La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

29 marzo 2016

Civitavecchia tra Impero, Papato e Campidoglio | 31 Marzo


Segnaliamo la conferenza "Civitavecchia tra Impero, Papato e Campidoglio" a cura di Flavia Minoia, ricercatrice in storia medievale presso il Dipartimento di Storia dell'Università di Tor Vergata.
L'evento, che si terrà Giovedì 31 Marzo alle 17:30 in Piazza Leandra 5, fa parte del ciclo di conferenze organizzate dall'Associazione Archeologica Centumcellae in collaborazione anche con Società Storica Civitavecchiese.

Nella foto "Guelfi e Ghibellini".
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Le radici sono un capitale inestimabile | Antoine de Saint-Exupéry

Quell'anno morì colui che regnava a est del mio impero. Colui che io avevo aspramente combattuto, comprendendo dopo tante lotte che mi appoggiavo a lui come a un muro. Ricordo ancora i nostri incontri. Si piantava nel deserto una tenda color porpora, che rimaneva vuota, e noi ci recavamo entrambi sotto questa, mentre i nostri eserciti restavano separati poiché è pericolosa la mescolanza degli uomini. La folla vive solo nel suo ventre. Tutte le dorature si scrostano. Così essi ci guardavano con invidia e siccome facevano assegnamento sulle loro armi non si lasciavano prendere da una facile commozione. Aveva ragione mio padre quando diceva: <<Non devi incontrare l'uomo in superficie ma al settimo piano della sua anima, del suo cuore e della sua mente. Altrimenti se vi cercherete negli impulsi più volgari, finirete per versare sangue inutilmente >>.


Perciò io l'avevo compreso e lo incontravo disarmato e murato in un triplice bastione di solitudine. Ci sedevamo sulla sabbia, l'uno di fronte all'altra. Non so chi di noi due fosse allora il più potente. Ma in quella solitudine sacra la potenza diveniva moderazione. Poiché le nostre gesta scuotevano il mondo, ma noi le moderavamo. Discutevamo allora di pascoli << Ho venticinque mila bestie che muoiono di sete >>, diceva. << Dalle tue parti è piovuto >>.

Ma io non potevo tollerare che portassero da noi le loro usanze straniere e il dubbio che fa marcire. Come potevo accogliere nelle mie terre quei pastori di un altro universo? E gli rispondevo: <<Ho venti-cinque mila bambini che devono imparare le loro preghiere e non quelle altrui, perché altrimenti non avranno forma...>>. E le armi decidevano le controversie tra i nostri popoli. Noi eravamo simili a due maree che vanno e vengono. E se nessuno di noi avanzava, benché premessimo con tutte le nostre forze contro l'avversario, ciò significava che eravamo all'apogeo, avendo rafforzato il nostro nemico con la sua sconfitta. << Tu mi hai vinto, perciò sono io il più forte>>.

Non che io disprezzassi la sua grandezza, né i giardini pensili della sua capitale, né i profumi dei suoi mercanti, né la fine oreficeria dei suoi cesellatori, né le sue grandi dighe per le acque. L'uomo inferiore inventa il disprezzo, perché la sua verità esclude le altre.

Ma noi che sapevamo che le verità coesistono, non pensavamo certo di sminuirci riconoscendo quella dell'altro, benché essa fosse il nostro errore. Il melo, che io sappia, non disprezza la vite, né la palma il cedro. Ognuno si aggrappa al più forte, ma non confonde le proprie radici. E salva così la sua forma e la sua essenza poiché si tratta di un capitale inestimabile che non si deve imbastardire.

Tratto da Cittadella, di Antoine de Saint-Exupéry
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19 marzo 2016

L'arte del Mosaico | A Civitavecchia il 24 Marzo


Segnaliamo la conferenza sulla splendida arte del "Mosaico" a cura del laureando in Archeologia, Nico Cirotto.

L'evento, che si terrà Giovedì 24 Marzo alle 17:30 in Piazza Leandra 5, fa parte del ciclo di conferenze organizzate dall'Associazione Archeologica Centumcellae in collaborazione anche con Società Storica Civitavecchiese.

Nella foto un mosaico del pavimento dei cubicula presso le Terme Taurine.

Fonte foto: canino.info
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18 marzo 2016

Rappresentazione della Passione alle Terme Taurine

Nello splendido scenario delle Terme Taurine a Civitavecchia torna anche quest’anno a cura della Pro Loco di Civitavecchia la rappresentazione della Passione.

