Una prassi penitenziale con digiuno al venerdì e sabato santo è documentata fin dalla seconda metà del secolo II a Roma dove successivamente la preparazione alla Pasqua si estese per tre settimane, come indirettamente conferma la lettura del calendario filocaliano che non registra feste di martiri fra il 7 marzo e il 19 maggio: e questo è esattamente l’intervallo che permette di collocare i cinquanta giorni della festa pasquale e le tre settimane di digiuno e di penitenza preparatoria.
La Quaresima vera e propria, ovvero il periodo di preparazione di circa 40 giorni, fu adottata in Oriente dall’inizio del secolo IV e a Roma nel 384. In Oriente cominciava dal lunedì dopo la domenica di Sessagesima perché non si poteva digiunare né la domenica né il sabato, e dunque erano necessarie otto settimane prima della Pasqua (8 In Occidente invece, dove soltanto di domenica non si digiunava, durava originariamente dalla prima domenica di Quaresima fino al sabato santo incluso, cioè per 36 giorni di digiuno effettivo che si ridussero addirittura a 34 quando, nella prima metà del secolo V, invalse l’usanza di concluderla al giovedì santo perché il venerdì e il sabato costituirono con la domenica il «sacro triduo di Pasqua».
Si formò anche un periodo di preparazione alla Quaresima, il tempo di Settuagesima, oggi abolito, che durava dalla domenica di Settuagesima (così detta perché era il settantesimo giorno prima del sabato dell’ottava di Pasqua, detto anche clausum Paschae) fino a quello che si sarebbe poi chiamato il martedì grasso: sicché nel medioevo il tempo di Settuagesima avrebbe assunto la funzione di frenare o esorcizzare- ma con scarsi risultati – i giorni più frenetici del Carnevale.
Con la recente riforma liturgica si è restaurato l’antico triduo pasquale facendo terminare la Quaresima con il giovedì santo, al calar della notte: sicché essa non è più di 40 ma di 38 giorni poiché sono escluse le domeniche – mentre quella del calendario ambrosiano è di 34 giorni perché s’inizia la prima domenica di Quaresima. Il mercoledì delle Ceneri, con cui s’apre invece la Quaresima nel rito romano, era detto un tempo in latino anche Caput quadragesimae oppure Caput ieiunii, inizio del digiuno.
Le prime testimonianze sulla benedizione e cospersione delle Ceneri risalgono al secolo X. Venivano imposte ai soli penitenti che, ricevuta la penitenza dal vescovo, attendevano il giorno della riconciliazione vestiti di sacco. Poi, venendo meno la penitenza pubblica, la Chiesa estese il rito, di origine gallicana, a tutti i credenti per ricordare il comune destino mortale causato dalla Caduta originale, e umiliarne così l’orgoglio.
Le Ceneri, secondo la tradizione, si devono ottenere dai rami di olivo benedetti l’anno precedente nella domenica delle Palme. Il sacerdote le benedice in un vasetto sopra l’altare; e dopo aver pregato e posto l’incenso nel turibolo, le asperge tre volte recitando l’antifona Asperges senza canto e senza salmo, e le incensa tre volte. Quindi un sacerdote, avvicinatosi all’altare, impone le Ceneri al celebrante in piedi; e se non vi è nessun sacerdote, è lo stesso celebrante a imporsele dopo essersi inginocchiato. Infine a capo scoperto, le impone a tutti i fedeli dicendo in latino, là dove lo si usa ancora, la formula tradizionale: Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris; ovvero: «Ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai».
La Quaresima è il tempo durante il quale il Cristo purifica la sua «sposa», la Chiesa. La penitenza dei fedeli, segno della partecipazione al Cristo che si fa penitente per ogni uomo col digiuno nel deserto, consiste nell’ascolto più frequente della Parola di Dio, nella preghiera più intensa e prolungata, nel digiuno e nelle opere di carità.
Alfredo Cattabiani
Fonte: A. Cattabiani - Calendario, via aurhelio.it
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