La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

22 dicembre 2020

Comunicato: Fermiamo l’oltraggio al Monumento degli eroi di tutte le guerre


A due anni di distanza dal centenario della Grande Guerra, Civitavecchia sembra essersi dimenticata del sacrificio dei propri nonni che hanno dato la vita per difendere la patria. Capita di frequente infatti che lo spazio dinanzi al Monumento ai  Caduti di tutte le guerre, opera dello scultore torinese Remo Riva, situato presso il Piazzale degli Eroi, venga utilizzato impropriamente come parcheggio per scooter da parte di comitive di ragazzi.

Che la sensibilità e  il rispetto verso i caduti non siano condivisi proprio da tutti, nemmeno dai più grandi, ce ne eravamo già accorti quando la vecchia amministrazione comunale proprio due anni fa, in pieno Centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, pensò bene di cambiare il nome a Via Piave, nel centro storico.

Noi non vogliamo rassegnarci ai comportamenti oltraggiosi di quanti hanno perso la memoria e il rispetto per i propri antenati. Cogliamo l’occasione, dunque, di lanciare un appello al Sindaco e all'intera amministrazione comunale per attivarsi nella salvaguardia del decoro del Monumento ai Caduti. Il momento particolare dovuto alla pandemia, che spinge sempre più città in Europa a rivedere gli spazi riservati alle auto, potrebbe rappresentare un'occasione per un progetto di più ampio respiro di riqualificazione del Piazzale degli Eroi che implichi una sua intera pedonalizzazione valorizzando tanto il monumento in questione che la facciata della Chiesa Immacolata Concezione adiacente al ghetto.

Il direttivo del Comitato 14 Maggio





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21 dicembre 2020

È sempre più buio prima che sorga il Sole...


È sempre più buio prima che sorga il Sole... Vecchio adagio popolare
, non so dire di che origine, ma che ben si attaglia a questo periodo dell'anno. Quando i giorni divengono vertiginosamente più corti, e le notti più lunghe ed oscure. E si susseguono le Feste della Luce.

Tutte Feste solstiziali. Feste che evocano, più che invocare, la resurrezione del Sole dalle profondità della Notte

San Nicola, Santa Lucia, Natale e le dodici notti incantate che vanno sino all'Epifania... 

Nicola , vescovo di Myra, archetipo cristiano di Santa Klaus, che porta doni , certo, ma che, prima ancora, sconfigge e soggioga il Krampus, demone oscuro dalle fattezze animali. Da allora divenuto suo servitore, che lo accompagna nella notte punendo con la frusta i bambini cattivi. Tradizione che perdura nell'arco alpino, dove le processioni di San Nicola vengono animate da torme di Krampus, con le loro , spesso violente, beffe. 

Santa Lucia , Lussia, dea, ninfa e strega che i Longobardi, calando dalla Scandinavia, portarono nella Valle Padana, e più giù, sino in Campania col Ducato di Benevento. A tratti luminosa e incantevole fanciulla, in altri  vecchia mostruosa - come la Crimilde di Biancaneve - Lussia è tanto la tenebra profonda dell'inverno, quanto la rinascita solstiziale della luce. E Natale, poi, Sol Invictus. E l'Epifania, le Manifestazioni, la festa cristiana più antica, che si è sovrapposta all'antico, e arcano, capodanno egizio... Quando si adornava un albero sempreverde, forse una palma, in onore di Hator. E potremmo aggiungere ancora Santa Barbara che ha a che fare, per tradizione, col fuoco, e Sant'Ambrogio, e San Silvestro, il papa mago che presiede alla fine dell'anno vecchio e prelude al Capodanno. L'inizio di un nuovo ciclo. E che lascia intravvedere dietro il manto pontificale i due volti inquieti di Giano. Il Dio della fine e dell'inizio. Il Dio delle Porte. Che trova un inimmaginabile cugino nel Nonno Inverno dell'Oriente slavo. Lo spirito del Solstizio, giunto con i variaghi che fondarono Kiev, e che porta doni il primo dell 'Anno. 

La luce che rinasce dalla tenebra è archetipo fondante del nostro immaginario. È l' inizio della Genesi, e della Teogonia esiodea. Dove la Luce che sorge dalla Notte è Eros primigenio. Eros che distingue ed ordina le cose indistinte. Che dà origine al Cosmo. 

Perché Eros, nella sua essenza, altro non è che Luce. In Dante, la Luce di Beatrice che invia Virgilio a salvarlo dalla Selva Oscura. E in Catullo 

la Donna amata, Lesbia, viene definita  "mio desiderio di luce". 

Nel microcosmo dell'esistenza si possono leggere i grandi processi cosmici. Una forte passione, che ti coglie, inattesa, in un momento difficile ed oscuro della vita, è, dunque, l'annuncio di un Solstizio. Di una possibile rinascita della luce

Nelle feste solstiziali attendiamo , da bambini, doni. San Nicola, Santa Luvea, Santa Claus, la Befana o i Magi portano balocchi e dolciumi. Soprattutto portano incanto e gioia. Speranza

Sono simboli di un'attesa che resta latente nel nostro animo anche dopo l'infanzia. Dove, come diceva il Pascoli, riposa e sonnecchia pur sempre un fanciullino capace di meraviglia. Basterebbe saperlo ascoltare... 

Andrea Marcigliano 

azionetradizionale.com

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19 dicembre 2020

20 dicembre, Diretta streaming | Concerto di Natale della Filarmonica di Civitavecchia


Si terrà il 20 dicembre alle ore 19 in Cattedrale la nona edizione del concerto “Note di Natale” in cui si esibirà il Coro della Filarmonica, con la partecipazione straordinari del M° Corrado Stocchi, primo violino dell’orchestra.

L’evento, patrocinato dal Comune di Civitavecchia, è a scopo benefico ed i proventi della raccolta fondi saranno devoluti all’Associazione “Francesco Ricciardi ODV” che promuove iniziative volte a migliorare il livello qualitativo della vita delle persone con disabilità psicomotorie (sarà possibile fare una donazione tramite bonifico al seguente IBAN IT 45 E 08327 39040 00000000 5838 CAUSALE: Note di Natale 9).

I brani proposti, di cui uno interpretato nella lingua dei segni, risuoneranno in una cattedrale dalle porte chiuse e nel rigoroso rispetto delle norme vigenti derivate dalla pandemia. La Filarmonica, però, invita tutti all’apertura del cuore, collegandosi via streaming attraverso la sua pagina Facebook per ascoltare il concerto e per donare a chi in questo momento difficile paga un prezzo molto più alto degli altri alla crisi che stiamo vivendo.

Fonte: trcgiornale.it

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18 dicembre 2020

22° anniversario del gemellaggio Civitavecchia - Betlemme | Appello di pace del Sindaco di Betlemme


In occasione del 22° anniversario del gemellaggio tra Civitavecchia e la città santa di Betlemme, il Comitato 14 Maggio desidera omaggiare tale data traducendo il recente appello alla comunità internazionale dell'avv. Anton Salman, sindaco di Betlemme. In quanto città gemellate, è nostro dovere come abitanti di Civitavecchia dare spazio al messaggio di pace proveniente dalla Palestina con l'augurio che la città di Betlemme ritorni presto al suo passato splendore e nuovi progetti di cooperazieone tra le nostre città abbiano nuovamente luogo. 


Lettera aperta del Sindaco di Betlemme alla Comunità Internazionale

Domenica scorsa il governo israeliano ha portato avanti la costruzione di oltre 1200 unità [abitative ndr] in un'area a nord di Betlemme noto come l'insediamento illegale di "Giv'at Hamatos". La sua costruzione è la continuazione di un processo di occupazione israeliana, iniziato nel 1967 quando la potenza occupante ha sciolto la legittima Municipalità araba di Gerusalemme Est e ha unilateralmente ampliato i confini comunali dell'illegittima Municipalità di Gerusalemme, che comprendeva anche 22000 dunum [22 km², ndr] di terra che appartenevano a Betlemme, come Beit Jala e Beit Sahour.

