La nuova statua del bacio ci rappresenta nella memoria e nell'identità

Il posizionamento della statua “Il bacio della memoria di un porto” restituisce finalmente alla città un po’ di bellezza, di bontà e di giustizia

Incontro con il Sindaco per intitolare una piazza alle vittime dei bombardamenti

Il Comitato 14 Maggio ha avanzato una richiesta scritta di intitolare il piazzale compreso tra via Mazzini e Via Gorizia alle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani

Anniversario della nascita dell'Optimus Princeps, il fondatore di Civitavecchia

Ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano)

Recensione della nostra visita presso la Macchina del Tempo Civitavecchia

E’ una calda sera di agosto quella che ci vede, insieme ad alcuni simpatizzanti, in visita presso la Macchina del Tempo, progetto inedito a cura di Roberta Galletta, divulgatrice storica

14 maggio, Anniversario dei bombardamenti anglo-americani su Civitavecchia

Il Comitato ha deposto un omaggio floreale presso il Monumento alle Vittime civili dei Bombardamenti, partecipando alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali per ricordare quanti hanno perso la vita durante la 1° incursione aerea alleata.

24 settembre 2021

2-3 Ottobre 2021 | Festival di Cultura Giapponese

 



Festival della Cultura Giapponese, a cura dell'Associazione Amici di Ishinomaki, si svolgerà il 2-3 ottobre 2021 presso la Cittadella della Musica, a Civitavecchia. 

Tutti gli eventi si svolgeranno presso la Cittadella della Musica è sarà imperativo essere muniti di greenpass e mascherina.

Gli stand allestiti nel giardino della Cittadella sono ad ingresso libero e gratuito.

L'inglresso alle mostre presso il foyer della Cittadella sono ad ingresso gratuito salvo essere muniti di mascherina e greenpass.

E' necessaria la prenotazione per gli eventi gratuiti, oltre a mascherina e greenpass.


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23 settembre 2021

25 settembre, Cittadella della Musica | Dante – il poeta che vide gli occhi di Dio


La Cittadella della Musica riapre i battenti con “Dante – il poeta che vide gli occhi di Dio” di Mario Camilletti. Sabato sera, a partire dalle 18, presso la sala Morricone si terrà lo spettacolo ideato da Camilletti per celebrare il grande poeta a 700 anni dalla sua morte. «Abbiamo – ha detto Camilletti – ricordare gli ultimi 20 anni della sua vita collegando musiche, suonate dal vivo, associabili a Dante come ad esempio Mozart o Bach, grazie al commento musicale di Sonia Turchi e Andrea Brunori». 

Camilletti ha voluto ringraziare l’amministrazione comunale e la Fondazione Cariciv per il supporto. Si tratta della prima di una serie di tappe che porteranno lo spettacolo prima a Tarquinia, domenica, e poi fuori dal comprensorio. 

Prenotazione obbligatoria allo 0766679621. Sono 90 in totale i posti messi a disposizione. 

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22 settembre 2021

Equinozio d'Autunno | La morte annuale della natura e il risveglio delle forze interiori


Arriva l’Autunno e la natura si tinge di giallo e di colori scuri. Inizia il periodo della frutta secca e, per molti animali, del letargo. Inizia il periodo della semina in agricoltura, momento in cui ci si chiude in sé stessi per mettere ordine, rettificarsi e potersi preparare ad un nuovo anno e, diciamolo pure, ad una vera e propria rinascita.

Questa morte esteriore, conseguenza dell’accorciamento delle giornate in seguito ad una particolare posizione del Sole rispetto alla Terra, in realtà, è solo apparente.

Il momento dell’Equinozio d’Autunno segna infatti l’inizio ben preciso di un periodo – che culminerà nel Solstizio d’Inverno – in cui l’Uomo che ha una Visione Tradizionale deve provarsi e dedicarsi agli aspetti più interiori della propria persona per affermare e forgiare la volontà di porsi obiettivi e perseguirli attraverso un lavoro specifico su se stesso.

Ciò significa combattere ed estirpare quei draghi che rendono la propria vita oziosa e borghese (egoismo, attaccamento alle proprie abitudini, ira, superbia,…) intensificando tutte quelle attività che spingono al raccoglimento ed all’analisi dei propri lati oscuri.

azionetradizionale.com

(www.centrostudilaruna.it). La morte annuale della natura e il risveglio delle forze interiori di volontà si bilanciano nell’Equinozio d’Autunno. Esso segna un’inversione di polarità nella manifestazione delle forze divine, che nei mesi precedenti si erano espresse principalmente nelle forme della natura, nella luce trionfante del giorno e che ora incominciano a pervadere la libera volontà dell’uomo. Quando la luce del mondo declina, l’uomo inizia a percepire sé stesso come portatore di una luce invisibile, non soggetta a tramonto. In tal senso il “dramma spirituale” dell’equinozio ricapitola e sintetizza la vicenda della storia sulla Terra: fine dell’età dell’oro, oscuramento del divino nella natura, sorgere dell’autocoscienza, senso individuale di solitudine cosmica e di responsabilità.

