La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

22 dicembre 2020

Comunicato: Fermiamo l’oltraggio al Monumento degli eroi di tutte le guerre


A due anni di distanza dal centenario della Grande Guerra, Civitavecchia sembra essersi dimenticata del sacrificio dei propri nonni che hanno dato la vita per difendere la patria. Capita di frequente infatti che lo spazio dinanzi al Monumento ai  Caduti di tutte le guerre, opera dello scultore torinese Remo Riva, situato presso il Piazzale degli Eroi, venga utilizzato impropriamente come parcheggio per scooter da parte di comitive di ragazzi.

Che la sensibilità e  il rispetto verso i caduti non siano condivisi proprio da tutti, nemmeno dai più grandi, ce ne eravamo già accorti quando la vecchia amministrazione comunale proprio due anni fa, in pieno Centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, pensò bene di cambiare il nome a Via Piave, nel centro storico.

Noi non vogliamo rassegnarci ai comportamenti oltraggiosi di quanti hanno perso la memoria e il rispetto per i propri antenati. Cogliamo l’occasione, dunque, di lanciare un appello al Sindaco e all'intera amministrazione comunale per attivarsi nella salvaguardia del decoro del Monumento ai Caduti. Il momento particolare dovuto alla pandemia, che spinge sempre più città in Europa a rivedere gli spazi riservati alle auto, potrebbe rappresentare un'occasione per un progetto di più ampio respiro di riqualificazione del Piazzale degli Eroi che implichi una sua intera pedonalizzazione valorizzando tanto il monumento in questione che la facciata della Chiesa Immacolata Concezione adiacente al ghetto.

Il direttivo del Comitato 14 Maggio





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21 dicembre 2020

È sempre più buio prima che sorga il Sole...


È sempre più buio prima che sorga il Sole... Vecchio adagio popolare
, non so dire di che origine, ma che ben si attaglia a questo periodo dell'anno. Quando i giorni divengono vertiginosamente più corti, e le notti più lunghe ed oscure. E si susseguono le Feste della Luce.

Tutte Feste solstiziali. Feste che evocano, più che invocare, la resurrezione del Sole dalle profondità della Notte

San Nicola, Santa Lucia, Natale e le dodici notti incantate che vanno sino all'Epifania... 

Nicola , vescovo di Myra, archetipo cristiano di Santa Klaus, che porta doni , certo, ma che, prima ancora, sconfigge e soggioga il Krampus, demone oscuro dalle fattezze animali. Da allora divenuto suo servitore, che lo accompagna nella notte punendo con la frusta i bambini cattivi. Tradizione che perdura nell'arco alpino, dove le processioni di San Nicola vengono animate da torme di Krampus, con le loro , spesso violente, beffe. 

Santa Lucia , Lussia, dea, ninfa e strega che i Longobardi, calando dalla Scandinavia, portarono nella Valle Padana, e più giù, sino in Campania col Ducato di Benevento. A tratti luminosa e incantevole fanciulla, in altri  vecchia mostruosa - come la Crimilde di Biancaneve - Lussia è tanto la tenebra profonda dell'inverno, quanto la rinascita solstiziale della luce. E Natale, poi, Sol Invictus. E l'Epifania, le Manifestazioni, la festa cristiana più antica, che si è sovrapposta all'antico, e arcano, capodanno egizio... Quando si adornava un albero sempreverde, forse una palma, in onore di Hator. E potremmo aggiungere ancora Santa Barbara che ha a che fare, per tradizione, col fuoco, e Sant'Ambrogio, e San Silvestro, il papa mago che presiede alla fine dell'anno vecchio e prelude al Capodanno. L'inizio di un nuovo ciclo. E che lascia intravvedere dietro il manto pontificale i due volti inquieti di Giano. Il Dio della fine e dell'inizio. Il Dio delle Porte. Che trova un inimmaginabile cugino nel Nonno Inverno dell'Oriente slavo. Lo spirito del Solstizio, giunto con i variaghi che fondarono Kiev, e che porta doni il primo dell 'Anno. 

La luce che rinasce dalla tenebra è archetipo fondante del nostro immaginario. È l' inizio della Genesi, e della Teogonia esiodea. Dove la Luce che sorge dalla Notte è Eros primigenio. Eros che distingue ed ordina le cose indistinte. Che dà origine al Cosmo. 

