7 marzo 2024

La Forma Civitatis georeferenziata di Civitavecchia alla metà del XIX secolo


La pianta è stata elaborata nel quadro del Progetto innovativo in ambito urbano “Porti e Stazioni” finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a cura dell’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia, istituito per l’attuazione del Prusst “Patrimonio di San Pietro in Tuscia ovvero il Territorio degli Etruschi”, del Patto Territoriale degli Etruschi, dei Programmi innovativi e dell’Area integrata “Litorale Nord” (Progetto e coordinamento scientifico: architetto Francesco Correnti, Elaborazione informatica: architetto Elisa Fochetti. 

Documentazione di base: rilievi, ricerche d’archivio ed elaborazioni grafiche di Arnaldo Massarelli; anastilosi del tessutto urbano e planimetria dei resti archeologici di Francesco Correnti; ricerche d’archivio e ricostruzioni dello sviluppo urbano di Paola Moretti). 

La pianta rappresenta la sintesi e la rielaborazione informatica dei risultati delle ricerche, degli studi e delle ricostruzioni raggiunti da parte dei suddetti autori, attraverso un lavoro sistematico protrattosi per quaranta anni sui documenti riguardanti la città e il porto di Civitavecchia. Questi risultati sono stati proposti ai giovani professsionisti selezionati per collaborare con il Comune di Civitavecchia ed hanno fornito il supporto storico-scientifico delle proposte sul tema "Progettare in Comune" (da "Civitavecchia veduta", 1912, p. 5). 

Ripreso sempre da "Civitavecchia veduta", il post su questo sito e il ricordo su SpazioLiberoBlog dedicati ad Arnaldo Massarelli, avevano anche lo scopo di riproporre il problema della conservazione "attiva" degli studi storici. In proposito, ho ricordato più volte e di frequente che il nostro scopo era, principalmente, quello di “scoprire” com’era la Civitavecchia del passato, nei suoi vicoli, nelle sue case, nelle sue modificazioni temporali, in tutti quegli aspetti fisici di cui i secoli, le demolizioni e infine gli sventramenti della guerra e del dopoguerra avevano lasciato poche tracce e di difficile lettura. Poiché di quella che si riteneva esser stata la “città romana” (in realtà, mi ero andato convincendo, mai esistita in quanto tale, se non per una fase di trasformazioni e adattamenti estemporanei) e di quella creata dagli interventi dei pontefici, i “grands travaux” del ’500 e del ’600, avevamo, per l’una, diverse ipotesi e, per l’altra, dati molto dettagliati, restava da indagare e immaginare la città intermedia. 


Avevamo pochi resti e labili indizi per ricostruire la fase tra la “villa imperiale” in trasformazione e il borgo in formazione, a cominciare da quella città di Gregorio Magno che, non a caso, era stata il tema del convegno organizzato insieme a Giovanni Insolera, nel 1989, con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose e sotto l’alto patronato del Vescovo Mons. Girolamo Grillo. Fu proprio in quell’occasione, tuttavia, che tentammo, procedendo cautamente ma con molto entusiasmo, di ricomporre i tasselli per dare forma a quell’insediamento ancora misterioso (cercando, ad esempio di capire, il significato di immagini forse solo simboliche e tuttavia eloquenti, come la «Centũcellis» della Tabula Peutingeriana). 

Tra tesi di laurea, ricerche di studiosi, estratti dalle tante pubblicazioni, le centinaia di vedute e mappe delle incisioni dei secoli scorsi, le mie 100 tavole dell' "Atlante", con le 70 planimetrie della città ed i lavori e l'evoluzione dell'assetto urbano nel corso degli anni dalle origini alla città attuale, oltre agli innumerevoli schizzi e disegni di dettaglio, con la trasposizione per alcune tappe temporali nelle vedute di Arnaldo, pochi centri hanno altrettanta documentazione iconografica sulla loro storia. Il materiale disponibile (e in parte già riprodotto su supporti espositivi) può consentire di allestire più di un punto di richiamo culturale e turistico, pubblicizzato da una delle istallazioni del progetto "La Storia scende in piazza", arricchendo le risorse in materia ed i luoghi di interesse. Se questi non sono vetrine mute e immobili, ma fanno capo ad un Centro studi di alta autorevolezza scientifica in cui siano rappresentati gli enti pubblici di riferimento; che coordina singoli e associazioni che vogliano collaborare; in cui studenti, laureandi o dottorandi possano incanalare le lori ricerche e in cui giovani studiosi, con il doveroso e decoroso sostegno di  borse di studio, approfondiscano ed amplino il campo delle indagini storiche; si avrebbe facilmente, nuovamente, quello che il CDU è stato per tanti anni e quel supporto alla cultura cittadina in campo storico-urbanistico di cui si avverte la mancanza.

Fonte cartine: U.C.I.T., Roma.

arch. Francesco Correnti





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