23 aprile 2018

La vita quotidiana all'interno dell'Arsenale Bernini


Questa è una bellissima, nota incisione di una parte dell’arsenale del porto di Civitavecchia, eseguita da Ascanio Di Brazza nel 1824. Nel 19° secolo all’interno del porto c’era un pullulare di persone di diverse condizioni che operavano e vivevano le une accanto alle altre, compresi i forzati. Gli abitanti di Civitavecchia che lavoravano in arsenale e nelle operazioni portuali, si trovavano quindi non lontani da quella parte della darsena nella quale i forzati alloggiavano e lavoravano. Nei mesi invernali le navi rimanevano quasi sempre ancorate ed i galeotti restavano a terra, facendo piccoli lavori per ingannare il tempo. Soltanto un centinaio di ergastolani non abbandonava mai il luogo di pena a meno che non fossero sorvegliati a vista, erano comunque limitati nella libertà di muoversi a causa delle catene agli arti inferiori. Sul piazzale della darsena i prigionieri cominciarono a costruirsi piccole baracche in legno nelle quali, fabbricavano oggetti artigianali in rame o ferro, che poi vendevano ai pescatori e agli altri abitanti della città. Furono anche impiegati in una fabbrica tessile, voluta da Pio VI nel 1776, per la produzione di cottonine. Come si vede nella stampa, ci sono due forzati con la catena ai piedi, sorvegliati da una guardia, che spazzano il pavimento dell’arsenale. Questa magnifica struttura appare già qui rimaneggiata nelle due navate di destra dove, a scapito della funzione per cui fu costruita, si cominciarono a creare soppalchi per creare spazi chiusi interni. I rimaneggiamenti continuarono nel tempo fino a quando furono abbattute nel 1929 (?) le fronti delle coppie di navate esterne per creare spazio a dei binari e per facilitare il transito dei mezzi e degli operatori portuali.

Fonte: Francesco Etna
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