Quel sentimento di malinconia, suggerito dalle foglie che ingialliscono e cadono, deve essere energicamente bandito. La nostalgia del passato, il lamento “tradizionalista” non si addicono all’uomo nobile (all’arya”): egli sa che nel cosmo ciò che declina e muore è bilanciato secondo giustizia da ciò che sorge e si afferma. Nell’equinozio di autunno si celebra l’affermazione della volontà, la capacità “faustiana” di porsi obiettivi e di perseguirli.

L’elemento alchemico dell’autunno è il Ferro: al ferro materiale che ha forgiato la nostra civiltà tecno-industriale deve corrispondere il ferro spirituale della volontà, concretamente – e razionalmente – esercitata.

Gli Dei benedicono l’azione concreta, la volontà che si afferma in progetti ben definiti o che si volge alla formazione di sé (alla Bildung).

In autunno, gli spiriti di natura fanno ritorno alla Terra. Riaspirati alle radici del terreno si sottopongono alle forze della gravità. La festa d’estate svanisce, ma nell’animo dell’uomo libero non vi è spazio per la malinconia.

Quando la natura si spegne bisogna volgersi alla coscienza di sé. La festa dell’equinozio che apre l’autunno è la festa dell’autocoscienza forte e libera, è la festa dell’iniziativa piena di energia, della liberazione da ogni timore e da ogni condizionamento dell’animo. Quando la natura esteriore si spegne e la vegetazione appassisce, cresce in compenso tutto ciò che si lega all’iniziativa interiore. Forze di volontà si liberano, l’Anima del Mondo esorta l’individuo a diventare più coraggioso.

Nel giorno dell’equinozio si celebra la festa del forte volere. Al culmine dell’estate erano divenuti visibili i grandi stormi meteoritici che contengono il ferro cosmico. Quel ferro piovuto dal cielo in direzione della terra contiene l’arma degli Dei contro il drago-Ahrimane che vuole rubare agli uomini la luce animica, avvincendoli tra le sue spire. Allora il sangue umano si pervade di ferro: milioni di sfavillanti meteore turbinano nel sangue donando all’organismo l’energia per combattere ogni paura, ogni terrore, ogni forma degradante di odio. Come il volto dell’uomo quando corre diventa rosso vermiglio, così il corpo sottile dell’uomo irradiato di ferro cosmico comincia a emanare energia.

Nelle antiche mitologie ricorrono figure di divinità solari, giovani divinità dorate che abbattono un drago o un serpente che sale dalle viscere della terra. Quando le giornate di autunno si rabbuiano e si rinfrescano, quando cadono le foglie e le prime piogge, evoca nella fantasia queste figure divine mentre abbattono il drago: esse sono il simbolo della autocoscienza vittoriosa, che si sveglia dal sonno dell’estate, pronta a realizzare con decisione i propri obiettivi.

Si immagini il drago, il cui corpo è formato dalle correnti sulfuree che salgono dalla terra accaldata d’estate: queste correnti gialle e azzurrognole formano le squame, le placche, le spire del drago. Ma ecco sul drago librarsi il dio dal volto di sole: egli brandisce la spada, in una atmosfera satura di saettanti stormi meteoritici. In virtù della luce dorata irradiante dal cuore del dio le meteoriti si fondono in una spada di ferro, che penetra nel corpo dell’antico serpente e lo distrugge. Alimenta con l’immaginazione la corrente che scorre dalla testa verso l’organismo, verso il basso: come uno stormo di meteoriti dal cielo stellato piove sulla terra, così una cascata di energia si riversa dal capo al cuore e seguendo le vie del sangue giunge agli organi e agli arti. Ovviamente all’immaginazione deve accompagnarsi l’azione: se qualcosa è in disordine deve essere ordinato, se qualcosa era stato lasciato in sospeso ora deve essere portato a termine, se qualche timore irretisce il nostro animo bisogna mettersi alla prova e con accortezza superare il timore, se ancora qualche fede, qualche credenza domina l’anima è tempo di dissolverla con la forza della razionalità, se qualche malumore aveva offuscato il rapporto con una persona è tempo di chiarire le cose con cordialità e amore. Così, agendo con energia, si onora lo Spirito dell’Autunno, tanto simile all’Arcangelo Solare venerato dagli antichi Persiani.

Tutta la nostra civiltà è costruita col ferro. Da quando i nostri antenati irruppero da Nord sui loro carri di battaglia brandendo asce di ferro, la nostra civiltà ha trasformato il volto della terra battendo il ferro, forgiando l’acciaio. Si pensi agli aerei che sfrecciano in cielo, ai ponti sospesi tra le sponde, alle strade ferrate, alle grandi navi. Grazie all’elemento del ferro si afferma il dominio della tecnica. Ma ciò che sulla terra si manifesta come ferro, nell’interiorità dell’uomo si esprime come volontà. Per questo si dice: “volontà di ferro”.

