di Roberta Galletta
La Pastorella di Civitavecchia
affonda la sua origine nell’usanza del XIX secolo di rallegrare l’attesa del Natale con musiche suonate per le strade diffusa in tutta Italia e soprattutto nel Lazio.
Questa antica tradizione vanta due testimoni d’eccezione, due artisti che hanno avuto stretti rapporti proprio con Civitavecchia: lo scrittore francese Stendhal, console a Civitavecchia tra il 1831 e il 1842 ed il poeta dialettale romano Giuseppe Gioacchino Belli, vissuto dal 1800 al 1802 in una casa civitavecchiese nella Quarta Strada, l’attuale via Pietro Manzi in tenera età.
Il primo racconta nelle sue “Passeggiate Romane” dei pifferai che arrivavano a Roma dagli Abruzzi per cantare per i devoti della Madonna per raccogliere offerte, mentre il secondo narra in due poesie in particolare, “Li venticinque novembre” e “La novena de Natale” della presenza a Roma dei “piferari” che, arrivati dall’Abruzzo e dalla Ciociaria a Roma il giorno di Santa Caterina, il 25 novembre, si esibivano con un cantante, un suonatore di piffero e uno di zampogna.
A Civitavecchia questi personaggi arrivavano proprio dall’Abruzzo e dalla Ciociaria e giravano in città suonando davanti alle tante edicole dedicate alla Madonna all’interno del perimetro del centro storico della città. Quando alla fine del XIX secolo la presenza degli zampognari e pifferai iniziò a venire meno, molti civitavecchiesi decisero di colmare questo vuoto per non spezzare una tradizione radicata ormai da molti anni.
Fu così che le prime Pastorelle civitavecchiesi nacquero, mantenendo la tradizione di cantare e suonare musiche natalizie con pifferi, chitarre, triangoli e cembali. In seguito, nonostante l’offesa che i bombardamenti provocarono a Civitavecchia, con il rientro dallo sfollamento dopo le distruzioni del 1943-44, fu proprio attraverso il forte legame con questa tradizione che tra le macerie di quella Civitavecchia spettrale, soprattutto in quella Civitavecchia, grazie ad un gruppo di civitavecchiesi, tra cui Mario Bartolozzi, Luigi e Cencio Bonamano, Mario Passavanti, Memmo Urbani, Angelo Fazio, Giulio Cesare Gasparini e i giovanissimi Massimo Borghetti, Gaetano Cesaretti e Massimo De Paolis nacque nel 1946 “La Tradizionale”, la prima Pastorella della ricostruzione, che riuscì a riportare in vita l’antica e amata tradizione.
Fu così che con questo atto d’amore numerosi civitavecchiesi poterono sentirsi di nuovo comunità, che riannodava negli anni duri e difficili del dopoguerra i fili del suo legame con la città e le sue tradizioni che neanche la violenza delle distruzioni belliche era riuscita a tagliare.
Oggi, a distanza di oltre un secolo, la tradizione continua con tanti gruppi che si ritrovano tutti insieme la sera del 23 dicembre davanti alla chiesa Cattedrale per suonare e cantare, come gli antichi zampognari e pifferai, accompagnati da flauti, chitarre, pifferi, triangoli e cembali per le vie della città fino all’alba, rinnovando con amore e devozione una delle tradizioni più care ai civitavecchiesi