16 marzo 2016

Presenze templari in Civitavecchia

Servizio esclusivo di Sara Fresi 
Articolo pubblicato il 16 Febbraio 2016 su lacivettadicivitavecchia.it

Intervista a Vincenzo Valentini sulla Via Francigena ed i suoi diverticoli

Vicenzo Valentini, classe 1953, nato a Civitavecchia, vive e lavora a Tuscania. Studioso e ricercatore, sin dagli inizi, di Storia antica ed etruscologia, negli anni ha affinato la passione per la storia dell'Ordine dei Cavalieri Templari e del Medioevo. E' socio della Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani (dal 1985) e Segretario Nazionale della medesima (dal 1988). Nel 1992 ha fondato la casa editrice Edizioni Penne & Papiri; nell'anno giubilare del 2000 è nato il periodico quadrimestrale di studi medievali "Cronache Medievali" (edito dalla medesima), ed egli ne è Direttore Responsabile. Inoltre, Socio onorario della "Corporazione Arcieri Storici Medievali" (dal 2005) e Presidente del Centro Studi "L'Unicorno", con sede sempre a Tuscania (dal 2011). Già autore di libri e di numerosi articoli storici-scientifici sull'Ordine dei Cavalieri Templari, ha rilasciato un'intervista alla nostra Redazione, al fine di diffondere oltremodo la conoscenza di detto Ordine sul nostro territorio.

1) Ci sono presenze templari nel territorio di Civitavecchia? Se sì, quali sono? 

Certamente, si tratta di due Chiese: quella di Santa Maria, nel centro abitato, e quella di San Giulio (in epoca successiva conosciuta anche come Sant’Egidio, quando passò ai Cavalieri di Malta), nei pressi delle Terme di Traiano, lungo la strada che conduce ai Monti della Tolfa.

2) Quali documenti attestano la presenza dell'Ordine dei Templari su questo territorio? 

Entrambe le Chiese sopra citate figurano negli atti del processo contro i Templari, tenuto nello Stato Pontificio dall’ottobre 1309 al luglio 1310. Nei documenti è specificato che le medesime appartenevano all’Ordine.

3) Quale funzione ebbe il Porto di Civitavecchia rispetto alla presenza di detto Ordine? 

Non esiste documentazione in merito. Analizzando la presenza templare in altri Porti del Mediterraneo, si può ragionevolmente supporre che i templari utilizzassero quello di Civitavecchia per il trasporto di tutto il materiale necessario (viveri, armi, cavalli, denaro, ognialtro tipo di merce), oltre naturalmente ai Cavalieri, per sostenere la guerra in Terra Santa e nella Penisola iberica. In genere la rete capillare delle proprietà templari convogliava la produzione all’insediamento principale da cui dipendevano; da qui veniva indirizzata ai Porti per il successivo invio nelle zone di combattimento. Il Lazio settentrionale dipendeva dalla Chiesa di Santa Maria in Carbonara di Viterbo e probabilmente Civitavecchia era il suo punto di riferimento per le spedizioni.

4) Quali erano i compiti principali dei Templari (in generale) e, in particolare, di quelli stanziati a Civitavecchia?

Il compito principale dell’Ordine era quello della difesa dei Luoghi Santi e delle strade che vi convergevano. Dal momento che non esiste documentazione a proposito si può supporre che i Templari di Civitavecchia scortassero i pellegrini durante il viaggio in nave (navi spesso di proprietà dell’Ordine stesso) e successivamente lungo il percorso, attraverso i Monti della Tolfa, fino alla Cassia, passando per la Chiesa di San Giulio.

5) Per quale motivo l'Ordine dei Templari gestiva una struttura fuori dal centro abitato (ad oggi
sono visibili i resti del Campanile della Chiesa di S. Giulio)?

La Chiesa di San Giulio si trovava, come già accennato, lungo il diverticolo che univa la Via Francigena/Cassia al Porto di Civitavecchia e funzionava come tappa presso cui i pellegrini potevano rifocillarsi prima di riprendere il viaggio. Inoltre detta Chiesa aveva dei terreni nei dintorni, che venivano lavorati e sfruttati dai servitori dell’Ordine. I documenti del processo suddetto citano, a questo proposito, il nome di Vivolo di Villa Sancti Justini, che svolgeva le mansioni di agricoltore proprio a San Giulio.

6) Nell'area tra Viterbo e Roma ci sono altri edifici e strutture appartenute all'Ordine?

La presenza templare nel nord del Lazio è ben documentata dagli atti del processo, che in parte
si svolse a Roma e Viterbo. Da questi ultimi risultano le seguenti proprietà:
Roma: Santa Maria in Aventino (ora del Priorato)
Viterbo: Santa Maria in Carbonara
Bagnoregio: Santa Maria in Capita
Valentano: Santa Maria del Tempio (rudere)
Montefiascone: San Benedetto di Burleo (scomparsa)
Vetralla: San Biagio (scomparsa)
Tuscania: San Savino (rudere)
Marta: Santa Maria di Castellaraldo (restaurata)
Tarquinia: San Matteo (scomparsa)
Civitavecchia: Santa Maria (scomparsa)
Civitavecchia: San Giulio (ne resta solo il Campanile)
Castel Campanile (Ceri): Chiesa di San Lorenzo (rudere?)