Perché Eros, nella sua essenza, altro non è che Luce. In Dante, la Luce di Beatrice che invia Virgilio a salvarlo dalla Selva Oscura. E in Catullo 

la Donna amata, Lesbia, viene definita  "mio desiderio di luce". 

Nel microcosmo dell'esistenza si possono leggere i grandi processi cosmici. Una forte passione, che ti coglie, inattesa, in un momento difficile ed oscuro della vita, è, dunque, l'annuncio di un Solstizio. Di una possibile rinascita della luce

Nelle feste solstiziali attendiamo , da bambini, doni. San Nicola, Santa Luvea, Santa Claus, la Befana o i Magi portano balocchi e dolciumi. Soprattutto portano incanto e gioia. Speranza

Sono simboli di un'attesa che resta latente nel nostro animo anche dopo l'infanzia. Dove, come diceva il Pascoli, riposa e sonnecchia pur sempre un fanciullino capace di meraviglia. Basterebbe saperlo ascoltare... 

Andrea Marcigliano 

azionetradizionale.com

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19 dicembre 2020

20 dicembre, Diretta streaming | Concerto di Natale della Filarmonica di Civitavecchia


Si terrà il 20 dicembre alle ore 19 in Cattedrale la nona edizione del concerto “Note di Natale” in cui si esibirà il Coro della Filarmonica, con la partecipazione straordinari del M° Corrado Stocchi, primo violino dell’orchestra.

L’evento, patrocinato dal Comune di Civitavecchia, è a scopo benefico ed i proventi della raccolta fondi saranno devoluti all’Associazione “Francesco Ricciardi ODV” che promuove iniziative volte a migliorare il livello qualitativo della vita delle persone con disabilità psicomotorie (sarà possibile fare una donazione tramite bonifico al seguente IBAN IT 45 E 08327 39040 00000000 5838 CAUSALE: Note di Natale 9).

I brani proposti, di cui uno interpretato nella lingua dei segni, risuoneranno in una cattedrale dalle porte chiuse e nel rigoroso rispetto delle norme vigenti derivate dalla pandemia. La Filarmonica, però, invita tutti all’apertura del cuore, collegandosi via streaming attraverso la sua pagina Facebook per ascoltare il concerto e per donare a chi in questo momento difficile paga un prezzo molto più alto degli altri alla crisi che stiamo vivendo.

Fonte: trcgiornale.it

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18 dicembre 2020

22° anniversario del gemellaggio Civitavecchia - Betlemme | Appello di pace del Sindaco di Betlemme


In occasione del 22° anniversario del gemellaggio tra Civitavecchia e la città santa di Betlemme, il Comitato 14 Maggio desidera omaggiare tale data traducendo il recente appello alla comunità internazionale dell'avv. Anton Salman, sindaco di Betlemme. In quanto città gemellate, è nostro dovere come abitanti di Civitavecchia dare spazio al messaggio di pace proveniente dalla Palestina con l'augurio che la città di Betlemme ritorni presto al suo passato splendore e nuovi progetti di cooperazieone tra le nostre città abbiano nuovamente luogo. 


Lettera aperta del Sindaco di Betlemme alla Comunità Internazionale

Domenica scorsa il governo israeliano ha portato avanti la costruzione di oltre 1200 unità [abitative ndr] in un'area a nord di Betlemme noto come l'insediamento illegale di "Giv'at Hamatos". La sua costruzione è la continuazione di un processo di occupazione israeliana, iniziato nel 1967 quando la potenza occupante ha sciolto la legittima Municipalità araba di Gerusalemme Est e ha unilateralmente ampliato i confini comunali dell'illegittima Municipalità di Gerusalemme, che comprendeva anche 22000 dunum [22 km², ndr] di terra che appartenevano a Betlemme, come Beit Jala e Beit Sahour.

L'insediamento illegale di Giv'at Hamatos mira a collegare gli insediamenti illegali di Gilo ("Al Slayeb", costruito nel 1973 principalmente sulle terre di Beit Jala) e Har Homa ("Jabal Abu Ghneim", costruito nel 1996 sulle terre di Beit Sahour), creando una solida barriera di insediamenti che perpetuerà la separazione di Betlemme da Gerusalemme, entrambe in territorio palestinese occupato da Israele nel 1967. Questo rappresenta un duro colpo per le nostre città, che rappresentano le aree principali per la nostra crescita naturale. Ciò circonderà anche Beit Safafa e cambierà il paesaggio intorno allo storico monastero di Ma Elias, la prima tappa della processione della vigilia di Natale che si svolge ogni anno dalla città vecchia di Gerusalemme. Questa continua espansione coloniale non solo separa la geografia tra le città sante, ma contribuisce anche al sabotaggio delle nostre usanze e tradizioni palestinesi, religiose o culturali, ereditate dai nostri antenati.