L'insediamento illegale di Giv'at Hamatos mira a collegare gli insediamenti illegali di Gilo ("Al Slayeb", costruito nel 1973 principalmente sulle terre di Beit Jala) e Har Homa ("Jabal Abu Ghneim", costruito nel 1996 sulle terre di Beit Sahour), creando una solida barriera di insediamenti che perpetuerà la separazione di Betlemme da Gerusalemme, entrambe in territorio palestinese occupato da Israele nel 1967. Questo rappresenta un duro colpo per le nostre città, che rappresentano le aree principali per la nostra crescita naturale. Ciò circonderà anche Beit Safafa e cambierà il paesaggio intorno allo storico monastero di Ma Elias, la prima tappa della processione della vigilia di Natale che si svolge ogni anno dalla città vecchia di Gerusalemme. Questa continua espansione coloniale non solo separa la geografia tra le città sante, ma contribuisce anche al sabotaggio delle nostre usanze e tradizioni palestinesi, religiose o culturali, ereditate dai nostri antenati.

Tutti gli insediamenti israeliani sono illegali secondo il diritto internazionale. Ciò è stato riaffermato in diverse risoluzioni dell'ONU, tra cui la risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza dell'ONU del 2016. La Corte Internazionale di Giustizia ha chiarito nel suo parere consultivo del 2004 che questi insediamenti non sono solo illegali, ma contribuiscono a negare il diritto inalienabile dei palestinesi all'autodeterminazione.

La Corte stabilisce anche chiare responsabilità per tutti i Paesi amanti della pace, inter alia, l'obbligo di non riconoscimento e di non supporto. Eppure, 16 anni dopo, ben poco di tutto ciò è stato attuato. Infatti, le aziende straniere continuano a contribuire allo sviluppo e al consolidamento degli insediamenti israeliani e delle relative infrastrutture, compresi gli insediamenti che separano Betlemme e Gerusalemme.

Oltre ad affrontare la pandemia COVID-19 e la grave crisi economica dovuta alle cancellazioni del turismo, nel corso del 2020 abbiamo dovuto affrontare l'espansione degli insediamenti e le relative infrastrutture in tutto il nostro distretto, anche nella valle di Al Makhrour/Battir (dichiarata patrimonio dell'umanità) e a Cremisan. Qualche settimana fa sono state approvate più di 900 unità [abitative, ndr] per l'insediamento coloniale illegale di Har Gilo, situato sulla collina più alta di Betlemme.

Quando Israele iniziò la costruzione dell'insediamento di Har Homa nel 1996, abbiamo anche sentito dichiarazioni di "preoccupazione" e "condanna", eppure la mancanza di azione è ciò che ha permesso a Israele, quasi 25 anni dopo, di avere oltre 24000 coloni in questo luogo. Chiunque affermi di avere a cuore la pace e la sicurezza mondiale, un ordine mondiale basato su regole, l'attuazione dei diritti inalienabili del popolo palestinese, da tempo attesi, e in particolare il presente e il futuro della più antica comunità cristiana del mondo, ha la responsabilità legale, morale e politica di agire per chiamare Israele a risponderne.

Così e durante questo santo periodo di Natale, quando i cuori e i luoghi di tutti i credenti sono diretti verso Betlemme, la città della Natività, invitiamo tutte le nazioni amanti della pace, la prossima amministrazione di Biden, l'Unione Europea e in particolare quei paesi che hanno uno status speciale per quanto riguarda lo Status Quo dei Luoghi Santi, così come la Santa Sede, ad agire immediatamente per porre fine all'occupazione israeliana della Palestina, interrompendo urgentemente la costruzione dell'insediamento coloniale illegale di "Giv'at Hamatos". Betlemme non ha più bisogno di soffocamento e chiusura. Merita di essere riportata al suo antico splendore di città aperta alla pace.

Avv. Anton Salman
Sindaco di Betlemme

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14 dicembre 2020

Origini e significato della tombola e dei regali di Natale


(da Angelo de Gubernatis – Storia Comparata degli usi natalizi, nuziali e funebri in Italia e presso gli altri popoli indoeuropei) – 22/12/2017

In occasione delle feste natalizie si avverte per le vie un’atmosfera elettrizzata, un desiderio di vacanza, di giochi, di incontri, di pranzi e soprattutto di regali. Qualche moralizzatore l’attribuisce alla smania di consumi che sarebbe indotta artificialmente da chi ha interesse a rastrellare la provvidenziale tredicesima. C’è invece chi ne critica l’atteggiamento poco consono alla festa cristiana. In effetti, questa atmosfera non si ispira certo al Natale cristiano se non per una coincidenza di date. È dovuta invece al radicamento nella psiche di archetipi che originano comportamenti costanti in occasione delle feste che chiudono un ciclo e ne aprono un altro segnando la fine di un anno e l’avvento di uno nuovo: comportamenti che esprimono la volontà conscia o inconscia di un totale rinnovamento.

La volontà di rigenerazione si è espressa nel mito dell’eterno ritorno, presente in quasi tutte le tradizioni, che narra della distruzione periodica dell’universo e dell’umanità cui seguirà un nuovo universo e una nuova umanità. Questo ciclo potrebbe essere paragonato a un Grande Anno rispecchiato e simboleggiato da quello solare. Come il Grande Anno comincia con una creazione, continua con un’esistenza che è la storia del suo progressivo degenerare, e si conclude con un ritorno al caos, così l’anno, solare nasce e si sviluppa nel corso dei mesi impoverendosi giorno dopo giorno fino alla sua morte nel caos, in un generale rimescolamento: per poi nascere nuovamente. Nei periodi di passaggio da un anno all’altro, come già si è spiegato, si sono sempre svolti riti e cerimonie di purificazione e di espulsione di demoni con lo scopo di sopprimere il passato con i suoi drammi, mali e peccati. E per mimare il caos della fine, la fusione di tutte le forme nella vasta unità indifferenziata, si manifestano comportamenti orgiastici e intermezzi carnascialeschi fino al rovesciamento dell’ordine normale. Nella Roma antica questo periodo cominciava con la festa dei Saturnali sulla cui allegra «confusione» regnava il mitico dio dell’età dell’oro, Saturno.

I Saturnali venivano celebrati lietamente per una settimana, fra il 17 e il 20 dicembre, e, in epoca imperiale, continuavano fino al 24 conglobando altre feste. Durante quei giorni, come in ogni periodo di caos rituale, la gente si scambiava i ruoli: ad esempio i padroni servivano gli schiavi. Inoltre si permetteva il gioco d’azzardo che, proibito durante il resto dell’anno, era originariamente un atto rituale in stretta connessione con la funzione rinnovatrice di Saturno il quale distribuiva le sorti agli uomini per il nuovo anno; sicché la fortuna del giocatore non era legata al caso ma al volere della divinità. Per questo motivo durante i Saturnali si giocava con la tavoletta, una specie di dama su cui si muovevano minuscole quadriglie d’avorio a imitazione degli spettacoli del circo; oppure ai calcoli, trentadue pedine d’avorio o vetro o metallo, distinte per il colore in due gruppi e usate per un gioco simile agli scacchi in cui si doveva evitare che la pedina restasse circondata e quindi, catturata. Il ricor­do sbiadito di quei giochi è l’attuale tombola che si usa nel giorno di Natale. Anche le statuette d’argilla che ci si scambiava come doni durante la festa erano collegate al gioco divino: simboleggiavano gli uomini che vi erano raffigurati, mentre le candele di cera, anch’esse dorate, alludevano alla luce che miticamente aveva portato Saturno con l’età dell’oro.