Con “Il Volto dell’Uomo” si vuole raccontare il processo a Gesù. Agli attori protagonisti, che rappresentano le persone che hanno rivestito un ruolo fondamentale nella vita di Gesù Cristo, è data la possibilità di spiegare, a distanza di anni, i sentimenti e le ragioni delle loro azioni confrontandole con i comportamenti, le debolezze e le paure dell’intero genere umano.  Ancora oggi, con la propria indifferenza, l’egoismo e la violenza, l’uomo condanna e crocifigge ogni giorno Gesù tradendolo nei suoi insegnamenti.

L’intera manifestazione vedrà la partecipazione di attori e comparse della stessa Pro Loco e di altre compagnie teatrali, oltre alla collaborazione con diverse realtà associative di Civitavecchia.

L’appuntamento è per stasera, venerdì 18, e sabato 19 marzo dalle ore 17,30 alle 21,00.





Fonte: UNPLI




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16 marzo 2016

Presenze templari in Civitavecchia

Servizio esclusivo di Sara Fresi 
Articolo pubblicato il 16 Febbraio 2016 su lacivettadicivitavecchia.it

Intervista a Vincenzo Valentini sulla Via Francigena ed i suoi diverticoli

Vicenzo Valentini, classe 1953, nato a Civitavecchia, vive e lavora a Tuscania. Studioso e ricercatore, sin dagli inizi, di Storia antica ed etruscologia, negli anni ha affinato la passione per la storia dell'Ordine dei Cavalieri Templari e del Medioevo. E' socio della Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani (dal 1985) e Segretario Nazionale della medesima (dal 1988). Nel 1992 ha fondato la casa editrice Edizioni Penne & Papiri; nell'anno giubilare del 2000 è nato il periodico quadrimestrale di studi medievali "Cronache Medievali" (edito dalla medesima), ed egli ne è Direttore Responsabile. Inoltre, Socio onorario della "Corporazione Arcieri Storici Medievali" (dal 2005) e Presidente del Centro Studi "L'Unicorno", con sede sempre a Tuscania (dal 2011). Già autore di libri e di numerosi articoli storici-scientifici sull'Ordine dei Cavalieri Templari, ha rilasciato un'intervista alla nostra Redazione, al fine di diffondere oltremodo la conoscenza di detto Ordine sul nostro territorio.

1) Ci sono presenze templari nel territorio di Civitavecchia? Se sì, quali sono? 

Certamente, si tratta di due Chiese: quella di Santa Maria, nel centro abitato, e quella di San Giulio (in epoca successiva conosciuta anche come Sant’Egidio, quando passò ai Cavalieri di Malta), nei pressi delle Terme di Traiano, lungo la strada che conduce ai Monti della Tolfa.

2) Quali documenti attestano la presenza dell'Ordine dei Templari su questo territorio? 

Entrambe le Chiese sopra citate figurano negli atti del processo contro i Templari, tenuto nello Stato Pontificio dall’ottobre 1309 al luglio 1310. Nei documenti è specificato che le medesime appartenevano all’Ordine.

3) Quale funzione ebbe il Porto di Civitavecchia rispetto alla presenza di detto Ordine? 

Non esiste documentazione in merito. Analizzando la presenza templare in altri Porti del Mediterraneo, si può ragionevolmente supporre che i templari utilizzassero quello di Civitavecchia per il trasporto di tutto il materiale necessario (viveri, armi, cavalli, denaro, ognialtro tipo di merce), oltre naturalmente ai Cavalieri, per sostenere la guerra in Terra Santa e nella Penisola iberica. In genere la rete capillare delle proprietà templari convogliava la produzione all’insediamento principale da cui dipendevano; da qui veniva indirizzata ai Porti per il successivo invio nelle zone di combattimento. Il Lazio settentrionale dipendeva dalla Chiesa di Santa Maria in Carbonara di Viterbo e probabilmente Civitavecchia era il suo punto di riferimento per le spedizioni.

4) Quali erano i compiti principali dei Templari (in generale) e, in particolare, di quelli stanziati a Civitavecchia?

Il compito principale dell’Ordine era quello della difesa dei Luoghi Santi e delle strade che vi convergevano. Dal momento che non esiste documentazione a proposito si può supporre che i Templari di Civitavecchia scortassero i pellegrini durante il viaggio in nave (navi spesso di proprietà dell’Ordine stesso) e successivamente lungo il percorso, attraverso i Monti della Tolfa, fino alla Cassia, passando per la Chiesa di San Giulio.

5) Per quale motivo l'Ordine dei Templari gestiva una struttura fuori dal centro abitato (ad oggi
sono visibili i resti del Campanile della Chiesa di S. Giulio)?

