In un clima nichilistico ed etnomasochistico, a Civitavecchia non manca chi supporta iniziative volte a riproporre la rievocazione dell'assalto del saraceno ovvero il saccheggio avvenuto nel IX secolo nell'Italia centrale soldato anche con massacri e profanazioni. L'iniziativa, già più volte organizzata in passato, ma che per fortuna quest'anno non si è svolta, è tanto più odiosa quanto se si considera che avviene intorno al natale della città, quando si dovrebbe celebrare il fondatore, il sommo imperatore Traiano, e il suo architetto Apollodoro di Damasco, non certo i saccheggiatori. E comunque, se proprio si vuole parlare dei saraceni noi preferiamo ricordare la memoria di chi a questi si oppose con coraggio e onore come il duca Guido I di Spoleto.
Il 25 Agosto dell'846, nel terzo anno di pontificato di papa Sergio II (†847), un gruppo di incursori saraceni saccheggiò le basiliche di San Pietro e San Paolo, a Roma.
Nella notte tra il 24 e il 25 Agosto dell'846, — dopo aver attaccato e saccheggiato Centumcellae, Porto e Ostia — gli Ismaeliti si erano spinti fino a Roma: non riuscendo a penetrare all'interno delle Mura Aureliane, le vecchie mura cittadine d'epoca imperiale, depredarono con ferocia i dintorni della città riuscendo a saccheggiare per la seconda volta le basiliche di San Pietro e San Paolo, dopo un primo sacco compiuto nell'830.
San Pietro era difesa da una guarnigione di guerrieri franchi, longobardi, sassoni e frisoni che, pur dopo un'accanita resistenza, venne completamente sterminata. Dalle basiliche vennero depredate tutte le suppellettili liturgiche e i paramenti dei presbiteri, furono profanati gli altari e i tabernacoli.
Il sacco dei due templi, tra i maggiori della cristianità, avrebbe portato il successore di Sergio II, papa Leone IV (†855), a ordinare il restauro delle Mura Aureliane e all'edificazione delle Mura Leonine, una struttura muraria a ferro di cavallo che, partendo da Castel Sant'Angelo, avrebbe circondato e protetto la basilica di San Pietro, formando un'area detta Città Leonina, che avrebbe avuto un'amministrazione propria sino al XVI Secolo.
Dopo essersi ritirati da Roma, — secondo il racconto del "Chronicon" Benedetto di Sant'Andrea del Soratte (X-XI Secolo) — i saraceni sono stati sconfitti in battaglia dal duca Guido I di Spoleto (805-860), presso Centumcellae e Fondi, riuscendo comunque a guadagnare il mare con il bottino catturato.
In un successivo scontro presso Gaeta, l'esercito di Guido, in difficoltà, sarebbe stato soccorso dalle forze inviate dal duca Sergio I di Napoli (†864) e condotte dal di lui figlio Cesario il Valoroso (†870). Nel mese di Novembre, comunque, la flotta saracena — alla fonda davanti alle coste laziali — sarebbe stata gravemente danneggiata da una tempesta, decidendo di ritirarsi.
Il cospicuo bottino raccolto nell'empio sacco del 25 Agosto, tuttavia, avrebbe indotto gli Agareni ad allestire una nuova flotta per tentare nuovamente l'impresa.
Nell'849, ormai sotto il pontificato di Leone IV, una coalizione da questi orchestrata con Gaeta, Napoli, Amalfi e Sorrento avrebbe schierato tra Ostia e la foce del Tevere una flotta condotta da Cesario, che avrebbe attaccato e sbaragliato le navi saracene, facendo molti prigionieri.
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[Nell'immagine: a sinistra, carta geopolitica raffigurante le incursioni saracene ai danni della Penisola Italiana nel IX-X Secolo; a destra in alto, la battaglia di Ostia raffigurata in un affresco di Raffaello Sanzio (1483-1520) nella Stanza dell'incendio del borgo (Vaticano); a destra in basso, carta topografica tratta dal sito Zweilawyer e raffigurante il perimetro delle Mura Aureliane e delle Mura Leonine]
Fonte: Feudalesimo
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