Oggi a Natale sono scomparsi i comportamenti carnascialeschi dei Saturnali mentre è più viva che mai l’usanza delle strenne che i Romani offrivano al primo dell’anno, in un periodo collegato al rinnovamento annuale. Nell’Antichità le strenne erano costituite da rametti di una pianta propizia che si staccavano da un boschetto sul­la via Sacra, consacrato a una dea di origine sabina, Strenia, apportatrice di fortuna e felicità. Secondo Varrone «quasi fin dalle prime origini della città di Roma si adottò l’uso delle strenne istituito da Tito Tazio, il quale per prime prese come buon auspicio per l’anno nuovo il ramoscello di una pianta propizia [arbor felix] dal bosco della dea Strenia». Poi, poco a poco, si chiamarono strenae anche doni dì vario genere e addirittura monete.

La strena è dunque l’antenata, per così dire, dei regali di Natale, detti appunto strenne, e anche delle mance natalizie. Queste ultime così furono cristianamente interpretate in epoca barocca: «Suol darsi la Mancia in queste santissime Feste di Natale in memoria della gran liberalità del N. Sig. Dio, il quale diede se stesso a tutto il mondo, e in memoria di quella gran Mancia della Pace, che dagli Angeli nella Natività di esso fu data e annunciata in terra a tutti gli uomini e per caparra ancora del preziosissimo sangue ch’ egli era per cominciare a spargere nel giorno della Sua Santissima Circoncisione, il quale doveva poi versare affatto nella sua Passione sul duro legno della Croce».

(via azionetradizionale.com)

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9 dicembre 2020

Il simbolismo del Natale | L'albero, le luci, i doni

[…] Nel simbolismo primordiale il segno del sole come “Vita”, “Luce delle Terre”, è anche il segno dell’Uomo. E come nel suo corso annuale il sole muore e rinasce, così anche l’Uomo ha il suo “anno”, muore e risorge. Questo stesso significato fu suggerito, nelle origini, dal solstizio d’inverno, a conferirgli il carattere di un “mistero”. In esso la forza solare discende nella “Terra”, nelle “Acque”, nel “Monte” (ciò in cui, nel punto più basso del suo corso, il sole sembra immergersi), per ritrovare nuova vita. Nel suo rialzarsi, il suo segno si confonde con quello de “l’Albero” che sorge (“l’Albero della Vita” la cui radice è nell’abisso), sia “dell’Uomo cosmico” con le “braccia alzate”, simbolo di resurrezione. Con ciò prende anche inizio un nuovo ciclo, “l’anno nuovo”, la “nuova luce”. Per questo, la data in questione sembra aver coinciso anche con quella dell’inizio dell’anno nuovo (del capodanno). È da notare che anche Roma antica conobbe un “natale solare”: proprio nella stessa data, ripresa successivamente dal cristianesimo, del 24-25 dicembre essa celebrò il Natalis Invicti, o Natalis Solis Invicti (natale del Sole invincibile). […]

[…] Tornando al “natale solare” delle origini, si potrebbero rilevare particolari corrispondenze in ciò che ne è sopravvissuto come vestigia, nelle consuetudini della festa moderna. Fra l’altro un’eco offuscata è lo stesso uso popolare di accendere sul tradizionale albero delle luci nella notte di Natale. L’albero, come abbiamo visto, valeva infatti come un simbolo della resurrezione della Luce, di là della minaccia delle notte. Anche i doni che il Natale porta ai bambini costituiscono un’eco remota, un residuo morenico: l’idea primordiale era il dono di luce e di vita che il Sole nuovo, Il “Figlio”, dà agli uomini. Dono da intendersi sia in senso materiale che in senso spirituale. […]

Julius Evola

Brani tratti dall’articolo Natale solare ed Anno nuovo apparso sul quotidiano Roma del 5 gennaio 1972.

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8 dicembre 2020

Immacolata Concezione | Significato e funzione



8 DICEMBRE, IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA
Solennità – MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

LETTURE: Gn 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

In Inghilterra e in Normandia già nel secolo XI si celebrava una festa della concezione di Maria; si commemorava l’avvenimento in se stesso, soffermandosi soprattutto sulle sue condizioni miracolose (sterilità di Anna, ecc.). Oltre questo aspetto aneddotico, sant’Anselmo mise in luce la vera grandezza del mistero che si attua nella concezione di Maria: la sua preservazione dal peccato.

Nel 1439 il concilio di Basilea considerò questo mistero come una verità di fede, e Pio IX ne proclamò il dogma nel 1854.

Dio ha voluto Maria per la salvezza dell’umanità, perché ha voluto che il Salvatore fosse «figlio dell’uomo»; per questo viene applicata a Maria, con pienezza di significato, la parola di Dio contro il tentatore: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa» (Gn 3,15). E Maria viene riconosciuta come la «nuova Eva, madre di tutti i viventi» (prima lettura). Così Maria appare accanto a Cristo, il nuovo Adamo, e perciò ci si presenta come colei che aiuta a riscoprire e a rispettare il posto della donna nella salvezza dell’umanità. Richiama ed esalta il posto e il compito della vergine, della sposa, della madre, della vedova, nella società, nella Chiesa e nel mondo; rivendica la dignità della donna contro ciò che la attenta.

Prescelti e predestinati

La scelta che Dio ha fatto di ogni essere umano che viene all’esistenza per essere inserito nel Cristo e per avere in lui il suo posto nel mondo, nella Chiesa, viene richiamato dalla pagina di Paolo (seconda lettura). Siamo tutti voluti e amati da Dio, ciascuno ha il suo inconfondibile posto nell’umanità, ciascuno vi deve operare in maniera santa, senza macchia, nella carità. Maria sta certo al vertice di questa corrispondenza.

La scena dell’annuncio a Maria (vangelo) è la pagina della cooperazione di Maria all’opera della salvezza. Il Concilio ha sottolineato con forza, come facevano già i Padri della Chiesa, che Maria ha apportato all’opera di Cristo non una inerte passività ma una operosa attività. Il suo «si» è stato mantenuto e accentuato in tutta la vita sino al calvario dove offrì Cristo che si offriva per la nostra salvezza. Maria insegna agli uomini d’oggi che entrare nel mistero di Cristo è mettersi a «servire». Scelta per madre, si dichiara «serva». E nella sua vita ha avanzato nel cammino della fede, della dedizione, dell’obbedienza, dell’amore, della speranza (LG 58; 63; 65). Il mondo è stanco di parole, di gesti clamorosi, di chi si mette sempre al primo posto. Maria ci insegna che bisogna più fare che parlare, preferire l’opera umile ma tenace e carica di amore, mettersi a servizio anche quando si è chiamati a compiti importanti.

Maria è modello di fede adulta e consapevole, di virtù mature, cresciute in un continuo esercizio di impegno per gli altri, di ininterrotta apertura all’amore.

Un segno che il male è sconfitto

Accanto al vero Adamo fu creata la vera Eva: Maria fa parte del mistero di Cristo. Dove era abbondato il peccato, è sovrabbondata la grazia. L’Immacolata è il «segno» che con la risurrezione di Cristo il male è già sconfitto «in partenza» se una creatura ha potuto essere ripiena di grazia dal primo istante della sua esistenza.

La Scrittura, con il triste ritornello: «E fece quel che è male agli occhi del Signore, imitando i suoi padri» (cf 2 Re 13,2.11…), vuol dare un esempio dell’implacabile contagio del peccato che il libro della Genesi esemplifica più plasticamente ricercando l’origine del male. Maria Santissima, sottratta al peccato «originale», anche la garanzia che nel mondo il bene è più forte e più contagioso del male. Con lei, la prima redenta, ha inizio una storia di grazia «contagiosa».

