22 febbraio 2017

Conferenza "Olio e produzione olearia in Roma antica" | 23 febbraio


Prefazione

“L’Olio di oliva è tutto.

L’olio di oliva è oro puro per il palato, per lo spirito, per gli occhi.

L’olio di oliva con quel suo colore morbido e vellutato rende prezioso questo territorio, la cosiddetta Tuscia, quel territorio cioè che comprende il Lazio settentrionale, l’Umbria occidentale e la Toscana.

L’olio di oliva è oro puro non solo per il nostro tempo moderno, ma già nei tempi antichi degli Etruschi e dei Romani gli alberi di ulivo erano sottoposti all’attività connessa all’estrazione dell’olio.

Questo è l’argomento su cui pone una lente d’ingrandimento Vincenzo Allegrezza, ma non solo.

L’autore ci racconta in quale modo Etruschi e Romani gestivano la produzione dell’olio d’oliva (sia dal punto di vista dei dati archeologici che attraverso le fonti di carattere giuridico), ma l’autore dà anche voce alla disperazione, che noi dalle fonti antiche percepiamo, dei piccoli imprenditori.

Sì perché ad un certo punto assistiamo al passaggio da un tipo di produzione “familiare” fatta di appezzamenti “piccoli”, ad un tipo di produzione basata sulle grandi aziende (villae) schiavistiche romane che portano, quindi, a schiacciare, e a isolare, dal mercato le piccole produzioni.

Questi piccoli imprenditori diventano così gruppi di persone che si trovano costretti ad abbandonare i propri terreni per cercare (ormai senza la propria terra) aziende agricole più grandi per iniziare a lavorare al soldo del ricco proprietario.

Sono le voci di questi ex piccoli imprenditori che Tiberio Gracco ascolterà.

Fu infatti mentre attraversava l’Etruria, sulla strada per imbarcarsi da Porto Ercole per la volta dell’Iberica Numanzia, che Tiberio Gracco notò che c’erano pochi abitanti liberi cittadini romani, e che coloro che coltivavano la terra o si occupavano delle greggi o erano schiavi stranieri.

Fu a causa di queste constatazioni, di campi lasciati all’abbandono e alla povertà, che Tiberio decise di intraprendere quella sua carriera politica rivoluzionaria che noi conosciamo.

Il programma politico di Tiberio Gracco fu a favore di una classe di romani impoveriti e di piccoli agricoltori autoctoni, che avevano fame di terra; quella terra che spesso restava incolta e abbandonata o occupata dalle grandi aziende di familiae senatoriali.

In sostanza, ai tempi di Tiberio Gracco la popolazione delle campagne etrusche si riduceva sempre di più ad agricoltori impoveriti, sottoposti, subordinati, alcuni semplici braccianti, altri affittuari di terreni. Il processo fu certo graduale ma deleterio e pienamente in corso al tempo dei Gracchi.

È in questo quadro che vediamo aumentare i poveri braccianti stagionali senza terra fissa, e spesso migranti stagionali, che si spostavano per i tratturi.

Dalle fonti vediamo che quei campi erano popolati da moltitudini di uomini, alcuni braccianti senza “nome”, altri anche armati, quasi sempre schiavi stranieri. Gente straniera che era aumentata dalla fine del II secolo a.C., malvista anche perché girava in armi.

Il pacchetto di riforme proposte da Tiberio Gracco nacque in reazione proprio a questo quadro generale“.

 a cura di: Francesca Pontani.

Fonte: archeotime.com
Share:

0 commenti:

Posta un commento

Post più popolari

Visualizzazioni totali

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *

Bacheca FB:

Comitato 10 Febbraio

Firma la petizione

Movimento per la Vita - Civitavecchia