Tutti gli insediamenti israeliani sono illegali secondo il diritto internazionale. Ciò è stato riaffermato in diverse risoluzioni dell'ONU, tra cui la risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza dell'ONU del 2016. La Corte Internazionale di Giustizia ha chiarito nel suo parere consultivo del 2004 che questi insediamenti non sono solo illegali, ma contribuiscono a negare il diritto inalienabile dei palestinesi all'autodeterminazione.

La Corte stabilisce anche chiare responsabilità per tutti i Paesi amanti della pace, inter alia, l'obbligo di non riconoscimento e di non supporto. Eppure, 16 anni dopo, ben poco di tutto ciò è stato attuato. Infatti, le aziende straniere continuano a contribuire allo sviluppo e al consolidamento degli insediamenti israeliani e delle relative infrastrutture, compresi gli insediamenti che separano Betlemme e Gerusalemme.

Oltre ad affrontare la pandemia COVID-19 e la grave crisi economica dovuta alle cancellazioni del turismo, nel corso del 2020 abbiamo dovuto affrontare l'espansione degli insediamenti e le relative infrastrutture in tutto il nostro distretto, anche nella valle di Al Makhrour/Battir (dichiarata patrimonio dell'umanità) e a Cremisan. Qualche settimana fa sono state approvate più di 900 unità [abitative, ndr] per l'insediamento coloniale illegale di Har Gilo, situato sulla collina più alta di Betlemme.

Quando Israele iniziò la costruzione dell'insediamento di Har Homa nel 1996, abbiamo anche sentito dichiarazioni di "preoccupazione" e "condanna", eppure la mancanza di azione è ciò che ha permesso a Israele, quasi 25 anni dopo, di avere oltre 24000 coloni in questo luogo. Chiunque affermi di avere a cuore la pace e la sicurezza mondiale, un ordine mondiale basato su regole, l'attuazione dei diritti inalienabili del popolo palestinese, da tempo attesi, e in particolare il presente e il futuro della più antica comunità cristiana del mondo, ha la responsabilità legale, morale e politica di agire per chiamare Israele a risponderne.

Così e durante questo santo periodo di Natale, quando i cuori e i luoghi di tutti i credenti sono diretti verso Betlemme, la città della Natività, invitiamo tutte le nazioni amanti della pace, la prossima amministrazione di Biden, l'Unione Europea e in particolare quei paesi che hanno uno status speciale per quanto riguarda lo Status Quo dei Luoghi Santi, così come la Santa Sede, ad agire immediatamente per porre fine all'occupazione israeliana della Palestina, interrompendo urgentemente la costruzione dell'insediamento coloniale illegale di "Giv'at Hamatos". Betlemme non ha più bisogno di soffocamento e chiusura. Merita di essere riportata al suo antico splendore di città aperta alla pace.

Avv. Anton Salman
Sindaco di Betlemme

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14 dicembre 2020

Origini e significato della tombola e dei regali di Natale


(da Angelo de Gubernatis – Storia Comparata degli usi natalizi, nuziali e funebri in Italia e presso gli altri popoli indoeuropei) – 22/12/2017

In occasione delle feste natalizie si avverte per le vie un’atmosfera elettrizzata, un desiderio di vacanza, di giochi, di incontri, di pranzi e soprattutto di regali. Qualche moralizzatore l’attribuisce alla smania di consumi che sarebbe indotta artificialmente da chi ha interesse a rastrellare la provvidenziale tredicesima. C’è invece chi ne critica l’atteggiamento poco consono alla festa cristiana. In effetti, questa atmosfera non si ispira certo al Natale cristiano se non per una coincidenza di date. È dovuta invece al radicamento nella psiche di archetipi che originano comportamenti costanti in occasione delle feste che chiudono un ciclo e ne aprono un altro segnando la fine di un anno e l’avvento di uno nuovo: comportamenti che esprimono la volontà conscia o inconscia di un totale rinnovamento.