Un segno dei tempi nuovi

Il tema dell’Immacolata è centrale per l’Avvento che prepara a rivivere il «mistero della Redenzione» in avvenimenti dove la grazia fa irruzione in modo sovrabbondante. L’Incarnazione del Verbo, l’esultanza del Precursore nel seno materno, il Magnificat, il «Gloria!» degli angeli, la gioia dei pastori, la luce dei magi, la consolazione di Simeone e Anna, la teofania al Giordano anticipano i segni dei tempi nuovi.

La liturgia rende presente in mezzo alla nostra assemblea la potenza che ha preservato la Vergine dal peccato: celebra infatti nell’Eucaristia lo stesso mistero della redenzione, di cui Maria per prima ha goduto i benefici e al quale noi partecipiamo, secondo la nostra debolezza e le nostre forze.

Liturgia della Immacolata Concezione della B.V. Maria *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL’ASSEMBLEA CRISTIANA – FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI – ESPERIENZE – EDIZIONI O.R. – QUERINIANA

(via Centro Studi Aurhelio)
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7 dicembre 2020

Una storia sull'abete di Natale

In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta neve. Il ragazzo si sentì assalire dall’angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.

Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco; l’albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino. La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.

In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato come simbolo del Natale e, da allora, in tutte le case, viene addobbato e illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.

Fonte non specificata (fonte pagina FB frate indovino)

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3 dicembre 2020

A Natale fai un regalo al tuo territorio, sostieni l'economia a km 0


A Natale, sostieni chi nel nostro territorio si da’ da fare nel suo piccolo e va avanti con le proprie forze, evitando di dare per l’ennesima volta i soldi alla solita multinazionale di turno..

Proponiamoci di comprare e consumare (non solo i regali di Natale) da piccoli imprenditori meglio ancora se locali, dal vicino che vende dal catalogo, oppure da quello che fa piccoli oggetti, dall'amica che vende su internet, oppure anche prodotti alimentari possibilmente a chilometri zero, del comprensorio, della nostra regione al massimo delle altre regioni d’Italia. Sosteniamo le iniziative no-profit, possibilmente informate da una economia sociale. Frequentiamo le strutture militanti che sono la linfa della nostra comunità, umana e ideale. Riscopriamo il baratto se necessario, facciamo in modo che i nostri beni, i nostri servizi e i nostri soldi arrivino a gente comune che ne ha bisogno e non alle multinazionali, possibilmente non passando da bancomat e carte di credito. La nostra attenzione ai consumi quotidiani, sia la risposta a concreta ed efficace agli squali della finanza, grande o piccola che sia. Questa è politica, reale e concreta, sarà il caso di mettercelo in testa.

Centro Studi Aurhelio
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15 novembre 2020

Conoscere il cielo

 


«Strano come la gente conosca poco il cielo. Esso è la parte del creato in cui la natura ha espresso meglio che altrove il suo evidente proposito di ricreare l’uomo, di parlare al suo spirito, di educarlo. Ed è appunto la parte educativa che conosciamo meno. Qualunque persona, dovunque situata e comunque lontana da ogni altra fonte di attrazione o di bellezza, ha questo almeno in qualsiasi momento: il cielo. 

I più nobili miracoli della terra possono essere visti e conosciuti da pochi, né uno è destinato a vivere in mezzo a essi continuamente; cesserebbe di sentirli se li avesse sempre davanti agli occhi. Ma il cielo è per tutti, il cielo è eminentemente adatto in tutte le sue funzioni a confortare ed esaltare i cuori, a blandirli e liberarli dalle loro impurità. 

Talvolta dolce, talaltra capriccioso e anche triste, non mai identico per due momenti consecutivi, sempre umano nelle sue passioni, sempre spirituale nella sua tenerezza, sempre divino nella sua infinità e grandezza. Il suo appello a quanto è in noi immortale è così evidente, come è essenziale il suo ufficio di castigare o ferire quanto vi è di mortale.»

John Ruskin


Fonte: heliodromos.it

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13 novembre 2020

Raro acquarello dell'arsenale Bernini in costruzione


In questo particolare di un disegno acquarellato del pittore Peter van der Ulft, si vede chiaramente come questo artista olandese sia riuscito a documentare l’arsenale proprio quando era in costruzione. Il disegno è abbastanza preciso nel ritrarre la città nella seconda metà del 1600. L’arsenale stava cominciando a delineare la sua forma con la prima coppia di navate dal lato del Forte. Si vedono le impalcature e gli operai intenti a coprire già il tetto. La prima pietra era stata posta il 26 Novembre 1659. Come si sa il Bernini fu il geniale autore del progetto, scaturito da vari accordi tra l’architetto, il Papa Alessandro VII che lo aveva voluto i Chigi e il diretto interessato Giovanni Bichi, priore dell’ordinde di Malta e luogotenente generale delle galere pontificie. Dopo la posa della prima pietra a dirigere il cantiere durante tutta la costruzione fu Carlo Fontana, allievo e collaboratore del Bernini che stilò di persona gli elaborati progettuali. Luigi Cerruti fu invece colui che disegnò la vista dall'alto dell'arsenale in costruzione e quella frontale definitiva nelle sue linee geometriche essenziali costituite dal prospetto anteriore e dalle arcate interne delle navate allineate lungo le linee che si dipartono dal punto di vista dell’osservatore verso i tre punti di fuga al centro delle tre coppie di navate divergenti. Nelle immagini qui sotto sulla destra si vedono, forse dello stesso Bernini ma più probabilmente del Fontana o del Cerruti, la vista a volo d’uccello della città e altri disegni, della mappa dell’arsenale e della sezione di una navata. Questi disegni sono conservati nel castello di Windsor a Londra.

Fonte: Francesco Etna

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11 novembre 2020

Setaccia l'oro, togli la terra (tratto da Enneadi, Plotino)


(tratto da PLOTINO, ENNEADI V, 9, 1, traduzione di R. Radice, Mondadori)

Prendiamo, ad esempio, un’Anima brutta, cioè dissoluta, ingiusta, piena di ogni sorta di brame, preda dell’angoscia, paurosa per vigliaccheria, invidiosa per meschinità, preoccupata di tutto, purché sia effimero e volgare, mai lineare, amica di piaceri impuri, coinvolta in una vita di passioni corporee, quasi attingendo da esse un piacere indecente.

Non diremo allora che tutta questa vergogna le viene come un male aggiunto, una sozzura che l’imbratta, la rende impura, la “impasta” con un gran male: insomma, che la priva della vita e dell’autentica sensibilità?

E non è la sua una vita oscura per la coesistenza col male, una vita partecipe per molti aspetti della morte, che non guarda più a quello a cui un’Anima dovrebbe mirare, che non è più capace di concentrarsi su se stessa,  perché è sempre tratta verso l’esteriorità, ossia verso l’abisso e le tenebre?

Direi che la sua impurità dipende dal fatto d’essere ogni volta in balia degli eventi sensibili, per cui, a motivo dell’intima connessione col corpo, non può fare a meno di raccogliere e assimilare in grande quantità la natura materiale, con questo assorbendo una forma diversa, a causa della sua fusione con la parte peggiore.

È come se uno, per il fatto di essere sprofondato nel fango o nella melma, non potesse più fare sfoggio della propria bellezza, ma solo questo esibisse, ossia la sua impronta impressa nel fango e nella melma. Certo, la bruttezza gli è venuta da fuori, da qualcosa di estraneo, ma se vuole ridiventare bello, deve faticare non poco per lavarsi e ripulirsi al fine di tornare a essere quello che era.