Nell’aria dell’autunno, quando le piogge spazzano via la sensualità dell’estate, si compie un processo alchemico: Ferro scaccia Zolfo. La corrente di ferro, fredda e metallica, che piove dal cielo smorza la corrente sulfurea che era fuoriuscita dalle viscere della terra nei mesi caldi d’estate. Respirando la fresca aria dell’autunno l’uomo prende parte a questo processo. Bisogna percepire questa corrente alchemica e alimentarla con la volontà. La divinità solare dallo sguardo metallico, col suo gesto indicante accompagna l’uomo nel cambio di stagione.

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18 settembre 2021

Traianus Optimus Princeps | 18 settembre 53 - 2021 | In Memoriam


È difficile trovare negli annali un sovrano nei confronti del quale vi sia un giudizio unanime da parte degli storici, in positivo o in negativo. A tal proposito, decisamente un unicum é il caso di Marco Ulpio Traiano, celebrato nell’antichità come nel Medioevo fino ai nostri giorni come esempio di governante ideale. Egli é ricordato, anzitutto, nelle vesti di condottiero che portò l’Impero romano alla sua massima espansione, sconfiggendo i Parti a Oriente e sottomettendo i Daci oltre il Danubio. In secondo luogo, non mancò di dispensare giustizia con equità e rettitudine e da ultimo, come urbanista, affidò ad Apollodoro di Damasco la costruzione del complesso monumentale del Foro dove oggi si può ammirare la Colonna Traiana.

Regnante dal 98 al 117 d.C., Traiano era stato adottato dal suo predecessore Nerva, asceso al trono nell’anno 96 a seguito della deposizione di Domiziano, terzo ed ultimo esponente della prima dinastia flavia. Nel brevissimo periodo in cui detenne il potere, Nerva stesso regalò ai posteri la riforma più preziosa che ci si potesse attendere e che avrebbe garantito stabilità politica all’Impero per quasi cento anni, così facendo del II secolo il beatissimum saeculum, ovverosia l’epoca più felice che Roma avesse mai conosciuto, con frontiere sicure e pace interna. Alla successione per sangue, rivelatasi nel complesso disastrosa con le dinastie giulio – claudia e flavia, salvo i casi di Vespasiano e Tito, subentrò quella per merito, ragion per cui l’imperatore, quando era ancora in vita, avrebbe dovuto designare il successore tramite adozione e così fece giustappunto Nerva con Traiano il quale, peraltro, fu il primo Cesare ad essere nato non in Italia, ma in una provincia, per la precisione nell’odierna Spagna.

Oggi a Roma, in Via dei Fori Imperiali, é possibile ammirare quattro statue, raffiguranti rispettivamente Giulio Cesare, Augusto, Nerva e Traiano. Il primo, dictator a vita, con le sue conquiste, le sue riforme e persino con la sua morte accelerò la crisi o piuttosto la trasformazione della Repubblica, ormai troppo estesa sul piano territoriale e complessa su quello sociale e politico per essere retta dal solo Senato. Lo stesso appellativo di “Cesare”, trasfuso in “zar”, sarebbe stato adottato da Ivan il Terribile nel XV secolo a seguito della caduta di Costantinopoli, così facendo di Mosca simbolicamente la “terza Roma” ed adottando come vessillo proprio l’aquila bicipite degli imperatori bizantini. Più tardi ancora, nel 1871, unificata la Germania nel II Reich, il medesimo appellativo sarebbe stato utilizzato dall’imperatore tedesco, indicato per l’appunto come “kaiser”.

Quanto ad Augusto, Pater Patriae, orbene questi in quarant’anni di potere incontrastato assicurò la transizione dalla Repubblica all’Impero attraverso il Principato, realizzando altresì la prima vera unità d’Italia e costituendo all’uopo le basi etiche e spirituali della nostra nazione: nelle sue Res Gestae scolpite sono le parole “In mea verba tota Italia sponte sua iuravit”.

Nerva, come rammentato, ebbe l’arduo compito di prendere le redini dello Stato dopo l’infausto regno di Domiziano e nella sua lungimirante riforma sui criteri di successione al soglio imperiale affondano le radici i gloriosi anni di governo di Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio, esponenti della dinastia degli Antonini, traumaticamente interrotta dalla morte di Marco Aurelio stesso cui succedette il figlio Commodo.