La volontà di rigenerazione si è espressa nel mito dell’eterno ritorno, presente in quasi tutte le tradizioni, che narra della distruzione periodica dell’universo e dell’umanità cui seguirà un nuovo universo e una nuova umanità. Questo ciclo potrebbe essere paragonato a un Grande Anno rispecchiato e simboleggiato da quello solare. Come il Grande Anno comincia con una creazione, continua con un’esistenza che è la storia del suo progressivo degenerare, e si conclude con un ritorno al caos, così l’anno, solare nasce e si sviluppa nel corso dei mesi impoverendosi giorno dopo giorno fino alla sua morte nel caos, in un generale rimescolamento: per poi nascere nuovamente. Nei periodi di passaggio da un anno all’altro, come già si è spiegato, si sono sempre svolti riti e cerimonie di purificazione e di espulsione di demoni con lo scopo di sopprimere il passato con i suoi drammi, mali e peccati. E per mimare il caos della fine, la fusione di tutte le forme nella vasta unità indifferenziata, si manifestano comportamenti orgiastici e intermezzi carnascialeschi fino al rovesciamento dell’ordine normale. Nella Roma antica questo periodo cominciava con la festa dei Saturnali sulla cui allegra «confusione» regnava il mitico dio dell’età dell’oro, Saturno.

I Saturnali venivano celebrati lietamente per una settimana, fra il 17 e il 20 dicembre, e, in epoca imperiale, continuavano fino al 24 conglobando altre feste. Durante quei giorni, come in ogni periodo di caos rituale, la gente si scambiava i ruoli: ad esempio i padroni servivano gli schiavi. Inoltre si permetteva il gioco d’azzardo che, proibito durante il resto dell’anno, era originariamente un atto rituale in stretta connessione con la funzione rinnovatrice di Saturno il quale distribuiva le sorti agli uomini per il nuovo anno; sicché la fortuna del giocatore non era legata al caso ma al volere della divinità. Per questo motivo durante i Saturnali si giocava con la tavoletta, una specie di dama su cui si muovevano minuscole quadriglie d’avorio a imitazione degli spettacoli del circo; oppure ai calcoli, trentadue pedine d’avorio o vetro o metallo, distinte per il colore in due gruppi e usate per un gioco simile agli scacchi in cui si doveva evitare che la pedina restasse circondata e quindi, catturata. Il ricor­do sbiadito di quei giochi è l’attuale tombola che si usa nel giorno di Natale. Anche le statuette d’argilla che ci si scambiava come doni durante la festa erano collegate al gioco divino: simboleggiavano gli uomini che vi erano raffigurati, mentre le candele di cera, anch’esse dorate, alludevano alla luce che miticamente aveva portato Saturno con l’età dell’oro.

Oggi a Natale sono scomparsi i comportamenti carnascialeschi dei Saturnali mentre è più viva che mai l’usanza delle strenne che i Romani offrivano al primo dell’anno, in un periodo collegato al rinnovamento annuale. Nell’Antichità le strenne erano costituite da rametti di una pianta propizia che si staccavano da un boschetto sul­la via Sacra, consacrato a una dea di origine sabina, Strenia, apportatrice di fortuna e felicità. Secondo Varrone «quasi fin dalle prime origini della città di Roma si adottò l’uso delle strenne istituito da Tito Tazio, il quale per prime prese come buon auspicio per l’anno nuovo il ramoscello di una pianta propizia [arbor felix] dal bosco della dea Strenia». Poi, poco a poco, si chiamarono strenae anche doni dì vario genere e addirittura monete.

La strena è dunque l’antenata, per così dire, dei regali di Natale, detti appunto strenne, e anche delle mance natalizie. Queste ultime così furono cristianamente interpretate in epoca barocca: «Suol darsi la Mancia in queste santissime Feste di Natale in memoria della gran liberalità del N. Sig. Dio, il quale diede se stesso a tutto il mondo, e in memoria di quella gran Mancia della Pace, che dagli Angeli nella Natività di esso fu data e annunciata in terra a tutti gli uomini e per caparra ancora del preziosissimo sangue ch’ egli era per cominciare a spargere nel giorno della Sua Santissima Circoncisione, il quale doveva poi versare affatto nella sua Passione sul duro legno della Croce».

