Ombretta Del Monte - "Santa Fermina e il miracolo a Civitavecchia" acrilico su tela 95x75 - 2019 |
Programma completo dei festeggiamenti in onore di Santa Fermina, santa patrona di Civitavecchia e Amelia nonchè protettrice dei naviganti.
La venerazione della Santa quale protettrice dei Naviganti è parimenti di antica origine popolare e conobbe momenti di riconoscimento formale nella seconda metà del XVII secolo, in particolare nel 1665, allorché il re Carlo II di Spagna emanò l’ordine di salutare Fermina con una salva di artiglieria tutte le volte che un’imbarcazione soggetta al suo dominio incrociava il porto civitavecchiese. Sappiamo pure che gli equipaggi delle galere pontificie stanziate a Civitavecchia, prima di prendere la navigazione rendevano omaggio a Fermina e ancora a lei rivolgevano il ringraziamento quando la flotta rientrava in porto vittoriosa.
Sul finire del XVII secolo il culto dei naviganti era ormai così diffusa da indurre il papa Innocenzo XII, il 20 maggio 1696, nel corso di una cerimonia da lui stesso presieduta nella basilica di S. Maria in Via Lata a Roma, a proclamare Santa Fermina patrona dell’Esercito. All’epoca, infatti, i soldati addetti alle attività militari sopra le navi erano considerati “naviganti”, in quanto figure professionali distinte dai marinai, che svolgevano esclusivamente attività nautiche. Con l’occasione la Sacra Congregazione dei Riti eliminò le incertezze onomastiche riconoscendo ufficialmente il nome di Firmina: scomparve così dall’uso l’appellativo Ferma, ma non la variante Fermina, con la quale ancora oggi i civitavecchiesi rivolgono alla loro Patrona.
L’organizzazione dei festeggiamenti patronali, almeno a partire dal XVII secolo, era demandata ad appositi deputati di nomina municipale, chiamati “Signori di Santa Ferma”, ai quali veniva assegnato, per sostenere le relative spese, l’introito di una gabella comunale. La carica era obbligatoria, ma chi voleva poteva rifiutare pagando una multa di 50 scudi; non ottemperando neanche all’adempimento della sanzione pecuniaria si diventava ineleggibile a qualsiasi altro ufficio pubblico. In caso di assenza dei “Signori di Santa Ferma”, circostanza che si verificò ad esempio nel 1652, la festa veniva organizzata direttamente dall’amministrazione comunale a cura degli “Offitiali pro tempore”, cioè dal Visconte (sindaco) e dal Camerlengo (tesoriere della comunità).
Nei primi decenni del XIX secolo, peraltro, la struttura della Chiesa locale di Civitavecchia si rinnovò notevolmente. Nel 1804, infatti, furono istituite tre nuove parrocchie (San Francesco d’Assisi, Santa Barbara e Sant’Antonio abate), che andavano ad affiancare quella di Santa Maria rimasta fino ad allora l’unica della città. Nel 1825 seguì infine lo scorporo della Città dalla diocesi di Viterbo, alla quale era stata unita nel 1192, e la formale Reintegratio vetustissimae sedis episcopalis in civitate Centuncellensis, con unione a quella suburbicaria di Porto e S. Rufina, decretata da Leone XII con la bolla del 12 dicembre di quell’anno. Il 15 maggio 1826, con una seconda bolla, il citato pontefice devolveva al Vescovo di Civitavecchia anche la giurisdizione spirituale sul porto, che fino ad allora era nullius dioeceseos e costituiva da tempi immemorabili una prelatura territoriale soggetta direttamente al Papa.
Cattedrale fu eretta la chiesa di San Francesco, affidata al clero secolare, ma la cura del culto di Santa Fermina fu lasciata ai padri domenicani di Santa Maria in riconoscimento della meritoria opera la loro prestata in onore della Patrona e della dedizione dimostrata nell’assistenza spirituale dei civitavecchiesi.
Fonte: santafermina.it
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