Nelle biografie di diversi imperatori romani é possibile trovare esempi di atteggiamenti virtuosi, tanto nel pubblico quanto nel privato. D’altra parte, la peculiarità di Traiano é di aver eccelso in ogni ambito attinto dalla sua azione di governo. Della sua clementia e inclinazione al perdono si ha prova nel Canto X del Purgatorio dove il Sommo Poeta riporta l’aneddoto secondo cui Traiano, in procinto di andare in guerra, decise all’ultimo che non sarebbe partito prima di essersi pronunciato sulle rimostranze di una donna che disperatamente chiedeva giustizia per il figlio ucciso. Riferisce lo storico Cassio Dione che Traiano conducesse “personalmente i processi oggi nel Foro di Augusto, ora nel Portico di Livia, come era chiamato, o talvolta in qualsiasi altro tribunale” (Epitome, libro LXVIII, cap. 10). Sempre in contatto epistolare con Plinio il Giovane, governatore della Bitinia il quale chiedeva quale atteggiamento si dovesse adottare nei confronti dei cristiani, l’imperatore non inasprì le persecuzioni contro di loro e, anzi, raccomandò al suo sottoposto di non punire i seguaci di Cristo sulla base di semplici delazioni, ma solo di prove certe. Ammonito da taluni per via della sua troppa familiarità con il popolo cui era permesso addirittura accedere al palazzo per domandargli udienza, Traiano rispondeva sempre : “Tratto tutti come vorrei che l’imperatore trattasse me, se fossi un privato cittadino”. Sempre nella Divina Commedia, segnatamente nel Canto XX del Paradiso, suscita in Dante forte meraviglia che Traiano sia uno degli spiriti giusti che, nel Cielo di Giove, formano l’occhio della mistica aquila. Quest’ultima, allora, spiega all’Alighieri che, pur essendo stato pagano a differenza di Costantino, Traiano brillò in vita per senso di giustizia e di umanità, ragion per cui Papa Gregorio Magno con le preghiere ne aveva ottenuto la resurrezione per il tempo necessario a battezzarlo, facendolo così ascendere dal limbo al Paradiso. Da ultimo, a Washington, nella sala d’ingresso della Corte Suprema americana, in uno stupendo palazzo a forma di tempio neoclassico, la statua raffigurante la Giustizia ha proprio il volto di Traiano.

Oltre che giusto, fu anche uomo caritatevole, come si evince dalla Institutio Alimentaria, provvedimento da lui adottato nell’anno 103 a sostegno dei bambini più bisognosi che, soprattutto nelle campagne, soffrivano la penuria di cibo, dovuta peraltro anche alle ingenti risorse impiegate dallo Stato per finanziare la campagna quinquennale di conquista della Dacia contro re Decebalo, tra il 101 e il 106 d.C. La sottomissione di questa regione, corrispondente all’odierna Romania, portò il limes nord-orientale ben oltre il Danubio e, benché il dominio effettivo di Roma non sia andato oltre il III secolo, ancora oggi, fra gli stati dell’Europa orientale, la Romania é l’unico ove si parli una lingua neo-latina e nell’inno nazionale, composto nel 1848 durante la Primavera dei popoli, risuonano questi versi : «Ora o mai più mostriamo al mondo che in queste mani scorre un sangue romano e che nei nostri cuori noi conserviamo fieramente un nome che trionfò nelle battaglie, il nome di Traiano!”.

Inoltre, i proventi dei giacimenti d’oro di cui la Dacia era ricca consentirono all’imperatore di commissionare all’architetto Apollodoro di Damasco la costruzione di un Foro che da un lato celebrasse il suo trionfo e, dall’altro, coinvolgesse emotivamente il popolo, facendolo sentire parte anziché mero spettatore di quella grande vittoria. I templi, le biblioteche, i marmi lucenti, la Basilica Ulpia e la colossale statua equestre dell’imperatore posta al centro della piazza sono andati perduti e a testimonianza della grandezza dell’opera rimane solo la Colonna Traiana. Inaugurata nel 113, era dipinta con colori vivaci, la statua di Traiano stesso in bronzo dorato svettava sulla sommità e le sue ceneri erano riposte in un’urna collocata nel basamento della colonna. I colori sono stati cancellati dagli agenti atmosferici e dall’usura del tempo, al posto della statua di Traiano vi é quella di S. Pietro e l’urna con le ceneri dell’imperatore é andata perduta, probabilmente trafugata dai barbari in uno dei saccheggi del V secolo. Ciononostante, restano immutate la bellezza e la magnificenza di questo monumento i cui fregi e bassorilievi, dipanandosi a spirale attorno alla colonna, descrivono come una pellicola le fasi salienti delle due guerre che Traiano dovette combattere per sconfiggere i Daci, un nemico tanto valoroso ed ostinato.