(via azionetradizionale.com)

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9 dicembre 2020

Il simbolismo del Natale | L'albero, le luci, i doni

[…] Nel simbolismo primordiale il segno del sole come “Vita”, “Luce delle Terre”, è anche il segno dell’Uomo. E come nel suo corso annuale il sole muore e rinasce, così anche l’Uomo ha il suo “anno”, muore e risorge. Questo stesso significato fu suggerito, nelle origini, dal solstizio d’inverno, a conferirgli il carattere di un “mistero”. In esso la forza solare discende nella “Terra”, nelle “Acque”, nel “Monte” (ciò in cui, nel punto più basso del suo corso, il sole sembra immergersi), per ritrovare nuova vita. Nel suo rialzarsi, il suo segno si confonde con quello de “l’Albero” che sorge (“l’Albero della Vita” la cui radice è nell’abisso), sia “dell’Uomo cosmico” con le “braccia alzate”, simbolo di resurrezione. Con ciò prende anche inizio un nuovo ciclo, “l’anno nuovo”, la “nuova luce”. Per questo, la data in questione sembra aver coinciso anche con quella dell’inizio dell’anno nuovo (del capodanno). È da notare che anche Roma antica conobbe un “natale solare”: proprio nella stessa data, ripresa successivamente dal cristianesimo, del 24-25 dicembre essa celebrò il Natalis Invicti, o Natalis Solis Invicti (natale del Sole invincibile). […]

[…] Tornando al “natale solare” delle origini, si potrebbero rilevare particolari corrispondenze in ciò che ne è sopravvissuto come vestigia, nelle consuetudini della festa moderna. Fra l’altro un’eco offuscata è lo stesso uso popolare di accendere sul tradizionale albero delle luci nella notte di Natale. L’albero, come abbiamo visto, valeva infatti come un simbolo della resurrezione della Luce, di là della minaccia delle notte. Anche i doni che il Natale porta ai bambini costituiscono un’eco remota, un residuo morenico: l’idea primordiale era il dono di luce e di vita che il Sole nuovo, Il “Figlio”, dà agli uomini. Dono da intendersi sia in senso materiale che in senso spirituale. […]

Julius Evola

Brani tratti dall’articolo Natale solare ed Anno nuovo apparso sul quotidiano Roma del 5 gennaio 1972.

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8 dicembre 2020

Immacolata Concezione | Significato e funzione



8 DICEMBRE, IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA
Solennità – MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

LETTURE: Gn 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

In Inghilterra e in Normandia già nel secolo XI si celebrava una festa della concezione di Maria; si commemorava l’avvenimento in se stesso, soffermandosi soprattutto sulle sue condizioni miracolose (sterilità di Anna, ecc.). Oltre questo aspetto aneddotico, sant’Anselmo mise in luce la vera grandezza del mistero che si attua nella concezione di Maria: la sua preservazione dal peccato.

Nel 1439 il concilio di Basilea considerò questo mistero come una verità di fede, e Pio IX ne proclamò il dogma nel 1854.

Dio ha voluto Maria per la salvezza dell’umanità, perché ha voluto che il Salvatore fosse «figlio dell’uomo»; per questo viene applicata a Maria, con pienezza di significato, la parola di Dio contro il tentatore: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa» (Gn 3,15). E Maria viene riconosciuta come la «nuova Eva, madre di tutti i viventi» (prima lettura). Così Maria appare accanto a Cristo, il nuovo Adamo, e perciò ci si presenta come colei che aiuta a riscoprire e a rispettare il posto della donna nella salvezza dell’umanità. Richiama ed esalta il posto e il compito della vergine, della sposa, della madre, della vedova, nella società, nella Chiesa e nel mondo; rivendica la dignità della donna contro ciò che la attenta.

Prescelti e predestinati

La scelta che Dio ha fatto di ogni essere umano che viene all’esistenza per essere inserito nel Cristo e per avere in lui il suo posto nel mondo, nella Chiesa, viene richiamato dalla pagina di Paolo (seconda lettura). Siamo tutti voluti e amati da Dio, ciascuno ha il suo inconfondibile posto nell’umanità, ciascuno vi deve operare in maniera santa, senza macchia, nella carità. Maria sta certo al vertice di questa corrispondenza.