Allora non sbaglieremo a sostenere che un’Anima brutta è tale per la mescolanza e la fusione col corpo, e anche per l’attrazione che prova nei suoi confronti e nei riguardi della materia.

Ora, in riferimento all’Anima, la bruttezza consiste nell’essere impura e contaminata, quasi fosse oro sporco di terra; è pur vero, però, che se si toglie la terra, rimane l’oro, che è bello quando è raffinato dalle scorie e ridotto a se stesso.

Non diversamente, anche l’Anima, una volta isolatasi dai desideri che l’affliggono a causa del corpo con il quale ha ancora troppo in comune, finalmente sola, depone completamente la bruttezza che derivava da una natura estranea, sbarazzandosi dalle altre passioni e purificandosi dai caratteri corporei che aveva acquisito.

(via azionetradizionale.com)

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9 novembre 2020

Lettera aperta al Sindaco Tedesco per intitolare una piazza alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani



Egr. Sig. Sindaco, il sottoscritto Comitato si rivolge a Lei, perché voglia considerare l’iniziativa di denominare l’area antistante il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti, sito tra Via Gorizia e Via Mazzini, “Largo Caduti del 14 Maggio 1943”. 

La denominazione di uno spazio dedicato alle vittime civili che perirono nei bombardamenti anglo-americani, a partire dal 14 maggio 1943, era già presente fino a una ventina di anni fa tra  via Mazzini e Via Giusti,  quando la costruzione di un edificio sulla medesima area ha di fatto cancellato lo spiazzo. 

L’accordo siglato nel dicembre 2018 tra il Comune e la Curia Vescovile, quest’ultima proprietaria dell’area antistante il Monumento, grazie al quale si è reso pedonale lo spazio in questione, liberandolo da anni di incuria e di parcheggio selvaggio, offre l’opportunità non solo di restituire alla cittadinanza la denominazione toponomastica dedicata alle vittime dei bombardamenti ma anche di valorizzare la funzione di quel luogo parte del significato stesso del monumento.

Siamo convinti che il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti dovrebbe essere, per la sua importanza, generatore di centralità per la Città, presupposto di riconoscibilità per lo spirito comunitario, cuore simbolico e formale della comunità;

Ci rivolgiamo dunque a Lei Sig. Sindaco, perché venga istituito il Largo “Caduti 14 maggio 1943” nell’area antistante al Monumento alle Vittime dei Bombardamenti.

Grazie alla nuova denominazione lo spazio vedrebbe aumentare l’importanza del luogo, parte del significato stesso del monumento, oltre che a ricordare alla cittadinanza una data importantissima per la storia di Civitavecchia. 

Il direttivo del Comitato 14 Maggio
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2 novembre 2020

L'importanza dell'archetipo della morte – Riflessioni intorno al 2 Novembre

Conosco ragazzini che per anni, fin quasi all’adolescenza, hanno ignorato il nome della propria nonna o nonno. E cosa avrebbero fatto di così scandaloso i nonni per essere colpiti da una tale ‘dannatio memoriae’ in altri tempi destinata ai sovrani più empi e maledetti? Semplice: erano morti.

Il terrore della morte. La tanato-fobia. Il nipotino NON deve sapere che il nonno è morto, non deve sapere che esiste la morte: dobbiamo al contrario titillare il suo ‘senso infantile d’onnipotenza’ che da grande lo porterà a crollare a terra di fronte alla prima difficoltà, al primo limite che il Reale imporrà alla sua esistenza.

Eppure, è largamente dimostrato che non esiste società tendenzialmente più depressa di quella che cerca in tutte le maniere di ‘ignorare la morte’. Perché il risultato del terrore della morte è, quasi sempre, che la morte dominerà la vita, invaderà con la sua ombra ogni istante, spingerà gli esseri verso quello che, giustamente, qualcuno chiamava ‘l’edonismo disperato’, il tentativo goffo di affogare nell’ebbrezza più scomposta il senso di precarietà. Sarà questa anche una società di schiavi, facilmente pilotabile, essenzialmente passiva.

CONTEMPLARE LA MORTE: é una costante dell’uomo vero, dell’uomo sacro.

Certe pratiche tradizionali riguardanti la morte, che al giorno d’oggi appaiono ai nostri terrorizzati contemporanei come inopportune e ‘tristi’, attingono la loro ragion d’essere dalla necessità di prendere virilmente atto della morte e quindi della provvisorietà e dell’impermanenza delle realtà grossolane. Questo, ad esempio, era il senso della ‘contemplazione del cadavere’, praticata un tempo da alcuni ordini cristiani ma anche da certe vie buddhiste la quale, al netto di certe esagerazioni e bizzarrie ‘barocche’, aveva lo scopo di ‘purificare’ (è la stessa funzione del teatro tragico presso i Greci) dalle ‘angosce della morte’.

Un tempo, il 2 Novembre, le famiglie con tanto di piccolini a seguito andavano al cimitero a ‘trovare i loro morti’. Questa tradizione, sia chiaro, non serviva affatto ‘ai morti’ – i quali NON stanno nei cimiteri, se non in qualche loro esile prolungamento psichico e che avrebbero, piuttosto, bisogno di preghiere, di riti che di fiorellini – ma serviva ai vivi.

Oggi non lo si fa più; oggi si cambia strada in macchina se passa un carro funebre. E così l’angoscia e l’insicurezza cresceranno, esattamente come un cane che ti corre dietro in sogno e che tu ti illudi di poter fuggire. Perché, in definitiva, il problema che la morte pone agli esseri è uno solo: chi non la vince (la morte) – e non ne prende coscienza – è destinato indefinitamente a morire. “Passa di morte in morte, l’essere che non riconosce in questo istante il Principio Supremo” Upanishàd). “Quante volte sei già morto perché non hai voluto accettare la morte?” (cit. un monaco del Monte Athos).

P.S.

Collegato a questo ‘terrore della morte’ vi è anche la pseudo-religiosità stucchevole del “salvi tutti”. Quando il nonno trapassa, se vuoi addolcire la pillola al nipotino, gli dirai che “è andato da Dio”. Sicuramente, indiscutibilmente. Adesso E’ FELICE. Addirittura …sta con gli Angeli (però! Ha raggiunto stati che pochissimi santi raggiungono. Forte il nonno!). Persino, “è in Dio” (però! E’ giunto alla perfetta Divinizzazione).

E’ la religione terminale del mondo contemporaneo: tutti atei – de facto – in vita, tutti Beati post-mortem. Come se il passaggio della morte, di per sé, potesse mutare la condizione spirituale di un’anima, rendere ‘santi ipso facto’.

Ora – parlo un linguaggio multiconfessionale perché so di parlare ad un pubblico multiconfessionale – mi sapete indicare, per cortesia, quale tra le Religioni e Tradizioni spirituali d’Oriente o d’Occidente ha mai promesso il Paradiso, l’Eden, la Terra di Luce, il Brahma-Loka, i Campi Elisi a tutti i defunti indiscriminatamente?

E mi dite, per cortesia, quale ‘spirito religioso e misericordioso’ – oggi ce ne sono tanti in giro, e non sono né misericordiosi né tantomeno religiosi – ha cancellato gli Inferni e persino le purificazioni dello Stato Intermedio (Purgatorio, Dogane aeree, Barzakh, Amduat, chiamatele come volete), per democratizzare il post-mortem? Crediamo davvero che sia possibile, a botte di moderna faciloneria, cancellare ciò che noi siamo (perché è da ciò che noi siamo che nasce ciò che saremo)?