La Chiesa di San Giulio si trovava, come già accennato, lungo il diverticolo che univa la Via Francigena/Cassia al Porto di Civitavecchia e funzionava come tappa presso cui i pellegrini potevano rifocillarsi prima di riprendere il viaggio. Inoltre detta Chiesa aveva dei terreni nei dintorni, che venivano lavorati e sfruttati dai servitori dell’Ordine. I documenti del processo suddetto citano, a questo proposito, il nome di Vivolo di Villa Sancti Justini, che svolgeva le mansioni di agricoltore proprio a San Giulio.

6) Nell'area tra Viterbo e Roma ci sono altri edifici e strutture appartenute all'Ordine?

La presenza templare nel nord del Lazio è ben documentata dagli atti del processo, che in parte
si svolse a Roma e Viterbo. Da questi ultimi risultano le seguenti proprietà:
Roma: Santa Maria in Aventino (ora del Priorato)
Viterbo: Santa Maria in Carbonara
Bagnoregio: Santa Maria in Capita
Valentano: Santa Maria del Tempio (rudere)
Montefiascone: San Benedetto di Burleo (scomparsa)
Vetralla: San Biagio (scomparsa)
Tuscania: San Savino (rudere)
Marta: Santa Maria di Castellaraldo (restaurata)
Tarquinia: San Matteo (scomparsa)
Civitavecchia: Santa Maria (scomparsa)
Civitavecchia: San Giulio (ne resta solo il Campanile)
Castel Campanile (Ceri): Chiesa di San Lorenzo (rudere?)


Viene inoltre ipotizzata l’appartenenza all’Ordine del Tempio della Chiesa di Santa Maria a Sutri. Altra presenza documentata è quella di un castellano templare, fra’ Paolo, che ricoprì tale carica per conto del Papa a Cencelle e Montecocozzone, nel 1290; nella Rocca di Vulci e Castel Ghezzo, nel 1293.

7) In che modo fornivano aiuto e sostentamento ai pellegrini diretti nelle tre Peregrinationes
Maiores?

Come già accennato sopra, la missione dell’Ordine del Tempio era quella di difendere i Luoghi Santi e le strade che vi convergevano, oltre naturalmente i pellegrini che le percorrevano. Molti insediamenti templari, per questo motivo, si trovano lungo i tracciati delle Vie di pellegrinaggio (Francigena e Cammino di Santiago principalmente), fornendo scorta armata contro i pericoli del viaggio o luoghi di sosta, dove riposare durante il cammino.

8) Sul nostro territorio vi era l'afflusso di Pellegrini?

Vista la posizione strategica di Civitavecchia, sicuramente i medesimi sono passati per il Porto e per la strada verso i Monti della Tolfa, specialmente nell'anno 1300, in occasione del primo Giubileo. Non abbiamo però notizie più precise al riguardo, perché le fonti documentali disponibili non forniscono ulteriori elementi per fare un quadro esatto della situazione a Civitavecchia e nei dintorni: mancano infatti i nomi di eventuali personaggi, la quantità delle persone in transito, i periodi di passaggio, le direzioni prese (se da Civitavecchia o verso Civitavecchia)

9) Cosa ne pensa del progetto dell'Associazione Culturale "La Civetta di Civitavecchia" di sensibilizzare le Amministrazioni del territorio al fine di inserire quel tracciato, che collega Civitavecchia con Viterbo, un tempo meta di pellegrini e anche mercanti, all'interno del Progetto Europeo delle Vie Francigene?

A premessa della risposta, è nostro piacere informarla che mesi fa intrapresi alcune ricerche riguardo la figura dell'Arcangelo Michele. Successivamente, cercai di approfondire alcuni aspetti relativi all'Assimilazione, anche sotto l'aspetto culturale e sociale, di alcune caratteristiche Micaeliche da parte di popolazioni celtiche e germaniche. Dopo altre ricerche venni a conoscenza che nell'area dei Monti della Tolfa erano presenti toponimi germanici ed anche longobardi ed un sito di Culto Micaelico. Affrontai alcune letture di ricercatori e studiosi della Via Francigena che mettevano in rapporto la Strada, o meglio, i vari collegamenti stradali della Via Francigena, con quei percorsi effettuati dai Longobardi. Solo successivamente sfiorai il discorso dei Templari, in quanto venni a conoscenza del fatto che era un Ordine che, tra le varie funzioni, dava ospitalità ed assistenza ai Pellegrini diretti a Roma, Santiago di Compostela e Gerusalemme. Rispetto a quanto brevemente accennato, come Associazione Culturale abbiamo lanciato (già da alcuni mesi), un appello rivolto prima alla cittadinanza, ma anche appunto alle Amministrazioni per renderle partecipi di questi studi e della possibilità di inserire il tracciato suddetto al già esistente Circuito Europeo delle Vie Francigene. Al plurale (Vie Francigene), in quanto, a seguito di ulteriori ricerche, sono venuta a conoscenza anche del fatto che al suo interno vi sono percorsi, tracciati e strade secondarie di vario tipo (Cammino di Santiago, Strada dell'Angelo o Cammino Micaelico, Via Romea, Francigena del Sud, ecc...). Tutt'ora ci sono Amministrazioni che, forti della presenza dei Longobardi, dei siti micaelici e dei templari sui loro territori, hanno riscoperto i loro tracciati entrando a far parte del suddetto Circuito.