Oltre le opere pubbliche costruite nell’Urbe, tra le quali si annoverano pure le terme e un nuovo acquedotto, l’optimus princeps si premurò di combattere la corruzione a livello amministrativo, ristabilì un rapporto di mutuo rispetto con il Senato affinché i padri coscritti dimenticassero i tempi bui di Domiziano e potenziò il sistema portuale dell’Impero. A tale riguardo, nella città portuale di Ancora può ancora ammirarsi, affacciato sul mare, l’Arco di Trionfo che l’imperatore fece ivi innalzare. A ciò si aggiunge una statua dell’optimus princeps, inaugurata sempre ad Ancona nel 1934 nell’ambito di un’operazione di propaganda del regime fascista e di Mussolini, intenzionato a riesumare i fasti della romanità per incrementare il suo consenso.

Dunque, Traiano fu giudice imparziale, legislatore, costruttore, conquistatore e semplice soldato che guidava i legionari in battaglia, condividendone le difficoltà e le privazioni le quali, a lungo andare, incisero sulla sua salute, portandolo alla morte, forse per emorragia cerebrale, poco più che sessantenne, nell’anno 117, di ritorno dalla sua vittoriosa campagna contro i Parti. Eterni nemici di Roma e poi dell’Impero bizantino, fino alla loro sottomissione da parte degli arabi musulmani nel VII secolo, i Persiani furono letteralmente travolti dalle armate di Traiano il quale strappò loro territori vitali, inglobandoli nelle nuove province di Armenia, Assiria e Mesopotamia, conquistando la capitale Ctesifonte e spingendosi fino al Golfo persico.

Dopo Traiano, solo un altro imperatore avrebbe tentato ad Oriente un’impresa tanto audace, ma con esito negativo: Flavio Claudio Giuliano o, com’è noto più comunemente, Giuliano l’Apostata, i cui sogni di conquista si infransero di fronte alle impenetrabili difese di Ctesifonte. D’altra parte, lo storico tardo-antico Ammiano Marcellino paragona Giuliano a Traiano per la sua preparazione bellica, Voltaire gli attribuisce tutte le qualità che furono proprie di Traiano stesso ed Edward Gibbon nella sua monumentale opera “Declino e caduta dell’Impero romano” cita entrambi gli imperatori come esempio da seguire per la loro oculata amministrazione degli affari di Stato.

In definitiva, Marco Ulpio Traiano si é guadagnato l’eterna gloria che ancora oggi gli é giustamente tributata poiché nel governare incarnò le virtù del vero capo, di questi tempi assai rare: giustizia, capacità di ascolto, lungimiranza, umiltà e coraggio.

Dr. Jacopo Bracciale


Fonte: www.renovatioimperii.org/

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16 settembre 2021

16 settembre 1870, l'ultimo giorno della Civitavecchia pontificia

ll 16 settembre 1870, quattro giorni prima della breccia di Porta Pia, le truppe guidate dal garibaldino Nino Bixio, occuparono Civitavecchia.
Finisce così il lungo periodo della Civitavecchia pontificia, iniziato il 728, dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e, tra controlli da parte dei feudatari romani, saccheggi saraceni e occupazione napoleonica, conclusosi per l'appunto solo nel 1870.

Come parte dello Stato Pontificio, Civitavecchia ha conosciuto la costruzione di grandi opere pubbliche quali, ricordiamolo, il ripristino dell'antico acquedotto di Traiano, lungo 35 km, il tratto di ferrovia Roma - Civitavecchia, le mura di Sangallo, le quattro torri di avvistamento lungo la costa (Chiaruccia, Marangone, Valdaliga e Bertalda), così come anche l'imponente arsenale del Bernini. Quest'ultimo offriva un supporto indispensabile per la flotta pontificia impegnata all'epoca nella lotta contro la pirateria e la politica espansionistica dell'Impero Ottomano. Durante il periodo papale, grazie a Papa Sisto V, venne istituita, inoltre, la flotta pontificia permanente di stanza a Civitavecchia nell'anno 1588, mentre la città fu dotata di acqua dalla sorgente di San Liborio. Sempre durante il periodo pontificio, su iniziativa di papa Giulio II fu avviata la costruzione del Forte Michelangelo, progettato dal Bramante e ai cui lavori ebbe a contribuire anche il grande Michelangelo. Nel XVII secolo, con papa Innocenzo XII, Civitavecchia divenne sede di governatore e capoluogo di provincia.


A testimonianza della considerazione di cui godeva la Civitavecchia pontificia, qui vennero inviati grandi architetti quali Antonio da Sangallo, padre e figlio, Vanvitelli, i già citati Michelangelo e Bramante, Bernini, e molti altri. Di qui passarono consoli quali Stendhal, e ambasciatori quali il samurai Hasekura Tsunenaga, il grande ricevimento di quest'ultimo e le ottime relazioni con lo Stato Pontificio rappresentando la base su cui ancora oggi ogni anno vengono celebrate le relazioni italo-nipponiche a livello locale.