Gianluca Marletta


Fonte: aurhelio.it

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30 ottobre 2020

Visite guidate al Cimitero Monumentale di Civitavecchia | 1-2 novembre

In vista della festività di Ognissanti e dei Morti segnaliamo l'iniziativa a cura della divulgatrice storica Roberta Galletta consistente in visite guidate presso il Cimitero Monumentale di Civitavecchia. Così come ribadito in un nostro recente comunicato, tramite le parole di Alfredo Cattabiani, << i camposanti dovrebbero tornare ad essere luoghi familiari e ridenti perché contengono le nostre radici, tutti coloro che ci hanno preceduto trasmettendoci non soltanto la vita ma anche il patrimonio di tradizioni, di cultura e di regole morali su cui è fondata la nostra comunità >>, per tale ragione salutiamo l'iniziativa e vi invitiamo a parteciparvi.


Post Facebook di Roberta Galletta:

In questo momento difficile la Cultura può fare molto portando sapere e conoscenza di luoghi pieni di Storia e Passato.
In questo senso sono state organizzate all'interno della seconda edizione della Festa Internazionale della Storia Civitavecchia due giorni di visite guidate al Cimitero Monumentale di Civitavecchia per leggere insieme il libro di pietra che racconta la storia dei personaggi che hanno fatto grande la storia della nostra città.

Le visite si svolgeranno nel pieno rispetto delle norme anti Covid.

Per partecipare Domenica Primo Novembre 2020 e Lunedì 2 Nomebre 2020 dalle 15.00 alle 16.30 è necessaria la prenotazione al numero 3472709089.

Ingresso gratuito



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26 ottobre 2020

Consigli di lettura | Civitavecchia e le sue acque: Terme, acquedotti e fontane nella cartografia e nella letteratura

 


È possibile, oggi, trovare nuovi spunti da cui guardare alla millenaria storia di Civitavecchia in modo da suscitare interesse nei lettori e voglia di approfondire le ricerche nei più giovani?

Con un approccio geostorico, che utilizza fonti di natura diversa, come cartografia storica e letteratura di viaggio, iconografia e panegirici, cronache e documenti d’archivio, in una prospettiva diacronica che cerca di intrepretare i processi territoriali sviluppatisi nel lungo periodo, il libro vuole ricostruire un quadro complesso e articolato delle relazioni instauratesi localmente fra l’uomo e l’ambiente. Le forme di utilizzo delle risorse naturali messe in pratica nel tempo, su tutte le acque termali e le sorgenti potabili, hanno prodotto una ricca stratificazione di tracce materiali e immateriali e un substrato di saperi che costituiscono l’identità della città.

Le strutture di captazione e trasporto che hanno permesso di realizzare magnifiche terme e imponenti acquedotti, oltre a ricollegare strettamente Civitavecchia al territorio circostante, sono indicatori di stagioni di vitalità su cui può essere costituita l’offerta culturale e turistica per i locali come per i visitatori provenienti da Roma e dal vasto circuito della croceristica.

Libro ordinabile su ProspettivaEditrice

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Protocollata la proposta di Mozione per l'intitolazione di “Largo Caduti 14 Maggio”


Il Comitato 14 Maggio ha protocollato una proposta di intitolazione dello spiazzo tra via Gorizia e Via Mazzini alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia.

L'iniziativa arriva dopo che il 28 agosto scorso il Comitato 14 Maggio ha incontrato il Sindaco avv. Ernesto Tedesco e l’Assessore alla Cultura dott.ssa Simona Galizia ai quali è stato simbolicamente consegnata la vecchia targa toponomastica di “Largo Caduti 14 Maggio”, ritrovata nei locali della neo aperta attività di Roberta Galletta, la Macchina del Tempo.

Infatti, quello che il Comitato chiede all’amministrazione comunale è in realtà il ripristino dell'antico “Largo Caduti 14 Maggio”, tra via Giusti e via Mazzini, scomparso a causa di una costruzione che riempì lo spiazzo che ne portava il nome.

La recente pedonalizzazione dell'area antistante il Monumento alle Vittime dei bombardamenti offre l'occasione di ripristinare l'antica denominazione toponomastica in memoria di quanti perirono sotto le bombe della Seconda Guerra Mondiale e di enfatizzare ancor di più la collocazione del monumento, parte integrante del suo stesso significato.

Confidiamo dell’interessamento di almeno un consigliere affinché l'ordine del giorno, venga proposto in consiglio comunale prima del prossimo anniversario dei bombardamenti alleati su Civitavecchia del 14 maggio 2021.


ORDINE DEL GIORNO

Proposta di mozione

Proposta di assegnazione della denominazione “Largo Caduti del 14 maggio” / Largo Vittime dei Bombardamenti del 1943.

VISTO

-          che tra Via Gorizia e Via Mazzini, nei pressi della Cattedrale, è posta una lapide marmorea in  memoria delle vittime civili della Seconda Guerra Mondiale e che tale lapide rappresenta per la comunità un monumento che ricorda i drammatici eventi che hanno colpito la cittadinanza;

-          che l’area antistante alla lapide è stata resa pedonale con apposita delibera dal Consiglio Comunale nel 2019;

-          che la Curia Vescovile di Civitavecchia, proprietaria dell'area, è aperta a collaborare per la valorizzazione dello spazio nella sua funzione di dare risalto al Monumento alle Vittime dei Bombardamenti.

-      che nella zona si trovava già un largo dedicato ai “Caduti del 14 maggio”, scomparso a causa della costruzione di un edificio che ne ha occupato lo spiazzo; 

-        che l'area antistante la lapide commemorativa è di fatto una piazzetta senza una denominazione;

 

CONSIDERATO

-      che il Monumento alle Vittime dei Bombardamenti dovrebbe essere, per la sua importanza, generatore di centralità per la Città, presupposto di riconoscibilità per lo spirito comunitario, cuore simbolico e formale della comunità;

-     che la denominazione dell’area antistante la lapide commemorativa accresce l'importanza del luogo, parte del significato stesso del monumento;

PROPONENDO

-      di valutare concretamente la possibilità di denominare l'area antistante la lapide commemorativa delle Vittime dei Bombardamenti “Largo caduti 14 Maggio 1943” / “Largo Vittime dei Bombardamenti del 1943”.

-    di coinvolgere nell’inaugurazione del Largo tutti i soggetti potenzialmente interessati, a partire dai parenti delle Vittime i cui nomi sono riportati sulla Lastra, e le associazioni del territorio, al fine di far partecipe la cittadinanza e ricordare in prossimità dell'anniversario del 14 Maggio, la tragedia riversatasi sopra la Città;

AUSPICANDO

-      di ottenere il consenso dell'intero Consiglio Comunale;

SI IMPEGNA L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

-        condividere il testo della presente mozione;

-   valutare concretamente, attraverso tutte le azioni necessarie, la possibilità di denominare l'area antistante al Monumento alle Vittime dei Bombardamenti “Largo caduti 14 Maggio 1943” / “Largo Vittime dei Bombardamenti del 1943” al fine del conferimento della sua centralità nella vita sociale della Città;

-      Coinvolgere nell’inaugurazione tutti i soggetti potenzialmente interessati, a partire dai parenti delle Vittime i cui nomi sono riportati sulla lapide monumentale, e le associazioni del territorio;

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19 ottobre 2020

Comunicato: Festività di Ognissanti e dei Morti | Agevolare i cittadini, rivalorizzare il cimitero monumentale

Il tempietto di Bramante presso il Cimitero Monumentale di  Civitavecchia

In prossimità della ricorrenza di Ognissanti e dei Morti il Comitato 14 Maggio chiede al Sindaco Ernesto Tedesco di prevedere, considerata l’emergenza COVID-19 in corso, un piano straordinario per il servizio del trasporto locale ed una rimodulazione dell'orario di apertura dei cimiteri comunali. Essendo due date di massimo afflusso alle strutture cimiteriali del nostro Comune e per evitare congestionamenti durante le festività in questione, riteniamo doverosa l’estensione dell’orario di apertura nei giorni di domenica 1° novembre e lunedì 2. A tal proposito, chiediamo in prossimità dei giorni indicati un’adeguata campagna informativa e un servizio navetta straordinario in maniera tale da evitare ingorghi e agevolare l’accesso in sicurezza al cimitero. 