Il discorso è complesso perché non esiste un unico tracciato della Via Francigena, ma numerosi percorsi che si sono affiancati ed intersecati tra loro nel corso dei secoli a causa delle modificate condizioni meteorologiche, politiche, militari. È certo comunque che nel Lazio settentrionale la Via Francigena si sovrappose quasi per intero (tranne piccole varianti) al tracciato dell’antica Via consolare Cassia. Da questa Via (o vie) principale, poi, si snodavano percorsi minori di collegamento (in termine tecnico “diverticoli”), che univano la strada di pellegrinaggio con città importanti, porti marittimi o fluviali, al punto di ottenere una imponente rete viaria ramificata. Civitavecchia non si trovava sul percorso della Via Francigena/Cassia, ma costituiva il punto terminale di uno di questi diverticoli che, partendo da Sutri e passando attraverso i Monti della Tolfa, arrivava in città in prossimità del Porto; da qui i pellegrini provenienti dalla Via Francigena si imbarcavano per Roma e la Terrasanta, oppure sbarcavano per dirigersi appunto verso quella strada. Questo tracciato, che superava il fiume Mignone in località “Passo di Viterbo”, fu percorso da vari inviati papali (tra cui quello dell’Inquisizione di Viterbo contro i Templari), nonché da Papa Innocenzo IV che, nel 1244, per sfuggire dall’Imperatore Federico II, percorse questa strada da Sutri a Civitavecchia per imbarcarsi sulle galee genovesi e raggiungere Genova. Con ogni probabilità, durante il viaggio sostò presso la Chiesa templare di San Giulio. In conclusione, pur non essendoci rapporti diretti fra Civitavecchia e la Francigena, si può ragionevolmente affermare che la città era inserita nella rete viaria secondaria facente capo alla Strada di pellegrinaggio.


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3 marzo 2016

Il valore della civiltà sta nel dono di sè

Così alla sera io cammino a passi lenti tra il mio popolo e tacitamente lo circondo del mio amore. Sono soltanto inquieto per coloro che ardono di una vana luce, per il poeta pieno d’amore per la poesia ma che non scrive il suo poema, per la donna innamorata dell’amore ma che, non sapendo scegliere, non può divenire; tutti pieni di angoscia, poiché sanno che io li potrei guarire di questa angoscia se permettessi loro di fare quell’offerta che esige sacrificio, scelta e dimenticanza dell’universo. Perché il tal fiore esclude innanzi tutto ogni altro fiore. E tuttavia solo a questa condizione esso è bello. Così avviene per l’oggetto dello scambio. E lo stolto che va a rimproverare a quella vecchia il suo ricamo col pretesto che avrebbe potuto tessere qualcos’altro, preferisce dunque il nulla alla creazione. Così cammino e sento salire la preghiera nell’odore dell’accampamento nel quale tutto matura e si forma in silenzio, lentamente, senza quasi che ci si pensi. Il frutto, il ricamo o il fiore, per divenire, è nel tempo che sono immersi.
Durante le mie lunghe passeggiate ho capito che il valore della civiltà del mio impero non riposa sulla qualità dei cibi ma sulla qualità delle esigenze e sul fervore del lavoro. Questo valore non è dato dal possesso, ma dal dono di sé. E’ civilizzato innanzi tutto quell’artigiano che si ricrea nell’oggetto; in compenso egli diviene eterno, in quanto non teme più di morire. Ma quest’altro che si circonda di oggetti di lusso comperati dai mercanti, non ne trae alcun vantaggio se non ha creato nulla, anche se nutre il suo sguardo di cose perfette. Conosco quelle razze imbastardite che non scrivono più i loro poemi ma li leggono, che non coltivano più la loro terra ma si fondano anzitutto sugli schiavi. Contro di loro le sabbie del Sud preparano incessantemente nella loro miseria creatrice le tribù vive che saliranno alla conquista delle loro provviste morte. Non amo chi è sedentario nel cuore. Quelli che non offrono nulla non divengono nulla. La vita non servirà a maturarli, e il tempo per loro fluisce come una manciata di sabbia disperdendoli. Che cosa offrirò a Dio in loro nome?

Antoine de Saint-Exupéry, Cittadella
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Comitato 10 Febbraio

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Movimento per la Vita - Civitavecchia