Sul 1943, anno di bombardamenti su Civitavecchia sono tanti i documenti raccolti, tuttora disponibili, da parte di Aldo Scussel, classe 1915, che in attività ha ricoperto incarichi amministrativi lavorando inoltre come giornalista. Da soldato, è stato decorato con la Croce di guerra al Valor Militare per i servizi effettuati quale vice comandante di Autosezione (apparteneva al 128’ Autogruppo Pesante) in Africa Settentrionale. Dal 1957 è presidente dell’Associazione della stampa civitavecchiese e, dal 1961, presidente della locale Associazione combattenti e reduci. Abita in via XXV Aprile, a Civitavecchia. Ed ecco di seguito la sua testimonianza diretta…
...”Alle 15,15 di quel 14 maggio 1943, giorno e ora del primo bombardamento su Civitavecchia – dice Aldo Scussel – mi trovavo in compagnia della signorina Fornasero, come me impiegata all’ECA (Ente Comunale Assistenza), in un palazzo nei pressi di piazza del Mercato. Ero appena rientrato dall’Africa Settentrionale. Con l’esplosione delle prime bombe, ricordo di aver visto una carrozza senza cocchiere passarci davanti e il cavallo, imbizzarrito, finire entro una latrina. Uscii in gran fretta dal palazzo, portando con me la Fornasero. Di corsa, senza fiato, arrivai su viale Baccelli per sincerarmi delle condizioni di mia moglie, incinta del primogenito Giovanni Battista. Ad incursione conclusa mi recai dal colonnello Barbato che subito mise a disposizione gli autocarri per il trasporto dei cadaveri, molti dei quali carbonizzati, al cimitero. “Cominciammo ad organizzare i soccorsi e al tempo stesso coordinammo le misure per il sostentamento dei piu bisognosi. I silos al porto erano stati centrati dalle bombe e la carne congelata che contenevano fu portata alla cucina del popolo. “Il centro cittadino era devastato e la bella città di Civitavecchia era trasformata in un sinistro cimitero. Una scena drammatica si presentava ai miei occhi: ovunque pianto, dolore e morte. Le navi affondate, le banchine del porto distrutte come pure erano distrutti i vari magazzini, la terrazza Marconi, la Cattedrale di San Francesco con l’annesso Episcopio, orfanotrofio femminile delle Suore del Preziosissimo Sangue, la sede del Credito Italiano, il palazzo Guglielmi, la Cassa di Risparmio, la Banca d’Italia, il teatro Guglielmi ed il cinema Italia. Colpite anche la tipografia Vergati, il convento dei Padri Conventuali, il palazzo Morana, l’Hotel delle Terme e moltissimi altri edifici ancora. Molti uffici comunali vennero trasferiti a Santa Marinella. “Al porto non c’era piu traccia di quel raggruppamento di soldati pronti ad imbarcarsi per la Sardegna. C’era anche qualche addetto alla difesa antiaerea al molo 7 e complementi della Divisione Sassari. I feriti erano sparsi ovunque: ce n’erano all’Hotel delle Terme e molti altri all'albergo Piemonte, situato alle spalle dell’attuale supermercato Standa, dov’era stato allestito un ospedale.