Viene inoltre ipotizzata l’appartenenza all’Ordine del Tempio della Chiesa di Santa Maria a Sutri. Altra presenza documentata è quella di un castellano templare, fra’ Paolo, che ricoprì tale carica per conto del Papa a Cencelle e Montecocozzone, nel 1290; nella Rocca di Vulci e Castel Ghezzo, nel 1293.

7) In che modo fornivano aiuto e sostentamento ai pellegrini diretti nelle tre Peregrinationes
Maiores?

Come già accennato sopra, la missione dell’Ordine del Tempio era quella di difendere i Luoghi Santi e le strade che vi convergevano, oltre naturalmente i pellegrini che le percorrevano. Molti insediamenti templari, per questo motivo, si trovano lungo i tracciati delle Vie di pellegrinaggio (Francigena e Cammino di Santiago principalmente), fornendo scorta armata contro i pericoli del viaggio o luoghi di sosta, dove riposare durante il cammino.

8) Sul nostro territorio vi era l'afflusso di Pellegrini?

Vista la posizione strategica di Civitavecchia, sicuramente i medesimi sono passati per il Porto e per la strada verso i Monti della Tolfa, specialmente nell'anno 1300, in occasione del primo Giubileo. Non abbiamo però notizie più precise al riguardo, perché le fonti documentali disponibili non forniscono ulteriori elementi per fare un quadro esatto della situazione a Civitavecchia e nei dintorni: mancano infatti i nomi di eventuali personaggi, la quantità delle persone in transito, i periodi di passaggio, le direzioni prese (se da Civitavecchia o verso Civitavecchia)

9) Cosa ne pensa del progetto dell'Associazione Culturale "La Civetta di Civitavecchia" di sensibilizzare le Amministrazioni del territorio al fine di inserire quel tracciato, che collega Civitavecchia con Viterbo, un tempo meta di pellegrini e anche mercanti, all'interno del Progetto Europeo delle Vie Francigene?

A premessa della risposta, è nostro piacere informarla che mesi fa intrapresi alcune ricerche riguardo la figura dell'Arcangelo Michele. Successivamente, cercai di approfondire alcuni aspetti relativi all'Assimilazione, anche sotto l'aspetto culturale e sociale, di alcune caratteristiche Micaeliche da parte di popolazioni celtiche e germaniche. Dopo altre ricerche venni a conoscenza che nell'area dei Monti della Tolfa erano presenti toponimi germanici ed anche longobardi ed un sito di Culto Micaelico. Affrontai alcune letture di ricercatori e studiosi della Via Francigena che mettevano in rapporto la Strada, o meglio, i vari collegamenti stradali della Via Francigena, con quei percorsi effettuati dai Longobardi. Solo successivamente sfiorai il discorso dei Templari, in quanto venni a conoscenza del fatto che era un Ordine che, tra le varie funzioni, dava ospitalità ed assistenza ai Pellegrini diretti a Roma, Santiago di Compostela e Gerusalemme. Rispetto a quanto brevemente accennato, come Associazione Culturale abbiamo lanciato (già da alcuni mesi), un appello rivolto prima alla cittadinanza, ma anche appunto alle Amministrazioni per renderle partecipi di questi studi e della possibilità di inserire il tracciato suddetto al già esistente Circuito Europeo delle Vie Francigene. Al plurale (Vie Francigene), in quanto, a seguito di ulteriori ricerche, sono venuta a conoscenza anche del fatto che al suo interno vi sono percorsi, tracciati e strade secondarie di vario tipo (Cammino di Santiago, Strada dell'Angelo o Cammino Micaelico, Via Romea, Francigena del Sud, ecc...). Tutt'ora ci sono Amministrazioni che, forti della presenza dei Longobardi, dei siti micaelici e dei templari sui loro territori, hanno riscoperto i loro tracciati entrando a far parte del suddetto Circuito.

Il discorso è complesso perché non esiste un unico tracciato della Via Francigena, ma numerosi percorsi che si sono affiancati ed intersecati tra loro nel corso dei secoli a causa delle modificate condizioni meteorologiche, politiche, militari. È certo comunque che nel Lazio settentrionale la Via Francigena si sovrappose quasi per intero (tranne piccole varianti) al tracciato dell’antica Via consolare Cassia. Da questa Via (o vie) principale, poi, si snodavano percorsi minori di collegamento (in termine tecnico “diverticoli”), che univano la strada di pellegrinaggio con città importanti, porti marittimi o fluviali, al punto di ottenere una imponente rete viaria ramificata. Civitavecchia non si trovava sul percorso della Via Francigena/Cassia, ma costituiva il punto terminale di uno di questi diverticoli che, partendo da Sutri e passando attraverso i Monti della Tolfa, arrivava in città in prossimità del Porto; da qui i pellegrini provenienti dalla Via Francigena si imbarcavano per Roma e la Terrasanta, oppure sbarcavano per dirigersi appunto verso quella strada. Questo tracciato, che superava il fiume Mignone in località “Passo di Viterbo”, fu percorso da vari inviati papali (tra cui quello dell’Inquisizione di Viterbo contro i Templari), nonché da Papa Innocenzo IV che, nel 1244, per sfuggire dall’Imperatore Federico II, percorse questa strada da Sutri a Civitavecchia per imbarcarsi sulle galee genovesi e raggiungere Genova. Con ogni probabilità, durante il viaggio sostò presso la Chiesa templare di San Giulio. In conclusione, pur non essendoci rapporti diretti fra Civitavecchia e la Francigena, si può ragionevolmente affermare che la città era inserita nella rete viaria secondaria facente capo alla Strada di pellegrinaggio.


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