La scena dell’annuncio a Maria (vangelo) è la pagina della cooperazione di Maria all’opera della salvezza. Il Concilio ha sottolineato con forza, come facevano già i Padri della Chiesa, che Maria ha apportato all’opera di Cristo non una inerte passività ma una operosa attività. Il suo «si» è stato mantenuto e accentuato in tutta la vita sino al calvario dove offrì Cristo che si offriva per la nostra salvezza. Maria insegna agli uomini d’oggi che entrare nel mistero di Cristo è mettersi a «servire». Scelta per madre, si dichiara «serva». E nella sua vita ha avanzato nel cammino della fede, della dedizione, dell’obbedienza, dell’amore, della speranza (LG 58; 63; 65). Il mondo è stanco di parole, di gesti clamorosi, di chi si mette sempre al primo posto. Maria ci insegna che bisogna più fare che parlare, preferire l’opera umile ma tenace e carica di amore, mettersi a servizio anche quando si è chiamati a compiti importanti.

Maria è modello di fede adulta e consapevole, di virtù mature, cresciute in un continuo esercizio di impegno per gli altri, di ininterrotta apertura all’amore.

Un segno che il male è sconfitto

Accanto al vero Adamo fu creata la vera Eva: Maria fa parte del mistero di Cristo. Dove era abbondato il peccato, è sovrabbondata la grazia. L’Immacolata è il «segno» che con la risurrezione di Cristo il male è già sconfitto «in partenza» se una creatura ha potuto essere ripiena di grazia dal primo istante della sua esistenza.

La Scrittura, con il triste ritornello: «E fece quel che è male agli occhi del Signore, imitando i suoi padri» (cf 2 Re 13,2.11…), vuol dare un esempio dell’implacabile contagio del peccato che il libro della Genesi esemplifica più plasticamente ricercando l’origine del male. Maria Santissima, sottratta al peccato «originale», anche la garanzia che nel mondo il bene è più forte e più contagioso del male. Con lei, la prima redenta, ha inizio una storia di grazia «contagiosa».

Un segno dei tempi nuovi

Il tema dell’Immacolata è centrale per l’Avvento che prepara a rivivere il «mistero della Redenzione» in avvenimenti dove la grazia fa irruzione in modo sovrabbondante. L’Incarnazione del Verbo, l’esultanza del Precursore nel seno materno, il Magnificat, il «Gloria!» degli angeli, la gioia dei pastori, la luce dei magi, la consolazione di Simeone e Anna, la teofania al Giordano anticipano i segni dei tempi nuovi.

La liturgia rende presente in mezzo alla nostra assemblea la potenza che ha preservato la Vergine dal peccato: celebra infatti nell’Eucaristia lo stesso mistero della redenzione, di cui Maria per prima ha goduto i benefici e al quale noi partecipiamo, secondo la nostra debolezza e le nostre forze.

Liturgia della Immacolata Concezione della B.V. Maria *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL’ASSEMBLEA CRISTIANA – FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI – ESPERIENZE – EDIZIONI O.R. – QUERINIANA

(via Centro Studi Aurhelio)
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7 dicembre 2020

Una storia sull'abete di Natale

In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta neve. Il ragazzo si sentì assalire dall’angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.

Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco; l’albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino. La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.

In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato come simbolo del Natale e, da allora, in tutte le case, viene addobbato e illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.

Fonte non specificata (fonte pagina FB frate indovino)

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3 dicembre 2020

A Natale fai un regalo al tuo territorio, sostieni l'economia a km 0


A Natale, sostieni chi nel nostro territorio si da’ da fare nel suo piccolo e va avanti con le proprie forze, evitando di dare per l’ennesima volta i soldi alla solita multinazionale di turno..

Proponiamoci di comprare e consumare (non solo i regali di Natale) da piccoli imprenditori meglio ancora se locali, dal vicino che vende dal catalogo, oppure da quello che fa piccoli oggetti, dall'amica che vende su internet, oppure anche prodotti alimentari possibilmente a chilometri zero, del comprensorio, della nostra regione al massimo delle altre regioni d’Italia. Sosteniamo le iniziative no-profit, possibilmente informate da una economia sociale. Frequentiamo le strutture militanti che sono la linfa della nostra comunità, umana e ideale. Riscopriamo il baratto se necessario, facciamo in modo che i nostri beni, i nostri servizi e i nostri soldi arrivino a gente comune che ne ha bisogno e non alle multinazionali, possibilmente non passando da bancomat e carte di credito. La nostra attenzione ai consumi quotidiani, sia la risposta a concreta ed efficace agli squali della finanza, grande o piccola che sia. Questa è politica, reale e concreta, sarà il caso di mettercelo in testa.

Centro Studi Aurhelio
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Comitato 10 Febbraio

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Movimento per la Vita - Civitavecchia