I tedeschi avevano il comando al forte Michelangelo, ma la maggior parte di essi arrivo dopo il bombardamento. La quasi totalità dei 40 mila abitanti fuggi in periferia per sistemarsi, in modo quasi zingaresco, presso i Cappuccini, alla Cisterna, al Campo dell’Oro ed ancora al Casaletto Rosso, al Bottino o al Marangone. I sardi rimasti bloccati in città dopo il 14 maggio si recarono invece presso il casale dell’Argento, alle Terme di Traiano, e si muovevano solo per rubare vacche e pecore. Le campagne, le città e i paesi circostanti si riempirono dei nostri sfollati. Io rimasi a Civitavecchia e venni assunto dal Comune come impiegato straordinario. “La sorveglianza tedesca era allertata in quei giorni e ricordo che con il mio intervento salvai dalla fucilazione sei civitavecchiesi sorpresi a rubare viveri. Mio cognato, Gaetano Di Mario, nato in America, fu catturato perché scambiato per una spia dai tedeschi: per liberarlo ci vollero dieci quintali di farina presi presso il mulino di Pietro Sacconi”. Aldo Scussel conserva memorie e documenti dell’epoca. Tra i suoi fogli gelosamente custoditi, ci sono le nomine ricevute alla G.I.L. di Civitavecchia, datate rispettivamente marzo 1940 e gennaio 1943, a Sotto capo manipolo, addetto all’inquadramento della Gioventù Italiana del Littorio e successivamente a Capo manipolo. Scussel racconta inoltre che nel ’43, subito dopo il primo bombardamento, fu il capitano Rando, dei bersaglieri, a prendere il comando del Comune, sebbene gli ordini fossero di recarsi alla casa del Fascio. Il podestà era Ernesto Del Greco . Scussel, che dal 1936 era anche segretario per le opere di assistenza (Opere pie), afferma di essere stato l’ultimo presidente dell’Opera Balilla, con nomina ricevuta dal Commissario straordinario del Comitato provinciale dell’Urbe, Nino Ventra. Nel suo cassetto dei ricordi c’è anche in evidenza un riconoscimento di meriti datato 8 giugno 1944 firmato da esponenti politici di allora. Ma con i documenti sono anche pagine di appunti, di ricordi, che Scussel ha annotato anno dopo anno. Ecco di seguito alcune sue pagine sul bombardamento.
“Nel primo pomeriggio del 14 maggio 1943, per sette interminabili minuti – -Scussel non ricorda che l’incursione sia durata quindici o venti minuti- la nostra città fu sottoposta ad un feroce bombardamento aereo che ridusse il porto ed il centro ad un tragico scenario. Il Vescovo, Monsignor Luigi Drago, bergamasco, condiscepolo del futuro Papa Giovanni XXIII, usci tra le rovine a benedire i morti e i feriti, mentre suor Bianca Onorato, nostra concittàdina, dopo aver posto in salvo le sorelle e le orfane alla periferia della città si mise a disposizione per i soccorsi. “Ma la testimonianza piu significativa dello spirito pastorale di Monsignor Drago e suor Bianca doveva rivelarsi in un albergo trasformato in ospedale, dove fra centinaia di moribondi era stato trasportato anche un ufficiale superiore della Scuola Centrale di Cavalleria, orribilmente mutilato ed in pericolo di vita: questi, anticlericale di antica foggia, aveva disposto che nessun prete doveva accostarsi al suo capezzale in caso di morte. Monsignor Drago e suor Bianca vollero ugualmente recarsi dallo sventurato ricevendo energiche ripulse. Alla fine, pero, l’anima del morente si apri alla grazia e volle vicino a sé i due ostinati religiosi e non dando chiari segni di sincera conversione, implorando il perdono… “Il pomeriggio del 15 maggio 1943 il Re d’Italia e la Regina Elena vennero a Civitavecchia e furono accompagnati dalle poche autorità locali e dal sotto- scritto sulla terrazza Marconi, ove poterono prendere visione del disastro provocato nel porto dal bombardamento. Il Re era impietrito dal dolore, mentre la Regina Elena piangeva in silenzio. “Il 18 maggio 1943 il federale di Roma, Pescosolido, guidava una colonna di autocarri carichi di viveri fra la popolazione disastrata di Civitavecchia. I viveri furono presi in consegna dal segretario dell’ECA e depositati presso la Casa del Balilla, attuale sede comunale. Nei giorni seguenti furono distribuiti ai senza tetto e agli indigenti.”
da: “Obiettivo Civitavecchia 1943 -1993″ edizioni c.d.u. Comune di Civitavecchia
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