano che Forsyth volesse caricarli su un treno e deportarli a Omaha, Nebraska, quasi seicento chilometri più a est. Come se l’esercito italiano decidesse, da un giorno all’altro, che dieci-quindici famiglie di Siena vanno spostate a Crotone, subito, è un ordine, salite sull’interregionale senza fare storie.  In realtà pare che Forsyth, dopo avere radunato e disarmato i Sioux, non sapesse bene che fare. Secondo altri osservatori, invece, c’era fin da subito l’intento di compiere una strage, o almeno la propensione a compierla: tredici anni prima, a Little Big Horn, Cavallo Pazzo e Toro Seduto avevano sconfitto e umiliato proprio il 7° Cavalleria, allora comandato da un altro “George A.”, il tenente colonnello Custer. Forse c’era voglia di chiudere i conti.  “Chiudere i conti”? Vendicare una sconfitta limpida, subita sul campo di battaglia, con un massacro vigliacco di civili inermi? Sì, certo, perché Little Big Horn non era considerata una sconfitta, ma un oltraggio alla civiltà. Come cantava Johnny Cash: “Non la chiamano vittoria indiana / ma sanguinoso massacro / Forse ci sarebbe stato più entusiasmo / se noi indiani avessimo perso.” (“Custer”, dall’album Bitter Tears, 1964).

Accadde tutto molto in fretta. I Sioux erano stanchi, infreddoliti e nervosi, fermi e tenuti sotto tiro da tante, troppe ore.
Qualcuno di loro cominciò a danzare. Altri seguirono l’esempio. 
Gli americani si agitarono. L’ordine di smettere di danzare rimase inascoltato. Forsyth fece puntare contro la piccola folla quattro cannoni Hotchkiss.
Al margine della scena un ragazzo, Coyote Nero, teneva in mano il fucile che era riuscito a nascondere il giorno prima. Un soldato cercò di strapparglielo di mano. Scoppiò un tafferuglio.  Proprio in quel momento lo sciamano Uccello Giallo, che guidava la danza, gettò in aria una manciata di polvere. Era parte del rituale, ma ai soldati sembrò un ordine di attacco.  I cannoni fecero fuoco. 
Dissolvenza.

fonte: Wuming Foundation (via C. S. Aurhelio)


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20 dicembre 2016

Comunicato: Una mozione per la valorizzazione del Monumento ai caduti civili sotto i bombardamenti

In linea con quanto è stato dichiarato in Aprile del presente anno, il Comitato 14 Maggio ha messo a punto una mozione ad hoc attraverso la quale sollecita le autorità comunali civitavecchiesi di spostare il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, attualmente situato in via Mazzini, sulla parete posteriore della Cattedrale. Ricordiamo che il Monumento in questione consiste in una lastra di marmo riportante i nomi delle vittime civili che hanno perso la vita durante gli attacchi aerei anglo-americani su Civitavecchia. I bombardamenti furono ben 86 protrattasi dal 14 maggio 1943 al giugno 1944, numero che da solo può far intuire come l’obiettivo non fu solo la semplice infrastruttura strategica.

La mozione, che è stata presentata ufficialmente all'Assessore alla Cultura, Vincenzo D'Antò, parte dalla premessa che << Lastra Commemorativa non gode della visibilità che merita un monumento a ricordo degli eventi più tragici che abbiano mai investito la città di Civitavecchia dalla sua fondazione >> e che pertanto <<nella sua collocazione attuale, non è inserito armoniosamente all'interno del tessuto urbano>>.
L'ordine del giorno sottolinea quindi come << il Monumento dovrebbe essere, per la sua importanza, generatore di centralità per la Città, presupposto di riconoscibilità per lo spirito comunitario, cuore simbolico e formale della comunità>> proponendo infine alle autorità locali di << valutare concretamente la possibilità di spostamento della Lastra Commemorativa delle Vittime dei Bombardamenti, attraverso un apposito progetto volto a conferire al Monumento la centralità che merita >> non senza però coinvolgere gli attori locali.

A tal proposito il Comitato 14 Maggio ha già pronta una proposta progettuale, con il contributo e la consulenza di professionisti del settore, che prevede la collocazione del Monumento presso un punto più centrale della città. La proposta progettuale verrà sottoposta all'attenzione della giunta comunale di cui auspichiamo un valido riscontro.

E' tempo di ridare dignità al Monumento delle vittime dei bombardamenti.

Comitato 14 Maggio

ORDINE DEL GIORNO

Proposta di mozione

Proposta di spostamento e valorizzazione del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti.

