13 ottobre 2016

L'arsenale Bernini - geometrie, armonia, genialità


Riportiamo di seguito una descrizione di quello che fu l'arsenale Bernini, un'opera di una geometria e di una genialità uniche, una semplicità frutto di una complessità risolta che continua a suscitare l'ammirazione degli architetti e non solo. L'arsenale venne gravemente danneggiato durante i bombardamenti anglo-americani del '43 tuttavia, come anche molte foto lo testimoniano, esso era ancora salvabile. Ciononostante, le autorità del dopoguerra preferirono completare l'opera degli "alleati" cancellando del tutto storia, patrimonio, identità piuttosto che cercare di restaurare il capolavoro architettonico. Oggi al posto dell'arsenale Bernini giace la Capitaneria di Porto e un terminal crocieristico, entrambe costruzioni senza alcuna armonia e rispetto per il contesto urbanistico in cui si trovano. Ci si potrebbe domandare perché oggi, nonostante i mezzi e la tecnica, non si è più in grado di costruire edifici armoniosi e belli come lo fu l'arsenale Bernini. Semplice, perché l'estetica di Bernini, per esempio, era innanzitutto un riflesso di una certa Etica. 
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A proposito di FAI, purtroppo, in assenza di alcun rudere esistente, non possiamo inserire tra i luoghi da salvare quello che è stato l’arsenale del Bernini. Nella sua semplicità architettonica questo cantiere navale presentava, oltre agli aspetti di armonia estetica e genialità funzionale anche interessanti spunti geometrici.
Innanzi tutto gli angoli di convergenza delle coppie di navate avevano un valore che non nasceva dal caso, tant'è che allargando la pianta, progredendo con le stesse angolazioni si poteva chiudere un cerchio inscritto in un poligono regolare che, secondo il Correnti sarebbe stato, in base ai reali rilievi, di 14 lati. Ma perché di 14 e non di 12 o 16 mi son chiesto. Un poligono di 14 lati (tetradecagono) sulla carta si ottiene infatti solo con una certa approssimazione e poi non riesce a contenere attorno al cerchio un numero intero di arsenali avanzando a 4 una coppia di navate. A ben vedere però il Bernini, stando al disegno riportato da Luigi Cerruti, collaboratore di Carlo Fontana, esecutore del progetto berniniano, suppongo abbia pensato a un cantiere con tre coppie di navate angolate l’una con l’altra di 22°,30’, il che comportava lo sviluppo di un poligono regolare di 16 lati con angoli interni di 157,5 gradi come anch'io ho provato a sviluppare. Ma ecco una possibile spiegazione: esigenze di spazio indussero probabilmente i realizzatori ad una soluzione alternativa, tale da evitare che la prima navata di sinistra capitasse interamente sul dente dove si trovò successivamente posto per la capitaneria ma soprattutto perché si dava, come suggerisce il Correnti, più luce attraverso le asole triangolari o trapezoidali che rimanevano scoperte tra una coppia di navata e l’altra. In più, il frontale in tre lati, con un poligono di 14 lati avrebbe potuto occupare meno spazio senza toglierne all'interno. Per finire, con questa seconda soluzione i cateti perimetrali esterni dei triangoli intermedi, a parità di lunghezza delle navate, avrebbero potuto raggiungere la medesima larghezza di una coppia di navate dando così una maggiore regolarità armonica al perimetro esterno come 56 petali di una margherita, il cui bellissimo effetto è stato reso, in modo molto efficace, dal disegno realizzato da Francesco Correnti che ho riportato sulla mappa della città di metà del secolo scorso. 

Fonte: Dal post di Francesco Etna sul Gruppo facebook "L'OSTERIA DELLA MEMORIA - SOCIETÀ STORICA CIVITAVECCHIESE"




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