Detto ciò, questo anniversario viene spesso ed erroneamente ricordato come una liberazione da una presupposta ”oscurantista occupazione clericale", rivestendo artificiosamente gli eventi del periodo risorgimentale di un carattere nazionale in maniera tale da occultare la tendenzialità sovvertitrice volta a imporre, per opera di pochi, l'ordine ideologico derivante dalla rivoluzione francese. Con questo non si vuole tuttavia misconoscere gli uomini ai quali, in buona fede e con il loro sacrificio, l'Italia deve la sua unificazione e indipendenza ma attirare l'attenzione verso le idee principali in funzione delle quali fu realizzato tutto ciò e le cui conseguenze degenerative continuano ad acutizzarsi tutt'oggi sotto i nostri occhi.  

Ritornando a Nino Bixio, pur partecipando egli alla Presa di Roma, per prevenire azioni derivanti dal suo dichiarato anticlericalismo, fu incaricato con la sua divisione ad espugnare Civitavecchia che capitolò con pochi scontri, dopo il seguente ultimatum:

« Ho dodicimila uomini di terra, dieci corazzate, cento cannoni sul mare. Per la resa non accordo un minuto di più di ventiquattro ore altrimenti domani mattina si chiederà dove fu Civitavecchia. »
(Nino Bixio, ultimatum alla fortezza di Civitavecchia, 15 settembre 1870)

Nino Bixio, che fu eletto Primo Sorvegliante della Loggia massonica Valle di Potenza di Macerata, fu anche colui che organizzò i "plebisciti" che sancirono l'annessione dell'Italia centro-meridionale al Regno di Sardegna guidato dai Savoia. 
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14 settembre 2021

700 anni dal trapasso di Dante Alighieri | In Memoriam | 14 settembre 1321 - 2021

Oggi cade l’anniversario del trapasso al mondo celeste del Sommo Poeta, Dante Alighieri 14/09/1321 – 14/09/2021


«L’AMOR CHE MOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE»

Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,

dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che ’l mio viso in lei tutto era messo.

Qual è ’l geomètra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond’ elli indige,

tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l’imago al cerchio e come vi s’indova;

ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.

A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ’l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,

l’amor che move il sole e l’altre stelle.

Paradiso XXXIII, vv. 133-145

[Moebius reinterpreta Gustave Doré, Paradiso XXXIII]
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13 settembre 2021

26 - 27 settembre 2021, Terme di Traiano | VIII edizione di Terme in Fiore

 


Terme in Fiore, mostra mercato nazionale d’eccellenza, dedicata al giardinaggio e allo splendido “mondo” del vivaismo, torna con la VIII edizione sabato 25 e domenica 26 settembre 2021 al Parco Archeologico Terme di Traiano. La location, sito archeologico di importanza internazionale è la cornice ideale per ospitare degnamente un evento che celebra lo splendore delle essenze vegetali esposte, alcune delle quali rare e presentate per la prima volta Parteciperanno produttori di piante insolite e rare, produttori artigianali e alimentari di eccellenza selezionati accuratamente tra i migliori del panorama italiano.



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7 settembre 2021

Festa della Madonna delle Grazie


 

Domani, martedì 8 settembre, nella solennità della Natività della Beata Vergine Maria, la diocesi di Civitavecchia-Tarquinia festeggerà la Madonna della Grazie, sua patrona principale. A Civitavecchia verrà festeggiata la Madonna delle Grazie con la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Ruzza in Cattedrale. Al termine è prevista la processione per le vie della città.

La celebrazioni offre l'occasione per portare un omaggio floreale dinnanzi alle edicole votive della città dedicate alla Santa Vergine Maria, come quella dell'archetto in piazza Leandra o nella piazza del ghetto. 

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Santa Severa - Emergenza essiccazione per i pini secolari del Convento della Immacolata


Sono giorni fatidici per la vegetazione del Convento della Immacolata di Santa Severa, da alcuni giorni infatti moltissimi cittadini stanno ravvisando un processo di essiccazione degli arbusti che compongono la pineta del Convento della Immacolata di Santa Severa. 

Attraversando il tratto di via Giunone Lucina, dove incrocia via Borsellino, si può vedere in modo inequivocabile come i pini, a ridosso del muro di cinta, stiano volgendo ad un sospetto color giallo/marrone. Il sospetto è quello che l’attuale gestione del verde, sia funzionale ad una prossima edificazione, mandando in malora tutte le piante esistenti.

Già da maggio, quando il Comitato presentò un esposto alla Procura della Repubblica a tale riguardo, la preoccupazione più grande era proprio per la protezione e la custodia del patrimonio verde di quel terreno.

Nel testo era chiaramente espresso, “CHIEDIAMO IN VIA PRIMARIA E CON LA MASSIMA URGENZA di inviare sul posto personale di competenza per visionare lo stato dei luoghi e verificare:

- Se la crescita degli alberi di alto fusto, alcuni con una chioma molto grande, sono da considerare protetti.

- Se il sottobosco è da considerare ormai una “macchia mediterranea” oppure una foresta nata spontaneamente.

