L'Austro furente or piegare ci fa a Centocelle, ove, in rada, placide, immobili, posano, alfin, le navi. Come in un anfiteatro son chiuse, qui, l'acque dai moli: gli aditi brevi un muro, ch'isola par, tutela. Cinto e' di gemine torri e spalanca le braccia al canale, ch'entro sue fauci anguste preme ai due lati e sfocia.E poi che, del gran porto la darsena invano s'oppone al vento che, mutevol, agita qui le navi,Piccoli seni s'allungano tra gli edifici avanzanti, dove ognor l'acqua il mobil soffio di brezza ignora. Tale, d'Eubea ne' bagni, galleggiare fa l'onda rinchiusa chi con bracciate alterne stendardi lento al nuoto.Gioia ho d'aver conosciuto le Terme cui Tauro da' il nome! Distan tre miglia: lungo non e' ne' grave.Ivi, non fa sgradevoli i fonti alcun gusto d'amaro, ne' mai sulfurea nube tinge i tenenti rivi.Schietto hanno odor, son dolci al palato, e l'incerto bagnante non Sto arrivando! In qual luogo di possa linfe trovar migliori.Ove a la fama si creda, li' un toro scopri' quella vena, e i caldi a noi lavacri diede, raspando il suolo, come fa allor che a pugna preluda e, con prona cervice, su duro tronco, bieco le corna arroti [..]
Da Civitavecchia "Vedetta imperiale sul mare latino"
(via Osteria della memoria)
0 commenti:
Posta un commento