VISTO
- che la Curia Vescovile di Civitavecchia ha sollecitato diverse volte lo spostamento della Lastra
Commemorativa, parte del Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, collocata sulla parete
posteriore della Cattedrale;
- che la Lastra Commemorativa non gode della visibilità che merita un monumento a ricordo degli
eventi più tragici che abbiano mai investito la città di Civitavecchia dalla sua fondazione;
- che il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, nella sua collocazione attuale, non è inserito
armoniosamente all’interno del tessuto urbano;

CONSIDERATO
- che il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti dovrebbe essere, per la sua importanza,
generatore di centralità per la Città, presupposto di riconoscibilità per lo spirito comunitario, cuore
simbolico e formale della comunità;

PROPONENDO
- di valutare concretamente la possibilità di spostamento della Lastra Commemorativa delle Vittime
dei Bombardamenti, attraverso un apposito progetto volto a conferire al Monumento la centralità che
merita;
- di coinvolgere nel progetto tutti i soggetti potenzialmente interessati, a partire dai parenti delle
Vittime i cui nomi sono riportati sulla Lastra, le scuole e le associazioni del territorio, al fine di far
partecipe la cittadinanza e ricordare in prossimità dell’anniversario del 14 Maggio, la tragedia
riversatasi sopra la Città;

AUSPICANDO
- di ottenere il consenso dell’intero Consiglio Comunale;

SI IMPEGNA L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
- condividere il testo della presente mozione;
- valutare concretamente, attraverso tutte le azioni necessarie, la possibilità di spostamento del
Monumento alle Vittime dei Bombardamenti al fine del conferimento della sua centralità nella vita
sociale della Città;
- Coinvolgere nel progetto tutti i soggetti potenzialmente interessati, a partire dai parenti delle Vittime
i cui nomi sono riportati sulla Lastra, gli alunni delle scuole e le associazioni del territorio;

Il Responsabile del Comitato 14 Maggio
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19 dicembre 2016

Comunicato: 18° anniversario del gemellaggio tra Civitavecchia e Betlemme

Il 19 Dicembre ricorre l'anniversario del gemellaggio tra Civitavecchia e la città palestinese di Betlemme. Un evento che, data la vicinanza alle feste natalizie ed essendo Betlemme il luogo dove nacque il Nostro Signore Gesù Cristo, passa spesso inosservato confondendosi nel panorama degli eventi religiosi in vista del Natale. Il Comitato 14 Maggio, in omaggio a tale data, desidera ripercorrere i momenti più importanti nelle relazioni tra Civitavecchia con il popolo palestinese così come gli eventi che hanno portato le strade delle due città ad incrociarsi, a partire dalla firma che ne ha sancito il gemellaggio.

- Il gemellaggio tra Civitavecchia e Betlemme, dunque, risale al 1998 durante la visita ufficiale di Yasser Arafat in Italia, in occasione della quale fu conferita al leader palestinese la cittadinanza onoraria. A ridosso fu avviato il "progetto Palestina", tramite il quale sono stati inviati aiuti umanitari, in particolare a Beirut, dove sono presenti tutt'oggi numerosi campi profughi palestinesi. 

- Nel 2002, durante la Seconda Intifada e l'occupazione di Betlemme da parte dall'entità di occupazione sionista, che si tradusse nell'assedio della Basilica della Natività, in segno di solidarietà con il popolo Palestinese Civitavecchia denomina con il nome di Betlemme una piazza alla marina. L'evento avvenne in presenza, oltre che delle autorità civili e religiose locali, anche dell'allora Rappresentante della Palestina in Italia, Nemer Hammad, che per l'occasione dichiarò: << Qui a Civitavecchia  festeggiamo anche la fine dell'assedio della chiesa della Nativita', un momento importante per noi e per voi. Su questo mare che ci unisce, su questo mare che ci dice che apparteniamo alla stessa civilta', ci troviamo uniti nella speranza che, come i tanti che vedo davanti a me, anche i nostri bambini, nati sotto un'occupazione come i loro padri, possano trovare nella loro vita un cammino di pace e di speranza'>>

Basilica della Natività
- Nel 2013, la cooperazione continua, e su iniziativa del commissario straordinario della ASL Roma F di allora furono avviati progetti di collaborazione sanitaria tra Civitavecchia e la Terra Santa, con tanto di Ambasciatori rispettivamente dello Stato di Palestina e della Lega Araba, insieme a medici palestinesi, venuti a Civitavecchia per partecipare ad un apposito convegno. Poco conosciuto è il fatto che durante la cerimonia finale del convegno, fu siglato un Patto di Amicizia tra Civitavecchia e un'altra città palestinese, Baka al Gharbiyya, con la promessa che sarebbe seguito da li a poco un altro gemellaggio. A distanza di anni il proposito non è stato ancora rispettato. 