- Se non siano stati arrecati danni o turbamenti sotto il profilo faunistico.”

Oggi, sembra che i sospetti avanzati con quella iniziativa, sembra stiano prendendo corpo e non ci risulta sia stato effettuato alcun intervento. L’esposto tra l’altro fu inviato per conoscenza, anche al Sindaco del Comune di Santa Marinella e alle autorità regionali e nazionali per la salvaguardia dell’ambiente.

È per tali ragioni che il Comitato chiede un sollecito intervento di tutte le autorità interessate alla vicenda, per stabilire con chiarezza ed al più presto, la effettiva situazione che si sta determinando presso il Convento della Immacolata.

Approfittiamo, per segnalare che domenica alle ore 11 presso Via Olimpo, si terrà il consueto incontro del Comitato con i tanti cittadini che hanno a cuore i destini del parco, della chiesa e del convento della Immacolata.


Il Presidente, Daniele Crespi

Il Direttivo del Comitato 


Il Comitato ha anche una pagina facebook, può inoltre essere raggiunto tramite mail all’indirizzo comitatosalvaguardiachiesaconv@gmail.com, oppure al sito internet https://salvaguardiaconventoimmacolata.wordpress.com.

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2021, Giornata della Ricordanza – Settantottesimo anniversario del bombardamento e della strage di civili nella Perla del Tirreno


Oggi ricorre l’anniversario della strage di civili che seguì al bombardamento criminale di Santa Marinella. Le vittime di quel vile atto terroristico furono ben undici e decine e decine furono i feriti.

Nella notte tra il 7 e l’8 settembre del 1943 (con l’Armistizio già firmato) dalle ore 22,00, un attacco aereo della RAF – al ritorno del suo viaggio verso l’alto lazio, per liberarsi dei residui del carico assassino – decise di seminare terrore, morte e dolore nella nostra cittadina.

Il luogo colpito fu quello della ex scuola elementare Pirgus e delle abitazioni intorno ad essa. Tra le undici vittime la moglie del famoso attore romano Riento, una levatrice di Civitavecchia, Enrico Milani (pastore abruzzese) e Stefano Cavolino. In questo momento ci stanno giungendo altre segnalazioni con i nomi mancanti.

A quasi 80 anni da quel tragico evento – senza alcun tipo di necessità di tipo militare, nulla è stato fatto per custodirne la memoria. In tutto questo tempo, non è mai stato dedicato un appuntamento, una ricerca, una lapide o una semplice citazione.

Questa sera alle ore 19,00 – in prossimità della ex Anagrafe comunale sul lungomare Guglielmo Marconi, oltre a dedicare un minuto di silenzio per le vittime, saremo lieti di definire un percorso condiviso, per costituire un Comitato dedicato con coloro che sono interessati.


Il direttivo del Centro Studi Aurhelio


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5 settembre 2021

5 Settembre 1877 – 2021 | Tashunka Witko - Cavallo Pazzo [In Memoriam]


Il messia armato della nazione Lakota, uomo di religione e guerriero invincibile che mise alle corde l’esercito dei terroristi a stelle e strisce.

Onorarne la memoria, è doveroso, per tutti i combattenti del Fronte dello Spirito che non dimenticano l’olocausto e la fierezza del popolo dei pellerossa.

Oggi come ieri, gli stragisti statunitensi per noi occupano la stessa posizione di sempre: quella del nemico. Ogni appartenente alla nazione indiana è un Fratello nella nostra comune storia insanguinata, stesso il nemico, stessa la barricata.

Qui una piccola biografia: www.farwest.it/?p=5856

aurhelio.it


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3 settembre 2021

Anniversario bombardamento e strage di civili a Santa Marinella il 7 settembre 1943. Un tragico evento, caduto nell’oblio della memoria.


Il prossimo 7 Settembre, ricorrerà il 78esimo anniversario del bombardamento su Santa Marinella e della inutile strage di civili che ne derivò, le vittime di quel vile atto terroristico furono  undici.

È sorprendente come, a quasi 80 anni da quel tragico evento, senza alcuna valenza di tipo militare, mai nessuno si sia sentito in dovere di custodirne la memoria. In tutto questo tempo, a quei cittadini che risiedevano nella nostra cittadina, non è mai stato dedicato un appuntamento, una ricerca, una lapide o una semplice considerazione.