Come ebbe a scrivere Alfredo Cattabiani, i camposanti dovrebbero tornare ad essere luoghi familiari e ridenti perché contengono le nostre radici, tutti coloro che ci hanno preceduto trasmettendoci non soltanto la vita ma anche il patrimonio di tradizioni, di cultura e di regole morali su cui è fondata la nostra comunità. Per questo motivo la Commemorazione dei defunti non è soltanto una ricorrenza religiosa o un’occasione per rievocare i nostri defunti, ma dovrebbe essere una vera festa per la città.

Il Comitato 14 Maggio segnala al Sindaco di Civitavecchia l’esempio del Comune di Torino che nel 1987 ha invitato i cittadini ad adornare con i fiori, messi a disposizione gratuitamente dall’amministrazione, tutte le tombe per poi inviare nei cimiteri la Banda dei Vigili urbani affinché con le sue note gioiose sottolineasse anche la valenza civile della Commemorazione. Infine, per spingere i torinesi a passeggiare nei camposanti al di fuori della ricorrenza, distribuì gratuitamente una guida del cimitero monumentale, intitolata significativamente “Le nostre radici”: così sono state poste le basi per un’usanza che si dovrebbe estende anche alla nostra città.

L’amministrazione locale di Civitavecchia ha così la possibilità di dare la giusta valenza ad una festività religiosa e civile nonché valorizzare e restituire alla cittadinanza il cimitero monumentale, il quale è stato oggetto di diverse pubblicazioni da parte delle associazioni del territorio. 

Il direttivo del Comitato 14 Maggio

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9 ottobre 2020

Ricostruzione grafica dell'antica Lanterna del Porto

Pubblichiamo di seguito una interessante ricostruzione grafica di come poteva apparire il faro, chiamato anche "La Lanterna", distrutto durante i bombardamenti alleati, visto dal fortino di San Pietro. La ricostruzione appartiene a Francesco Etna ed è stata fatta a partire da una foto del 1900 che, con un'angolazione un po' diversa, riprendeva il fortino con il faro sullo sfondo. Da notare come il fortino, oltre 100 anni fa, era ancora in gran parte integro. 

Già in passato la ricostruzione ex novo dell'Arsenale Bernini è stata più volte menzionata nei progetti di sviluppo dell'Autorità Portuale. Chi sa se un giorno anche l'antico faro potrà essere oggetto di simili valutazioni. Magari pur non svolgendo più la funzione di guidare le navi sarebbe comunque un recupero importante dal punto di vista simbolico. 




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6 ottobre 2020

L'Arsenale Bernini in un dipinto olio su tela del 1665


L’Arsenale di Civitavecchia
Olio su tela, 118 x 173 cm
Con cornice: 147 x 202 cm

Datato 1665 sulla balla di cotone in primo piano a sinistra

Provenienza: Roma, Collezione privata.

Il Dipinto fu commissionato da un membro della famiglia Chigi per celebrare il nuovo Arsenale di Civitavecchia costruito da Gian Lorenzo Bernini tra il 1658 e il 1663 per volere di Papa Alessandro VII Chigi.

L’arsenale fu distrutto nel 1943 durante la Seconda Guerra Mondiale.


Fonte: allessandrodicastro.com

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5 Ottobre 2020, Cerimonia per Norma Cossetto a Civitavecchia | Recensione

Nella giornata di ieri, 5 ottobre, il Sindaco di Civitavecchia, Ernesto Tedesco, ha presieduto la cerimonia di intitolazione dell'anfiteatro del Parco Martiri delle Foibe ad una delle vittime più conosciute delle violenze dei partigiani titini in Istria: Norma Cossetto.

L'evento, al quale hanno partecipato autorità civili, religiose, militari, di rappresentanza associativa, oltre ai membri del comitato 10 Febbraio e del comitato 14 Maggio, si è svolta in maniera essenziale ma significativa. Insieme al primo cittadino sono intervenuti il rappresentante del comitato 10 Febbraio - Civitavecchia, Silvano Olmi, e un esponente dell’Associazione Nazionale Sottufficiali d'Italia, Carlo Ruocco. 

L’idea dell’intitolazione partí lo scorso anno, in occasione dell’evento “Una rosa per Norma" e venne richiesta più tardi dal comitato 10 Febbraio al sindaco Tedesco.

In tutti gli interventi si è sottolineato sia il contesto storico in cui è avvenuta la barbarie titina, sia la figura di martire e il simbolo rappresentato da Norma, sottolineandosi come si sia trattato di una vera e propria pulizia etnica anti italiana.

A cent’anni dalla nascita di Norma, l’augurio è quello che mai più avvengano certi episodi di barbarie. E' importante, pertanto, che vengano ricordati tutti i nostri connazionali uccisi o che subirono l'umiliazione dell'esodo forzato e che Norma possa finalmente trovare pace in quella “TERRA ROSSA” da lei tanto amata, contro ogni negazionismo.

Il direttivo del Comitato 14 Maggio








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4 ottobre 2020

4 ottobre | San Francesco d'Assisi, santo patrono d'Italia

Si celebra oggi San Francesco d'Assisi, il Santo Patrono d'Italia. Profondamente ascetico, era conosciuto anche come "il poverello d'Assisi" per via della sua scelta di spogliarsi di ogni bene materiale e condurre una vita minimale, in totale armonia di spirito;



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2 ottobre 2020

Cerimonia per Norma Cossetto | Lunedì 5 Ottobre, Civitavecchia

Lunedì 5 ottobre si svolgerà la cerimonia di intitolazione dell'anfiteatro del Parco Martiri delle Foibe a Norma Cossetto. 

Il coordinatore del Comitato 10 Febbraio di Civitavecchia promotore della richiesta di intitolazione ringrazia l'amministrazione comunale e dichiara: "l’evento quest’anno assume una maggiore rilevanza in quanto è il Centenario della nascita di Norma Cossetto. Anche Civitavecchia, città duramente colpita dalla guerra, rende omaggio alla giovane eroina, decorata di medaglia d'oro al merito civile. Il suo coraggioso patriottismo sia da esempio per le giovani generazioni."

Comitato 10 Febbraio - Civitavecchia



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A Santa Marinella “Una Rosa per Norma” – Lunedì 5 Ottobre | Comitato 10 Febbraio


 Riceviamo dal Comitato 10 Febbraio e pubblichiamo:

A Santa Marinella nella giornata lunedì 5 Ottobre alle ore 19,00, presso il Monumento ai Caduti, si svolgerà una commemorazione, per ricordare il martirio di Norma Cossetto.

L’evento denominato “Una Rosa per Norma”, si svolge sotto l’egida del Comitato 10 Febbraio in circa 100 città italiane ed è aperto a tutti coloro che intendono ricordare la storia della giovane istriana barbaramente uccisa dai partigiani titini. Un appuntamento non solo doveroso ma necessario perché, ancora oggi, siamo costretti a leggere dichiarazioni di negazionisti che mettono in dubbio tutta la vicenda.

Noi, a 77 anni di distanza dal suo martirio, ricordiamo l’attaccamento ai Valori della Patria di questa ragazza che pagò, con la vita, il suo amore per l’Italia.