- Nel 2014, viene organizzata dal Comune di Civitavecchia, insieme alla ASL Roma F, e dall'associazione Uniti per Unire una raccolta farmaci per i bambini palestinesi di Gaza.

- Nel 2015 un'iniziativa solidaristica promossa dal Coordinamento di Soccorso per il popolo Palestinese, in collaborazione con la Comunità Solidaristica Populi, ha promosso una raccolta farmaci a favore dei rifugiati palestinesi del campo profughi di Burj Al-Baraineh, in Libano, iniziativa alla quale hanno risposto positivamente molti civitavecchiesi. 
 
Ad oggi, le iniziative Comunali che abbiano per oggetto la valorizzazione del gemellaggio tra la città di Betlemme e Civitavecchia sono praticamente nulle. Tale evoluzione dei rapporti con la città palestinese non può che rammaricarci se consideriamo anche la grave emergenza umanitaria che continua ad interessare lo Stato di Palestina e l'importanza storica e spirituale di Betlemme. Sul sito istituzionale delle autorità del Pincio, inoltre, manca qualsiasi informazione circa la storia di collaborazione tra la nostra città e la cittadina della Cisgiordania, mentre la piazzetta che porta il nome di "Betlemme" è oggi priva di qualsiasi targa che ne indichi il nome e ne ricordi le circostanze in cui venne denominata. L'unica autorità che continua ad omaggiare tale prestigioso gemellaggio è la Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia, in collaborazione con la Comunità Mondo Nuovo, che ogni anno organizzano eventi appositamente dedicati con una processione natalizia, giunta alla XX edizione, in onore del gemellaggio tra la nostra città e la città di Betlemme.

Ripercorrendo la storia dei rapporti bilaterali tra Civitavecchia e Betlemme il Comitato 14 Maggio desidera riportare in auge il gemellaggio con una città simbolicamente importante, non solo grazie al Cristianesimo ma anche per il concetto di libertà in senso lato. Un gemellaggio che, data l'asimmetria tra le due città, non può che interpretarsi in un impegno assunto da parte di Civitavecchia di sostenere e aiutare Betlemme, che si trova in una situazione di conflitto permanente. Auspichiamo, pertanto, al più presto un interessamento delle autorità Comunali a voler rivalorizzare i rapporti con la città di Betlemme.
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13 dicembre 2016

Una leggenda sull'abete di Natale


In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta neve. Il ragazzo si sentì assalire dall’angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.

Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco; l’albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino. La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.

In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato come simbolo del Natale e, da allora, in tutte le case, viene addobbato e illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.

Fonte non specificata (fonte pagina FB frate indovino) (via Centro Studi Aurhelio).


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8 dicembre 2016

Concerti di Natale della Filarmonica di Civitavecchia




Domenica 11 Dicembre dalle 19:30 alle 21, presso la Cattedrale.
6° edizione della rassegna "Note di Natale" organizzato dal Coro della Filarmonica di Civitavecchia.
I cori partecipanti saranno:
- Coro Ottava Nota diretto M.Mattucci
- Coro Santa Monica diretto M.Cangialosi





Mercoledì 14 Dicembre alle ore 21 presso il Teatro Comunale Traiano.
Orchestra sinfonica della Filarmonica di Civitavecchia, Direttore Sig. Piero Caraba.
Distribuzione coupon d'ingresso gratuiti martedì 13 dicembre presso l'atrio della sala conferenze della Biblioteca Comunale, sita in piazza Calamatta.







La Filarmonic di Civitavecchia è un'associazione culturale nata nel 2002. Il coro fu fondato nel 1995. L'orchestra giovanile nacque nel 2006. L'orchestra sinfonica ha debuttato nel 2010.

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7 dicembre 2016

«Eccomi, manda me» | Lectio Divina di Avvento, venerdì 9 Dicembre

Venerdì 9 dicembre, alle ore 21, presso la rettoria della Santissima Concezione al Ghetto di Civitavecchia, si svolgerà la Lectio Divina di Avvento promossa dalla Consulta di pastorale giovanile.
L'incontro, dal titolo «Eccomi, manda me» (Is 6,8), vedrà la riflessione di don Federico Boccacci, vicario episcopale per la pastorale e sarà il primo di quattro incontri a carattere vocazionale che continueranno nel tempo di Quaresima.
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Comitato 10 Febbraio

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