La conferenza inizia con la descrizione dei rinvenimenti tombali etruschi risalenti al VIII secolo a.C e ritrovati in occasione dei lavori per la ferrovia. Risalenti al medesimo periodo, in zona Piazza Vittorio Emanuele, invece, sono stati rinvenuti oggetti in ceramica di uso comune il che fa pensare che il luogo fosse già una zona di frequentazione da parte degli etruschi diversamente dall’attuale tracciato ferroviario che fungeva da zona sepolcrale.
In periodo romano, con la fondazione di Centumcellae, la città vide Via Aurelia passarle a nord, in particolare per l’attuale Parco dei Martiri delle Foibe, via Apollodoro e ponte del diavolo (Quest’ultimo, senza alcuna certezza storica, si specula sia stato distrutto dai tedeschi. La cosa non ci sorprende più di tanto considerando che c’è chi ancora attribuisce i bombardamenti, che hanno raso al suolo la città, proprio ai tedeschi). Grazie ai reperti rinvenuti, consistente in capitelli e teste marmoree, ci raccontano i relatori, si pensa che l’antico foro romano di Centumcellae fosse ubicato in corrispondenza dell’attuale Piazza Leandra. Rimaniamo sorpresi sapendo che il foro sorge solitamente all’incontro tra il cardo e il decumano, che nel caso di Centumcellae corrispondono rispettivamente più o meno all’attuale Corso Marconi e Corso Cencelle. Nessun riferimento, invece, per quanto riguarda l’anfiteatro, immancabile in ogni città romana e che di recente è stato riportato alla luce persino a Castrum Novum. Stranamente a Civitavecchia sono in pochissimi che si pongono la domanda di dove fosse collocata tale infrastruttura.
Vengono descritte, quindi, le prime zone sepolcrali cristiane, che sono state rinvenuti presso la chiesa di San Giovanni in piazza Saffi, ma anche in via Apollodoro e in zona La polveriera. Le indagini archeologiche hanno rilevato che le ville ricche di età romana vennero riutilizzate come chiesette per la sepoltura dei martiri. Nel VI secolo d. C, a dimostrazione delle invasioni barbariche, venne rinvenuta una lapide pagana. Nel VIII – X secolo d. C si registra apparentemente un vuoto di reperti mentre nel IX secolo la città venne evacuata a causa delle incursioni saracene con gli abitanti rifugiatesi sulle colline della Farnesiana dove sarebbe sorta Cencelle, l’unica città costruita dal potere temporale del Papa. In questo arco di tempo, tuttavia, la città vecchia, Civitavecchia per l’appunto, continuò ad essere salvaguardata dallo Stato Pontificio ai fini dell’utilizzo del porto.
Con il ritorno della popolazione, vennero erette nel 1500 le mura di Sangallo periodo in cui per la loro costruzione furono impiegati materiali provenienti dalle antiche abitazioni romane, con corrispondente perdita in termini di eredità archeologiche rinvenuteci.
In età bassa medievale la zona dell’antica via Aurelia si trovava completamente abbandonata e paludata nonché soggetta alla presenza dei briganti. Il ponte del diavolo prenderà il nome proprio in quel periodo ad indicare che la zona non era una molto percorribile. Nel 1600 viene finalmente riutilizzata Via Aurelia come una delle principali strade d’Italia. Successivamente, nel centro urbano, venne distrutta una delle porte d’ingresso alla città, Porta Nuova, sull’attuale Corso Cencelle, per far spazio alla costruzione di abitazioni e al teatro.
L’incontro, sulla topografica di Civitavecchia nel periodo pre-medievale, medievale e rinascimentale, è stato uno ricco di spunti che richiedeva da parte del pubblico conoscenze storiche del territorio altrimenti non sempre facilmente seguibile. La conferenza, parte di una rassegna denominata #igiovedìdellarcheologia, già alla III edizione, ha rappresentato decisamente un appuntamento importante di divulgazione culturale nonché un'occasione per coltivare la memoria storica della città, motivo per cui avremmo voluto vedere più giovani.
Infine, pur essendo stato menzionato da parte degli organizzatori l’immane danno causato dai bombardamenti anglo-americani, a nostro avviso tale tema avrebbe meritato un approfondimento.
Finito l’incontro ce ne andiamo soddisfatti avendo speso un pomeriggio all'insegna della conoscenza del proprio territorio e dell’eredità dei nostri antenati, condizione imprescindibile per poter continuare a trasmettere a nostra volta.
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