Ricordiamo inoltre che già dalla mattina alle ore 11,00, la città di Civitavecchia ricorderà l’evento con la cerimonia di intitolazione dell’anfiteatro del Parco Martiri delle Foibe proprio a “Norma Cossetto”

La commemorazione a Santa Marinella, vedrà l’intervento del delegato del Comitato 10 Febbraio che descriverà la vicenda di Norma, inquadrata nel contesto storico nel quale si sono svolti i fatti.

Successivamente al minuto di silenzio, ai piedi del Monumento ai Caduti verranno lasciate alcune rose come simbolica testimonianza per il martirio della giovane studentessa istriana, uccisa – oltreché ingiustamente e in modo barbaro, da una banda partigiana di comunisti jugoslavi ed italiani – e poi gettata viva in una foiba.

Comitato 10 Febbraio – Santa Marinella

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29 settembre 2020

29 settembre - San Michele Arcangelo | La preghiera di papa Leone XIII


La preghiera fu formulata da papa Leone XIII come prologo a un famoso esorcismo, che secondo le leggi della chiesa cattolica può essere pronunciato efficacemente da un sacerdote autorizzato dal vescovo, e in forma privata da qualsiasi fedele battezzato.


Latino

In Nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti.

Princeps gloriosissime caelestis militiae, sancte Michael Archangele, defende nos in proelio et colluctatione, quae nobis adversus principes et potestates, adversus mundi rectores tenebrarum harum, contra spiritualia nequitiae, in caelestibus.

Veni in auxilium hominum, quos Deus creavit inexterminabiles, et ad imaginem similitudinis suae fecit, et a tyrannide diaboli emit pretio magno. Proeliare hodie cum beatorum Angelorum exercitu proelia Domini, sicut pugnasti contra ducem superbiae Luciferum, et angelos eius apostaticos: et non valuerunt, neque locus inventus est eorum amplius in coelo. Sed proiectus est draco ille magnus, serpens antiquus, qui vocatur diabolus et satanas, qui seducit universum orbem; et proiectus est in terram, et angeli eius cum illo missi sunt.

En antiquus inimicus et homicida vehementer erectus est. Transfiguratus in angelum lucis, cum tota malignorum spirituum caterva late circuit et invadit terram, ut in ea deleat nomen Dei et Christi eius, animasque ad aeternae gloriae coronam destinatas furetur, mactet ac perdat in sempiternum interitum.
Virus nequitiae suae, tamquam flumen immundissimum, draco maleficus transfundit in homines depravatos mente et corruptos corde; spiritum mendacii, impietatis et blasphemiae; halitumque mortiferum luxuriae, vitiorum omnium et iniquitatum.

Ecclesiam, Agni immaculati sponsam, faverrimi hostes repleverunt amaritudinibus, inebriarunt absinthio; ad omnia desiderabilia eius impias miserunt manus. Ubi sedes beatissimi Petri et Cathedra veritatis ad lucem gentium constituta est, ibi thronum posuerunt abominationis et impietatis suae; ut percusso Pastore, et gregem disperdere valeant.

Adesto itaque, Dux invictissime, populo Dei contra irrumpentes spirituales nequitias, et fac victoriam.

Te custodem et patronum sancta veneratur Ecclesia; te gloriatur defensore adversus terrestrium et infernorum nefarias potestates; tibi tradidit Dominus animas redemptorum in superna felicitate locandas. Deprecare Deum pacis, ut conterat satanam sub pedibus nostris, ne ultra valeat captivos tenere homines, et Ecclesiae nocere.

Offer nostras preces in conspectu Altissimi, ut cito anticipent nos misericordiae Domini, et apprehendas draconem, serpentem antiquum, qui est diabolus et satanas, ac ligatum mittas in abyssum, ut non seducat amplius gentes.

Italiano

Gloriosissimo Principe della Milizia Celeste, Arcangelo San Michele, difendeteci in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia.

Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio.

Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non potettero trionfare e ormai non v’è più posto per essi nei cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che si chiama lo spirito del mondo, che tende trappole a tutti.
Sì, è caduto sulla terra ed i suoi angeli sono stati respinti con lui.

Ora ecco che, questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia. Trasfiguratosi in angelo di luce, egli nascostamente invase e circuì la terra con tutta l’orda degli spiriti maligni, per distruggere in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per manovrare e rubarvi le anime destinate alla corona della gloria eterna, per trascinarle nell’eterna morte.

Il veleno delle sue perversioni, come un immenso fiume d’immondizia, cola da questo dragone malefico e si trasfonde in uomini di mente e spirito depravato e dal cuore corrotto; egli versa su di loro il suo spirito di menzogna, di empietà e di bestemmia ed invia loro il mortifero alito di lussuria, di tutti i vizi e di tutte le iniquità.

La Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili. Laddove c’è la sede del beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il pastore, si disperda il gregge.

Pertanto, o mai sconfitto Duce, venite incontro al popolo di Dio contro questa irruzione di perversità spirituali e sconfiggetele. Voi siete venerato dalla Santa Chiesa quale suo custode e patrono ed a Voi il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Pregate, dunque, il Dio della pace a tenere schiacciato satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e a danneggiare la Chiesa.

Presentate all’Altissimo, con le Vostre, le nostre preghiere, perché scendano presto su di noi le Sue Divine Misericordie e Voi possiate incatenare il dragone, il serpente antico satana ed incatenarlo negli abissi. Solo così non sedurrà più le anime.

Fonte: Centro Studi Aurhelio
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28 settembre 2020

Lettera aperta al Sindaco Tedesco per il ripristino del cartello toponomastico in piazza Betlemme


Egr. Sig. Sindaco, il sottoscritto Comitato si rivolge a Lei, affinché venga ripristinato il cartello toponomastico di piazzetta Betlemme, in zona Pirgo. 

L’intitolazione della piazza a Betlemme, avvenuta nel 2002 in presenza del compianto vescovo monsignor Gerolamo Grillo insieme all’allora rappresentante dell'Autorità palestinese in Italia, Nemer Hammad, fu un momento di festa per Civitavecchia mediante il quale la nostra cittadinanza ebbe ad esprimere la sua vicinanza nei confronti del popolo palestinese in occasione della fine dell’assedio della Basilica della Natività, luogo di nascita del Nostro Signore  Gesù Cristo. 

Con il passare degli anni il cartello toponomastico non ha superato la prova del logoramento ad opera degli agenti atmosferici facendo sì che oggi la piazza si trovi senza l’apposita indicazione 

Ci rivolgiamo dunque a Lei Sig. Sindaco, perché voglia sollecitare, attraverso la Sua autorità chi di dovere affinché ripristini il cartello toponomastico di Piazzetta Betlemme, simbolo dell’amicizia tra la nostra città e Betlemme, alla quale siamo legati da 22 anni da un gemellaggio, oggetto annuale di celebrazione da parte della Diocesi di Civitavecchia - Tarquinia insieme alla Comunità Mondo Nuovo.

Il Comitato 14 Maggio offre la propria disponibilità, qualora sia gradita, a realizzare a proprie spese un’apposita targa che doneremo al Comune affinché venga installata nella piazzetta secondo le norme vigenti.

Grazie all'apposito cartello,  con eventuale targa celebrativa che ne indichi le circostanze della denominazione, Piazzetta Betlemme recupererebbe, oltre ad una dovuta e corrispondente segnaletica toponomastica, la valenza simbolica originaria avente la funzione di ricordare la fratellanza tra Civitavecchia e Betlemme ma soprattutto di  mantenere la nostra parola come città di fronte alle autorità palestinesi insieme alle quali quest’area è stata inaugurata. 

Con osservanza,
Il direttivo del Comitato 14 Maggio


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Comitato 10 Febbraio

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Movimento per la Vita - Civitavecchia