Dalle parole trasmesseci da un anziano residente, siamo riusciti ad individuare alcune informazioni cruciali che però nella ricerca documentaria non hanno dato molti frutti, se non uno. Abbiamo cercato, attraverso gli archivi relativi ai bombardamenti in Italia, su alcune pubblicazioni dedicate alla storia di Santa Marinella, ci siamo rivolti anche ad alcuni che - coltivando interessi in ambito storico - avrebbero potuto aiutarci, ed invece il nulla. Ci è sembrato tutto molto strano fino a quando siamo riusciti a trovare solo due informazioni. La prima, quella di un bombardamento effettuato dagli Alleati il 18/1/44 che oltre a Santa Marinella (senza danni degni di nota), vide coinvolti i comuni di Minturno, Pontecorvo, Atina, Pignataro, Interamna, Fontana, Liri, Ceprano, e Avezzano. L’altro, ben più grave, fu quello nella notte tra il 7 e l’8 settembre del 1943 (ancor più grave per il fatto che l’Armistizio era già stato firmato e quindi l’atto fu doppiamente criminale) nel quale, attraverso un articolo pubblicato il 9 settembre dal Corriere della Sera, viene riportata una sommaria ricostruzione del tragico evento. Il trafiletto (che non possiamo riportare per ragioni di stretto copyright della testata) ci racconta di un attacco aereo della RAF che - dopo essersi diretto verso l’alto Lazio, al ritorno per liberarsi dei residui del carico di morte, penso di seminare terrore, morte e dolore nella nostra cittadina.

Una manciata di minuti che sconvolsero gli abitanti, tanto più che le esplosioni durarono per tutta la notte perché, oltre a un missile a “torpedo”, gli altri ordigni erano di uno speciale tipo ad effetto ritardato che esplodevano di ora in ora, provocando ulteriori danni e terrore. Il luogo colpito fu quello della ex scuola elementare Pirgus e delle abitazioni intorno ad essa. Undici le vittime tra cui, evidenziava il quotidiano, la moglie del famoso attore romano Riento e di una levatrice di Civitavecchia, probabilmente sfollata a Santa Marinella a causa dei devastanti bombardamenti che colpivano la città portuale dal Maggio del 1943.

Per tutte queste ragioni, oltre a fare appello a coloro che si occupano della storia cittadina e in particolar modo alla Società Storica di Santa Marinella, riteniamo doveroso dare seguito alla custodia della memoria in tutte le modalità possibili. Facciamo appello ai cittadini, agli studenti, alla biblioteca civica ed ovviamente agli amministratori ed in particolare modo all’Assessore alla pubblica istruzione affinché si avvii un virtuoso processo di ricerca, confronto e costruzione di un luogo della memoria per queste vittime innocenti.

In più, visto l’approssimarsi della data dell’anniversario, approfittiamo fin da ora per dare appuntamento a tutti coloro che sono interessati a questa vicenda. Martedì 7 settembre, alle ore 19,00 in prossimità della ex Anagrafe comunale sul lungomare Guglielmo Marconi, oltre a dedicare un momento per le vittime, saremo lieti di definire un percorso condiviso per costituire un Comitato dedicato, con tutti gli interessati.


Il direttivo del Centro Studi Aurhelio

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2 settembre 2021

Civitavecchia nelle tavole di Arnaldo Massarelli

<<Volevo raffigurare l’evoluzione di Civitavecchia sotto il profilo abitativo, topografico ed artistico. Le ricerche effettuate si vanno a collocare in più fasi; dal 1495 al 1850. Per quanto riguarda le procedure di realizzazione, non ho fatto ricorso a sistemi informatici. Ho trascorso molto tempo presso Biblioteche ed Archivi, tra cui quello di Stato e Vaticano. Nelle Stampe sono presenti visioni prospettiche e panoramiche della città. Si tratta di sei vedute, con una serie di ricostruzioni in scala degli edifici e dell’ambiente circostante. In passato ero disegnatore e progettista, quindi, dopo il pensionamento, ho avuto maggior tempo per dedicarmi a questi studi (circa 30 anni). [..] potete vedere delle tavole datate 1495, 1650, 1660, 1715, 1760, 1795 e 1850; disegni che rappresentano l’Arsenale del Bernini, il Ghetto, la Fortezza Giulia, la rappresentazione del 1° Ambasciatore Giapponese sbarcato a Civitavecchia e diretto dal Papa, le Tradizioni con Lotta Saracena, Giostra Saracina e Processione del Cristo Risorto, le Mura Medievali, la Rocca (un tempo sede del Comune fino all’avvento del fascismo) e le varie entrate, tra cui Porta Corneto, Porta Campanella, Fuori le Mura ed il Campo Santo>> Dott. Arnaldo Massarelli, 

Fonte: "Le "vedute" di Arnaldo Massarelli, Sara Fresi


Porta Romana Nuova (attuale Varco Fortezza)

Piazza d'Armi

Calata Principe Tommaso - Porta Livorno - Fontana di Vanvitelli

Borgo di Sant'Antonio (attuale piazza Antonio Fratti / Ghetto)



Fontana e lavatoio pubblico al ghetto (attuale piazza A. Fratti)

Fontana dei Leoni posizionata in piazza d'Armi (attualmente i due leoni sono collocati all'ingresso della sede Comunale)

Civitavecchia nel 1760


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